Black lives matter

Il discorso integrale della figlia di Martin Luther King sul razzismo

“Non c’è pace senza giustizia”. Le parole di Bernice King, figlia di Martin Luther King, al funerale di Rayshard Brooks, afroamericano ucciso dalla polizia.

Stati Uniti. Proprio nel giorno in cui il Parlamento della Georgia ha approvato l’istituzione del crimine d’odio, che comporterà pene più severe per chiunque danneggerà un individuo sulla base della razza, del genere o dell’orientamento sessuale, Bernice Albertine King, figlia minore dello storico leader del movimento per i diritti civili Martin Luther King Jr., ha pronunciato un toccante discorso al funerale di Rayshard Brooks, un afroamericano ucciso da un poliziotto ad Atlanta. La cerimonia si è tenuta il 23 giugno presso la chiesa battista Ebenezer, dove lo stesso King aveva predicato più volte prima di essere assassinato il 4 aprile 1968 a causa della sua lotta per l’integrazione delle persone di colore nella società statunitense.

Il discorso sul razzismo di Bernice King

"Non fermatevi finché le vite dei neri non conteranno in ogni stato, in ogni città, in ogni villaggio. La morte di Rayshard Brooks non sarà avvenuta invano. La giustizia scorrerà come acqua e la rettitudine come un fiume in piena": il potente discorso della figlia di Martin Luther King al funerale di Brooks, afroamericano ucciso da un poliziotto ad Atlanta. bit.ly/bernice-king

Pubblicato da LifeGate su Venerdì 26 giugno 2020

La traduzione integrale del discorso di Bernice King

Al reverendo Raphael Warnock, ai membri del clero, alla famiglia di Rayshard Brooks, in particolare la moglie Tomika Miller, le loro tre figlie e il loro bambino. A tutti voi, fratelli e sorelle.

Non dovremmo proprio essere qui. Questo non sarebbe dovuto succedere a Rayshard. Ci sono tanti modi in cui venerdì 12 giugno si sarebbe potuto concludere, e l’omicidio da parte di un poliziotto non dovrebbe essere fra questi. Eppure, eccoci di nuovo qui. Ironicamente, il 12 giugno (del 1963) è lo stesso giorno in cui Medgar Evers, segretario per il Mississippi dell’Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, è stato assassinato sul vialetto di casa. Il 12 giugno (del 1964) è anche lo stesso giorno in cui Nelson Mandela è stato condannato all’ergastolo per aver cospirato contro il governo del Sudafrica, paese del quale sarebbe poi diventato presidente. E così, per i neri di tutto il mondo il 12 giugno è diventato un promemoria costante della loro lotta per la giustizia.

Tragicamente, siamo di nuovo qui. La Bibbia ci insegna, in tempi come questi, a piangere con coloro che piangono. Per questo io, insieme a questa nazione, mi unisco al lamento della famiglia Brooks, che oggi è anche la nostra famiglia. E dico “famiglia” perché mio padre tanto spesso ha ripetuto che siamo legati da un filo indistruttibile che c’impone l’aiuto reciproco, e da un unico destino: quello che colpisce uno di noi direttamente, colpisce tutti noi indirettamente.

Questi tragici momenti ci ricordano che siamo una cosa sola, perché hanno un impatto su tutti noi e toccano le corde del nostro cuore. Anche se non ho avuto l’opportunità di conoscere Rayshard, sono qui per condividere con voi questo momento che mi sembra fin troppo familiare. Dato che ho perso mio padre quando avevo cinque anni, il mio cuore scoppia di dolore per Dream, Memory, Blessing and Mekai [i figli di Brooks, ndr]. So quanto sia doloroso crescere senza un padre, e quanto sia difficile gestire tutta l’attenzione scaturita dalla sua tragica perdita. Sto pregando, e continuerò a pregare, per ognuno di voi. La vita di Rayshard Brooks era importante, avrebbe dovuto continuare a vivere per amare la sua famiglia e vedere i suoi figli diventare adulti.

