Elezioni a Tuvalu, in gioco la ratifica dell’asilo climatico in Australia

Il parlamento che sarà eletto a Tuvalu dovrà ratificare il trattato col quale l’Australia concederà asilo climatico a chi dovrà fuggire dall’arcipelago.

Le elezioni che si terranno il 26 gennaio, in altre epoche, non sarebbero mai state seguite dai mezzi d’informazione occidentali. Tuvalu è infatti una minuscola monarchia parlamentare, composta da un arcipelago polinesiano situato nel mezzo dell’oceano Pacifico, 700 chilometri a sud dell’atollo di Arorae, il più meridionale della repubblica di Kiribati. Un luogo sconosciuto quasi per tutti. Ma nel quale, stavolta, i cittadini sono chiamati ad eleggere non solo un nuovo presidente, ma anche un parlamento che dovrà ratificare una decisione di portata epocale per i suoi 11mila abitanti. E che è figlia degli impatti dei cambiamenti climatici.

Tuvalu diventerà inabitabile per colpa dei cambiamenti climatici

Facciamo però un passo indietro. Tuvalu fa parte delle nazioni considerate in assoluto più esposte di fronte alle conseguenze del riscaldamento globale. L’aumento della temperatura media sulla superficie delle terre emerse e degli oceani, infatti, causerà una fusione sempre maggiore delle calotte polari e dei ghiacciai alpini. Ciò comporterà un innalzamento del livello dei mari in tutto il mondo. il che, per alcuni atolli polinesiani, potrebbe significare la scomparsa dalle carte geografiche.

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Il primo ministro di Tuvalu Kausea Natano © Hannah McKay – Pool/Getty Images

Di certo, la vita a Tuvalu tra alcuni decenni non sarà più sicura. Gli abitanti saranno perciò costretti a fuggire. È per questa ragione che il governo della nazione insulare ha stretto accordi con l’Australia. Con quest’ultima che, da parte sua, ha offerto asilo climatico agli abitanti dell’arcipelago. In altre parole, gli abitanti del quarto più piccolo stato della Terra potranno rifugiarsi sul territorio australiano “per lavorare, studiare, vivere”.

Come funzionano le istituzioni di Tuvalu

Non esistono precedenti, nella storia. Il trattato precisa che i rifugiati, una volta in Australia, avranno diritto ad accedere al sistema sanitario, a quello educativo, nonché agli aiuti finanziari previsti per cittadini e famiglie. Tuttavia, per evitare una “fuga” in massa repentina, inizialmente saranno accolte solamente 280 persone all’anno. A patto che tutto venga, appunto, ratificato dal nuovo parlamento di Tuvalu.

Benché si tratti infatti di una monarchia (formalmente, il capo di stato è Carlo III d’Inghilterra), l’arcipelago è indipendente dal 1978. Il potere esecutivo è esercitato dal primo ministro e dal suo governo, previa fiducia ottenuta da parte dell’assemblea parlamentare. Quest’ultima presenta la caratteristica, estremamente rara, di essere composto da deputati eletti “senza etichetta”: non esistono infatti partiti politici a Tuvalu.

Dal parlamento dell’arcipelago polinesiano passerà un pezzo di storia

Le elezioni legislative tenute nel settembre del 2019 avevano portato ad un’alternanza al vertice esecutivo della nazione insulare. Il primo ministro Enele Sopoaga, che era in carica dal 2013, aveva perso la maggioranza a vantaggio della avversario Kausea Natano. Proprio quest’ultimo, che spera di conservare il posto, il 10 novembre scorso ha firmato assieme al suo omologo australiano Anthony Albanese il trattato che dispone la migrazione degli abitanti di Tuvalu.

A decidere saranno però i sedici membri del parlamento unicamerale, al quale accedono rappresentanti delle otto circoscrizioni elettorali, che corrispondono agli otto atolli delle isole abitate del paese. Nelle loro mani ci sarà un pezzo di storia: quello che porterà, con ogni probabilità, all’istituzione del primo caso di asilo climatico concesso ad un’intera popolazione.

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