Essere Animali

Il nuovo disegno di legge sulla caccia ancora non esiste ma fa già paura

Le bozze del ddl allo studio del governo prefigurano maglie molto più larghe per le attività venatorie: 44 associazioni chiedono spiegazioni ai ministri.

  • A leggere le prime bozze, è in vista una radicale riscrittura della legge sulla protezione della fauna selvatica.
  • La caccia potrebbe passare da attività da regolamentare a “strumento utile alla biodiversità”.
  • Estese le aree di caccia, spiagge comprese, aumento dei richiami vivi, orari notturni: le associazioni lamentano rischi per biodiversità e sicurezza.

Non ha ancora un testo ufficiale, ma le bozze circolano ormai da settimane e tanto è bastato per avere già una petizione per chiederne lo stop: quello del disegno di legge sulla caccia, che amplierebbe di moltissimo le maglie dell’attività venatoria in Italia, già ribattezzato Ammazza Natura da molte associazioni è probabilmente un vero e proprio record. Perché fa così tanta paura? Perché anche solo i dettagli che trapelano sono inquietanti: il disegno di legge voluto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida promette di riscrivere radicalmente la legge 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica e l’attività venatoria, profilandosi come una vera e propria deregulation della caccia.

Cosa prevede il possibile disegno di legge sulla caccia

Alla base del provvedimento, attaccano le associazioni. c’è un pericoloso cambio di paradigma: la caccia non viene più trattata come attività da regolamentare per contenere i danni alla natura, ma addirittura come strumento utile alla biodiversità.  Una narrazione che le principali associazioni ambientaliste e animaliste contestano come scientificamente infondata, se non strumentale: nessuno studio indipendente e riconosciuto supporta l’idea che l’attività venatoria, nelle modalità e proporzioni proposte, possa giovare agli equilibri naturali. Del resto “da tempo le associazioni venatorie provano a rigirare la frittata a loro vantaggio, affermando che la loro attività aiuta l’ambiente, favorisce la tenuta e la pulizia di ambienti come quelli boschivi” spiega Alessandro Fazzi, consulente per i rapporti istituzionali di Humane world for animals Italia: di fatto quella contenuta nel disegno di legge non sarebbe che una trasposizione letterale delle istanze dei cacciatori. 

Scendendo sul pratico, tra le misure considerate più allarmanti figura l’estensione delle aree di caccia, comprese zone finora interdette come parchi regionali e demani pubblici, “e quindi potenzialmente anche le spiagge, che sono appunto demanio pubblico –  attività a volte oggi consentita sui litorali con differenti gradi di distanza dal battente delle onde, a seconda delle Regioni” sottolinea Fazzi, evidenziando una possibilità inquietante. Il disegno di legge poi limiterebbe la percentuale di territorio che può essere considerato “protetto”, in netto contrasto con gli obiettivi europei del Green Deal e della Strategia sulla biodiversità, che fissano al 30 per cento l’estensione minima delle aree tutelate, mentre il disegno di legge prevederebbe tale percentuale come quota massima.

Secondo la proposta, il numero di specie utilizzabili come richiami vivi – animali imprigionati per attirarne altri da uccidere – passerebbe da 7 a 36, almeno secondo quanto risulta a Enpa: con un limite di 10 richiami per cacciatore, si autorizza di fatto la detenzione di 360 individui per singolo soggetto. Piccoli prigionieri, privati della libertà e utilizzati come strumenti di morte. Il disegno di legge sulla caccia inoltre consente di cacciare anche oltre il tramonto e persino di organizzare gare con i cani, con uso di armi, in piena notte e fuori stagione. L’uso delle armi in ore notturne, in assenza di adeguati controlli, contestano le associazioni, rappresenta una minaccia non solo per la fauna, ma anche per la sicurezza pubblica.

E c’è un altro punto che rischia di essere particolarmente pericoloso: il disegno di legge sulla caccia, sottolinea Fazzi, “prevede il riconoscimento della licenza di caccia anche a cittadini stranieri senza alcuna formazione sulle norme italiane, con dei rischi gravissimi: Se sono un cacciatore sloveno o di un altro paese in cui è consentito il prelievo venatorio di orsi, chi mi dirà che in Italia questa caccia è invece severamente vietata? Senza contare il rischio concreto dell’aumento del turismo venatorio per la barbara pratica della caccia al trofeo, con cacciatori che mirano a portarsi a casa i corpi degli animali o parti dei loro corpi come fossero souvenir”. 

Pantofola realizzata con zampa di orso bruno, sequestrata dal National Wildlife Property Repository, US Fish and Wildlife Service, Denver Colorado, USA © Britta Jaschinki

Tra le novità più inquietanti c’è poi la riapertura dell’uccellagione e dei roccoli – pratiche di cattura di uccelli migratori vietate da decenni e sanzionate dall’Unione Europea. Inoltre, si potranno costruire appostamenti fissi di caccia senza più limiti, cementificando territori e habitat naturali. Fino all’apoteosi, la multe per chi difende l’ambiente: chi prova a documentare, denunciare o semplicemente disturbare un cacciatore potrebbe essere multato fino a 900 euro: una norma punitiva che scoraggia il monitoraggio civico e indebolisce ulteriormente la già fragile vigilanza ambientale, resa ancor più inefficace dalla riduzione dei controlli e dall’uso di autocertificazioni.

La lettera di 44 associazioni ai ministri

Contro questa bozza di disegno di legge sulla caccia, come detto, si è già sollevato il mondo animalista e ambientalista, ma anche scientifico ed economico, al punto che ben 44 associazioni (tra cui Humane world for animals Europe, Lav, ma anche per esempio quella dei fotografi naturalisti, la fondazione Cave Canem, i Medici per l’ambiente…)  hanno chiesto ai ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, Gilberto Pichetto Fratin e Francesco Lollobrigida di essere ricevute per essere da loro direttamente informate sulle intenzioni del Governo.

Stanti le attuali indiscrezioni, infatti, le modifiche proposte, spiegano, “andrebbero a ridurre ulteriormente le tutele a favore della fauna selvatica, incrementando il numero di specie cacciabili e autorizzando l’uso massiccio di richiami vivi. Inoltre, legalizzerebbero la caccia in aree demaniali come spiagge e foreste, perfino di notte e durante la stagione riproduttiva, mettendo a rischio le aree protette e le zone fruibili per attività a basso impatto ambientale, come l’ecoturismo e l’agricoltura di qualità, motori importanti di sviluppo sostenibile delle comunità in tutto il Paese. Al contrario, le modifiche proposte faciliterebbero pratiche come il turismo venatorio e la caccia al trofeo”.

Caccia al trofeo, nello specifico che “non solo ostacola gli sforzi di conservazione, ma solleva anche problemi etici e di benessere degli animali, a fronte di minimi o nulli benefici economici per il settore. Sparare agli animali per divertimento, semplicemente per ottenere un trofeo, è inoltre eticamente ingiustificabile, non tiene conto del loro valore intrinseco e li riduce a mere merci. Questo provvedimento, in sostanza, non interviene per mitigare o migliorare questa situazione, ma rischia di essere un ulteriore grave sostegno a questa pratica, anche rispetto alle esportazioni di trofei di animali cacciati nel nostro Paese”.

 

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