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C’è tempo fino al 26 febbraio per visitare Dinosauri Giganti dall’Argentina, una mostra unica nel suo genere. Dai più noti fino a uno dei più grandi mai esistiti, l’Argentinosaurus huinculensis. Lunghezza 38 metri.
L’Argentina è una delle terre che più ci ha regalato reperti e fossili degli antichi abitanti della Terra, i dinosauri. E oggi, fino al 26 febbraio, a Padova presso l’auditorium del Centro culturale Altinate San Gaetano, sono in mostra molti di questi reperti, perfettamente ricostruiti, in alcuni casi in tutta la loro interezza.
La mostra “Dinosauri. Giganti dall’Argentina”, organizzata dal Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche del Comune di Padova, da 24 Ore Cultura e Contemporanea Progetti e Cubo, società autrici anche del progetto espositivo, è realizzata in collaborazione con il sistema dei musei pubblici di paleontologia argentini ed il Conicet (Cnr Argentino), con la supervisione di Edgardo J. Romero, del Museo Argentino de Ciencias Naturales Bernardino Rivadavia, mentre si avvale per l’Italia della voce di Guido Barbujani, professore di genetica all’Università degli Studi di Ferrara.
Non si tratta di un percorso museale, ma di una mostra in chiave moderna, in alcuni tratti interattiva. Reperti originali sono accostati a modelli in scala e a ricostruzioni, in quello che si trasforma in un percorso evolutivo, dalle origini fino all’estinzione dei grandi rettili: 150 milioni di anni in poche stanze ma capaci di racchiudere i tre periodi dell’Era Mesozoica.
Si parte dal Triassico, periodo al quale risalgono le rocce del parco naturale di Ischigualasto, da dove
provengono i cinque dinosauri più antichi noti finora, tra cui l’Eoraptor lunensis e l’Herrerasaurus ischigualastensis, esposti in mostra. Si passa poi al Giurassico, era che nell’immaginario collettivo significa Tyrannosaurus rex. Ma questo è stato anche un periodo in cui si svilupparono le prime piume. Fino al Cretaceo, quando si ebbe la maggiore espansione e diversità nei dinosauri, fino alla loro tragica scomparsa. Ma a stupire sono i due modelli a grandezza naturale, impossibile da vedere in altri musei: c’è l’erbivoro più grande del mondo, l’Argentinosaurus huinculensis, che poteva raggiungere i 38 metri di lunghezza, e il più grande carnivoro terrestre finora conosciuto, il Giganotosaurus carolinii, 13 metri di lunghezza per 10 tonnellate, che superava in dimensioni il più famoso Tyrannosaurus rex. Presente inoltre il primo embrione di dinosauro erbivoro gigante, proveniente dal sito di Auca Mahuevo provincia di Neuquén in Patagonia.
Esemplari simili li si possono visionare solo nei grandi musei naturalistici sparsi nel mondo, ma difficilmente in una collezione così eleborata e completa, in grado di trattare un’intera era geologica. Lungi dall’essere il Jurassic Park italiano o dal mostrare movimenti, suoni o effetti televisivi comunque finti, “Dinosauri. Giganti dell’Argentina”, porta invece il visitatore a fare una riflessione e ad avvicinarsi, magari per la prima volta, alla zampa di uno dei più grandi erbivori mai vissuti sul pianeta, quel collo lungo a cui forse anche Spielberg si è ispirato.
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