Gli ufficiali sarebbero dovuti andare a casa, quella notte, senza sangue sulle loro mani. Questa è la grande tragedia del nostro paese, che deve finire. Perché ci siamo trovati di nuovo in questa situazione? Per molti aspetti la nostra umanità e la nostra democrazia sono sotto processo perché la giustizia e l’equità continuano ad eludere un’intera razza di persone. Sempre più persone hanno smesso di provare empatia e compassione nei confronti dei neri. Al contrario, ci sono individui motivati dal potere, dalla paura, dall’odio, dall’egoismo, dall’avidità e dall’arroganza, dal razzismo, dal pregiudizio e dall’orgoglio. Sfortunatamente, questi sentimenti portano le persone a prendere decisioni che sono incriminanti, dannose e distruttive per le vite degli altri esseri umani. Siamo qui perché ci sono individui che continuano a nascondersi dietro badge, corsi d’addestramento e norme piuttosto che tenere in considerazione l’umanità degli altri in generale e dei neri nello specifico.

Quello che più mi disturba riguardo a quest’omicidio di un uomo disarmato è che è avvenuto nella nostra casa, Atlanta, la città che si suppone sia troppo impegnata per odiare [too busy to hate, espressione divenuta molto famosa in riferimento ad Atlanta, ndr], la città natale dei leader del movimento per i diritti civili, anche conosciuta come “la mecca nera”. La città nota per i suoi guerrieri della pace, che hanno ispirato tutta l’America e tutto il mondo, come mio padre, Martin Luther King Jr., che ci ha insegnato che la vera pace non è soltanto l’assenza di tensioni, ma la presenza di giustizia. Pertanto, non conosceremo la pace ad Atlanta, né altrove nel mondo, finché non ci sarà giustizia. Senza giustizia, non c’è la pace. Troppo spesso la giustizia è negata persino ad Atlanta, perché neppure Atlanta è immune al problema del razzismo strutturale e sistemico. Atlanta è chiamata al dovere adesso. Deve rispondere all’antico virus del razzismo chiamato Covid-1619 [nel 1619 una nave da guerra olandese portò a Jamestown, nella Virginia, i primi venti schiavi neri, ndr]. E la risposta questa volta non è maggiore diversità o inclusione: è tempo che le vite dei neri contino [black lives matter, ndr].

Quindi, come ci muoviamo ora? In qualità di città, nazione, dell’intero Pianeta? Ci troviamo di fronte a questa domanda: “Ci sarà più caos, o unione?”. Se vogliamo intraprendere la strada verso la costruzione dell’amata comunità di cui tanto mio padre parlava, siamo arrivati ad un punto in cui dobbiamo necessariamente svoltare, che richiede la rivoluzione dei nostri valori. Questa rivoluzione impone il passaggio da una società incentrata sulle cose ad una incentrata sulle persone, dove il ruolo delle persone di colore sia riconosciuto. Questa rivoluzione richiede che finalmente accettiamo il documento fondante della nostra nazione [la Costituzione degli Stati Uniti d’America, ndr], secondo cui tutti gli uomini e tutte le donne sono creati con gli stessi diritti, e quindi anche le vite delle persone di colore contano. Rivoluzionare i valori significa investire nell’equità razziale per assicurare l’uguaglianza fra bianchi e neri. La non violenza dev’essere più che una tattica, ma uno stile di vita per ognuno di noi. Se non coglieremo quest’occasione, continueremo a ritrovarci sulla strada del caos e dell’autodistruzione.

Pertanto, parlo a tutti gli attivisti, a tutti gli organizzatori, a tutte le persone di buona volontà: non possiamo interrompere la nostra disperata corsa per la giustizia e la nostra lotta per la libertà. Non potremo cessare le nostre proteste finché le nostre voci non avranno ascolto, così come le nostre richieste di riforma della polizia. Non potremo fermarci finché le politiche e le pratiche suprematiste bianche non smetteranno di essere la quotidianità. Non ci fermeremo finché la soppressione degli elettori non sarà solamente un lontano ricordo. Non ci fermeremo finché non saremo liberi, una volta per tutte. Non ci placheremo finché i nostri leader non smetteranno di essere polarizzati fra repubblicani e democratici, ma si uniranno per attuare politiche giuste ed eque, che cancellino le disuguaglianze razziali.

Non fermatevi finché le vite dei neri non conteranno in ogni stato, in ogni città, in ogni borgo, in ogni villaggio, in ogni settore della società americana e, sostanzialmente, in tutto il mondo. Concludo il mio discorso in onore di Ahmaud Arbery, Breonna Taylor, George Floyd, Rayshard Brooks e innumerevoli altri. Non fermiamoci finché la dignità, la giustizia e l’equità non saranno assicurate a tutte le persone di colore. La morte di Rayshard Brooks non sarà avvenuta invano. La giustizia scorrerà come acqua e la rettitudine come un fiume in piena.

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