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Il Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni inquinanti truccate negli Stati Uniti, costringe il gruppo tedesco a un maxi indennizzo. La rinascita passa anche attraverso 30 nuovi modelli a batteria.
Un risarcimento simile non si era mai visto. Volkswagen metterà mano a 15 miliardi di dollari (13,6 miliardi di euro) per risolvere la disputa sullo scandalo delle emissioni – il cosiddetto Dieselgate – dopo l’ammissione d’aver falsificato i risultati dei test antinquinamento negli Stati Uniti. Il gruppo tedesco destinerà inoltre 2,7 miliardi di dollari in favore di un fondo gestito dall’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (Environmental protection agency, Epa), a titolo compensativo dell’impatto ambientale legato alle auto “truccate”.
Il vento è cambiato. O, quantomeno, Volkswagen tenta con tutte le proprie forze di riportare la nave sulla giusta rotta. Dopo aver incrinato la propria immagine e aver subito un durissimo contraccolpo in borsa a causa della vicenda delle auto turbodiesel dotate di un software irregolare, in grado di alterare i risultati dei test sulle emissioni, il gigante tedesco prova a scrollarsi di dosso l’immagine d’orco delle favole, da un lato investendo come non mai in modelli “puliti” – s’impegna oltretutto a spendere due miliardi di dollari in dieci anni per nuovi progetti legati alle energie alternative – dall’altro stringendo un accordo con il governo federale americano e i legali che rappresentano i proprietari di circa 475mila veicoli per un risarcimento senza precedenti.
Il primo tassello della rinascita Volkswagen si chiama “Strategy 2025” e consiste nel piano d’azione volto a delineare la futura identità produttiva del gruppo tedesco. Al centro della programmazione per i prossimi dieci anni vi sono l’auto elettrica, entro il 2025 sono attesi trenta nuovi modelli a batteria, e innovativi servizi di trasporto. Nel dettaglio, VW inizierà a gestire in proprio le celle al litio e non più tardi del 2021 lancerà la prima piattaforma a guida autonoma. Tutto questo mentre il bilancio 2015 ha dovuto registrare una perdita di 1,4 miliardi di euro – erano 23 anni che la Volkswagen non accusava un “rosso” di bilancio – e all’orizzonte, come anticipato dal New York Times, vi sono esborsi ciclopici per porre la parola fine allo scandalo emissioni.
Il gruppo di Wolfsburg proporrà ai proprietari delle auto coinvolte nel Dieselgate negli Stati Uniti il riacquisto della vettura (buy back) oppure un indennizzo compreso tra 5.100 e 10mila dollari, stabilito sulla base del valore della vettura prima dello scorso settembre, vale a dire quando la casa tedesca ammise che i veicoli erano stati progettati così da eludere i test sulle emissioni, oltre a effettuare un richiamo per portare a norma le auto. Finora gli esemplari richiamati sono 8,5 milioni, di cui 3,7 milioni in Europa, anche se per il Vecchio Continente, al momento, non si conoscono i termini di un eventuale accordo. Questo silenzio, sommato alla notizia del probabile accordo americano, ha innescato dure prese di posizione sulla vicenda.
Il commissario europeo all’Industria, Elzbieta Bienkowska, ha affermato che “la Volkswagen dovrebbe pagare volontariamente ai clienti europei l’equivalente di quanto riconosciuto a quelli americani”. “Trattare gli europei diversamente dagli americani – ha rincarato la politica polacca – soltanto per una diversa situazione normativa, non è il modo migliore per riconquistare la fiducia dei consumatori”. Ad oggi, la Volkswagen non ha accennato a possibili indennizzi in Europa, bensì solamente ai richiami per la sistemazione delle vetture grazie a degli aggiornamenti tecnici. La partita è ancora aperta.
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