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La biografia dell’uomo che ha sconfitto l’apartheid e le cui gesta sono state raccontate in così tanti film e altrettante canzoni: Nelson Mandela.
Nelson Mandela è stato il più importante leader sudafricano, nonché presidente dal 1994 al 1999 e tra i più grandi statisti al mondo. Nel 1993 ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per essere riuscito a porre fine in modo pacifico alla segregazione razziale (apartheid) dei neri in Sudafrica attuata per circa mezzo secolo dall’etnia bianca al potere e per aver posto le basi della democrazia nel paese.
Mandela, il cui nome completo è Nelson Rolihlahla (“attaccabrighe” in lingua xhosa) Mandela, nasce cento anni fa, il 18 luglio 1918 a Mvezi, un piccolo villaggio della regione del Transkei, nel sudest del Sudafrica. Suo padre era Hendry Mphakanyiswa della tribù Tembu, dove si parla il dialetto xhosa, un ceppo delle lingue bantu. Mandela studia legge presso l’università di Fort Hare, dalla quale viene espulso nel 1940 per aver guidato una manifestazione studentesca, e in quella di Witwatersrand.
Nel 1944 contribuisce alla nascita dell’African national congress (Anc), il più importante partito sudafricano con l’obiettivo di porre fine alle ingiustizie e alle sofferenze dei neri perpetrate dal Partito nazionale, espressione della popolazione bianca: gli afrikaner. Le azioni di resistenza contro l’apartheid cominciano nel 1948 e nel 1952 Mandela viene arrestato per la prima volta. Tra il 1956 e il 1961 Mandela è portato a giudizio per tradimento, accusa da cui viene successivamente assolto.
Il 1960 è l’anno del massacro di Sharpeville (21 marzo, oggi giornata dedicata all’eliminazione della discriminazione razziale) quando 69 persone che stavano manifestando contro la politica segregazionista vengono uccise dalla polizia. A questo episodio tragico fa seguito la decisione del governo di dichiarare l’Anc fuorilegge. Mandela pensa che sia giunto il momento di creare un’ala militare all’interno del partito. Nel giugno 1961 la proposta di considerare anche l’eventualità di organizzare azioni violente viene avanzata durante un congresso dell’Anc che, pur non facendo propria l’iniziativa, stabilisce che coloro che vogliano sostenere le azioni di sabotaggio di Mandela non vengano fermati. Così il 16 dicembre nasce la Umkhonto we sizwe (“Lancia della nazione”, abbreviato Mk).
Nel 1962 Mandela è arrestato per la seconda volta per aver abbandonato il paese senza autorizzazione e per aver organizzato alcune manifestazioni di protesta. La sentenza lo condanna a cinque anni di reclusione e ai lavori forzati. L’anno successivo altri membri della Mk vengono arrestati e processati per alto tradimento. Mandela, coinvolto in questo processo con l’accusa di aver complottato per rovesciare il governo con la forza, viene condannato all’ergastolo il 12 giugno 1964 e rinchiuso nel carcere di massima sicurezza sull’isola di Robben Island, al largo di Città del Capo.
Durante i 27 anni passati in carcere, la fama di Mandela cresce in modo costante. La sua sofferenza silenziosa contribuisce ad aumentare le pressioni sul governo sudafricano e sull’apartheid facendolo diventare un simbolo internazionale di resistenza, un martire della lotta contro il razzismo. Nel 1982 Mandela viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Pollsmoor, nel 1988 viene ricoverato in ospedale per una malattia e al rientro in carcere le sue condizioni di detenzione vengono rese meno dure nonostante si sia sempre rifiutato di scendere a compromessi politici come contropartita per ottenere la libertà. Intanto il Sudafrica viene isolato in quanto stato razzista e Frederik Willem de Klerk, ultimo presidente bianco del paese, cede alle pressioni internazionali volte a concedere la grazia.
L’11 febbraio 1990 Nelson Mandela, quasi 72 anni, torna a essere un uomo libero. Il suo unico scopo è portare a termine il lavoro iniziato quasi quarant’anni prima, dedicandosi corpo e anima all’emancipazione del popolo nero. Dopo aver sospeso la lotta armata, nel 1991 Mandela diventa presidente dell’Anc. A questo punto uno storico incontro con de Klerk porta i due leader a realizzare che solo un compromesso tra bianchi e neri può evitare una guerra civile in Sudafrica. Così, verso la fine del ’91, viene istituita la Convenzione per un Sudafrica democratico (Convention for a democratic South Africa, Codesa) finalizzata a dar vita a un nuovo governo eletto da tutti i cittadini. Gli sforzi di Mandela e de Klerk convincono il comitato per il Nobel norvegese a conferire ai due leader il premio per la Pace nel 1993 “per aver posto le basi per un Sudafrica nuovo e democratico” e come stimolo a proseguire nell’impegno.
Il 27 aprile 1994 si svolgono le prime elezioni democratiche e aperte a tutti i cittadini. L’Anc vince con il 62 per cento dei voti e Mandela diventa presidente. Il Partito di de Klerk, fermo al 20 per cento, viene comunque incluso nel primo governo di unità nazionale. Durante la presidenza, Mandela lavora per la pacificazione e per dare una spinta all’economia. Alla vendetta preferisce il perdono dei nemici politici, ad esempio attraverso l’istituzione nel 1995 della Commissione per la verità e la riconciliazione. Persino coloro che hanno commesso abusi e violenze durante il periodo dell’apartheid vengono assolti.
Nelson Mandela si ritira dalla vita pubblica, e quindi politica, nel 1999 lasciando al suo vice, Thabo Mbeki, il compito di continuare sulla strada tracciata dalla sua presidenza. Mandela muore a Johannesburg il 5 dicembre 2013.
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