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Le elezioni in Olanda incoronano il partito del premier Mark Rutte. Estrema destra seconda. Cresce la sinistra verde. Necessario governo di coalizione.
Aggiornamento ore 7:16 – Con i seggi scrutinati a più del 90 per cento, la vittoria di Mark Rutte assume i contorni dell’ufficialità. Al partito liberale da lui guidato vanno 33 seggi, mentre la destra estrema di Wilders ne conquista 20. La sinistra verde conferma il balzo in avanti, passando da quattro a quattordici.
Crollano letteralmente i socialdemocratici, che passano da 38 scranni a solamente nove.
Le elezioni legislative che si sono tenute nei Paesi Bassi nella giornata di ieri, mercoledì 15 marzo, hanno incoronato il primo ministro uscente Mark Rutte. Secondo le prime proiezioni diffuse dagli organi di stampa internazionali, infatti, il premier è dato largamente in testa, nonostante un’emorragia di voti che potrebbe essere costata al suo partito circa dieci seggi. Rutte dovrebbe poter contare in ogni caso su 31 scranni. Al partito di estrema destra di Geert Wilders ne andranno probabilmente 19, al pari dei cristiano-democratici del Cda e dei democratici del D66. Ottimo il risultato della GroenLinks (sinistra verde): gli ecologisti avrebbero ottenuto infatti 16 parlamentari, ovvero dieci in più rispetto alla tornata precedente. Per i risultati definitivi, in ogni caso, occorrerà aspettare la mattinata di giovedì.
Alle urne i cittadini olandesi (12,9 milioni di elettori) sono stati chiamati a scegliere i loro 150 rappresentanti, su un totale di 1.114 candidati, presentati da 28 partiti. Durante la campagna elettorale i riflettori sono stati puntati soprattutto sulla figura di Wilders, candidato dell’estrema destra che per mesi è stato dato in testa nei sondaggi con il suo Partito per le Libertà (Pvv), salvo poi retrocedere al secondo posto dietro a Rutte, leader del Partito popolare liberale e democratico (centro-destra).
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La più importante crisi migratoria mai registrata in Europea dai tempi della Seconda guerra mondiale ha portato la questione dei profughi (assieme a quella islamica) al centro della campagna elettorale. Wilders si è presentato con un programma radicale, che prevede la chiusura delle moschee, il divieto di vendita del Corano, il blocco degli ingressi per le persone di religione musulmana nel paese (oltre all’uscita dall’euro e dall’Unione europea). “Ciò – ha spiegato – con l’obiettivo di riscoprire i valori olandesi”. Un dibattito sul quale è planata anche l’attualità, con l’aspra polemica che ha visto protagonisti il presidente della Turchia Erdogan e lo stesso Rutte.
Una volta acquisito il risultato della tornata elettorale, sarà il momento delle alleanze: nessun partito, infatti, ha raggiunto la maggioranza assoluta di 76 seggi. Il sistema olandese prevede perciò che, dopo la comunicazione ufficiale al Consiglio elettorale, che sarà effettuata martedì 21 marzo, il parlamento neo-costituito nomini un “formatore” (l’equivalente del presidente del consiglio incaricato in Italia). A lui l’onere di tentare di formare un’alleanza di governo. D’altra parte, come ricordato dalla stessa Camera olandese sul proprio sito internet, “tutti gli esecutivi a partire dalla metà del Novecento sono stati dei governi di coalizione, sostenuti da due o più partiti”.
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