Emanuele Bompan. Le carte geografiche ci aiutano a raccontare il water grabbing e il futuro dell’acqua

Mappe e carte geografiche possono aiutarci a comprendere meglio i problemi legati all’acqua causati dal riscaldamento globale e le loro soluzioni. Parola di Emanuele Bompan, autore dell’Atlante geopolitico dell’Acqua.

L’acqua è il nostro bene più prezioso, il nostro “oro blu”: senza, non c’è vita. Non è quindi così strano che proprio questa risorsa abbia a che fare con temi caldissimi per la nostra società, come per esempio il diritto al cibo o alla salute, i conflitti, il ruolo delle donne. Emanuele Bompan, giornalista ambientale e geografo, ha raccontato tutte queste interconnessioni insieme ad altri tre autori (Mariarosa Iannelli, ricercatrice; Federica Fragapane, info designer; Riccardo Pravettoni, cartografo) nell’Atlante geopolitico dell’Acqua – Water grabbing, diritti, sicurezza alimentare ed energia. Il volume, edito da Hoepli, è da poco disponibile nelle librerie. Ecco cosa ci ha raccontato Emanuele.

Perché realizzare un Atlante sul tema del water grabbing?
L’atlante geografico è un oggetto speciale, perché ha la capacità di riassumere una mole di dati complessi su tanti argomenti differenti e di rappresentarli poi in maniera semplice ed efficace. Ma soprattutto, crea correlazioni tra fenomeni non sempre semplici: quando si parla di acqua, in realtà stiamo parlando anche di alimentazione, energia, diritti.

water grabbing, Emanuele Bompan
Atlante geopolitico dell’acqua © Emanuele Bompan

In quanto tempo avete realizzato l’Atlante?
Il lavoro è durato un anno. Nel team siamo in quattro: io e Mariarosa Iannelli come ricercatori,  Federica Fragapane come info designer, Riccardo Pravettoni in qualità di cartografo. Abbiamo utilizzato molti database Onu, come Aquastat della Fao, ma anche report locali, come quello di Legambiente sull’acqua in bottiglia, articoli scientifici.

Come è strutturato l’atlante?
Il percorso narrativo è molto semplice. All’inizio del volume abbiamo raccontato i fenomeni che stanno cambiando la disponibilità idrica sul pianeta. Si tratta dell’aumento della popolazione e l’aumento di consumi. Sempre più esseri umani consumano sempre più acqua pro capite. Allo stesso tempo, troviamo un pianeta che ha sempre meno acqua a causa dell’inquinamento e ne vede trasformare la geografia a causa del cambiamento climatico. Dopo questa introduzione, abbiamo presentato tutte le tematiche inerenti all’acqua. Abbiamo parlato quindi di acqua e alimentazione, tema importantissimo visto che il 75 per cento dell’acqua che preleviamo è utilizzata per l’agricoltura. Abbiamo affrontato i temi dello spreco, dell’energia, dei conflitti, dei diritti, delle donne. Abbiamo parlato anche dell’acqua in bottiglia, tema forse piccolo, ma di estrema rilevanza soprattutto in Italia: il nostro è il terzo paese al mondo per consumo pro capite, quando invece l’acqua che esce dai nostri rubinetti ha una qualità tra le più alte al mondo. Però c’è mancanza di fiducia: per questo l’atlante racconta anche il ruolo del marketing.

Quali sono i dati che ti hanno colpito di più?
Due dati sono secondo me interessantissimi: uno è il dato globale del cibo che buttiamo. Si tratta del 30 per cento circa del totale, con la conseguente quantità d’acqua. Inoltre mangiamo molto più del necessario: sul pianeta, 2.1 miliardi di persone sono in sovrappeso. E questa è un’impronta idrica che potrebbe essere facilmente ridotta semplicemente modificando la propria dieta, senza neanche diventare vegetariani – cosa comunque molto importante ai fini ambientali.

E il secondo dato?
Il secondo dato che mi ha colpito è il numero sempre più alto di conflitti legati all’acqua. Ci sono delle mappe su contesti specifici territoriali che raccontano il legame tra scarsità idrica e conflitti, un legame che non è immediato, ma che è molto interessante mostrare. Nella mappa che riguarda il lago Chad, ormai desertico, colleghiamo questo fenomeno fisico all’aumento degli attacchi di Boko Haram. Questa unità terroristica di ispirazione islamica, che ha una forte presenza tra Nigeria settentrionale, Chad, Niger e Mali, ha visto le proprie fila allungarsi e rimpolparsi grazie ai contadini locali, soprattutto giovani, che non hanno più possibilità di sfamarsi e di avere una prospettiva di vita. L’accesso all’acqua ha quindi sicuramente un peso fondamentale nei conflitti.

Vi siete occupati tanto anche di diritti…
Sì, un dato che emerge potente è quanti stati non abbiano ancora un vero diritto all’acqua. Sebbene esistano trattati internazionali che trattano del diritto all’acqua, ad oggi questi trattati sono stati poco applicati o poco recepiti dalle costituzioni nazionali. Sull’atlante abbiamo quindi realizzato una mappa che racconta la situazione molto frammentata e molto debole sull’esistenza del diritto all’acqua che insieme a tanti diritti legati all’ambiente non ha un presenza nel corpus giuridico in tanti paesi nel mondo.

A chi consigli l’Atlante?
Il libro è adatto davvero a tutti. Si trova in tutte le librerie e penso sia una perfetta strenna natalizia per ricordare a tutti quanti l’importanza di questi temi.

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