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Pane, rinnovabili e solidarietà. La storia di un’associazione di San Marino a Lusaka
L’associazione di San Marino, Carità senza confini, ha costruito un impianto solare per alimentare un forno con il quale dal 2015 dà cibo ai più poveri di Lusaka, in Zambia.
L’associazione Carità senza confini, che dal 1978 da San Marino si impegna ad aiutare i più poveri del mondo, ha costruito un impianto solare fotovoltaico per alimentare il San Marino bakery, il forno con il quale dal 2015 fornisce cibo ai più poveri di Lusaka, la capitale dello Zambia. La vicepresidente dell’associazione è Loredana Mazza, donna dalla voce dolce, gentile e insieme tenace e determinata. Stesse caratteristiche, si intuisce, di cui si è vestita l’associazione per poter aiutare orfani, detenuti e portatori di handicap. In piena pandemia e dopo anni di crisi economica. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare questa storia di solidarietà intercontinentale, in tempi di pandemia.
Questo è un bel progetto oltre che un bell’esempio. Ci può raccontare com’è nato?
L’idea è nata una decina d’anni fa da un viaggio di alcuni volontari di Carità senza confini in Zambia. Loro hanno scoperto che gli zambiani mangiavano sempre più il pane oltre alla polenta, che è l’alimento base. Abbiamo subito contattato l’arcidiocesi di Lusaka e le autorità locali, incluso l’ambasciatore italiano nella capitale, oltre ai giovani del posto: tutti si sono detti entusiasti del progetto. Abbiamo quindi firmato un memorandum d’intesa con l’arcidiocesi, che ci ha concesso l’uso di cinque acri di terreno.
Qui abbiamo fatto partire un progetto di agricoltura e costruito il forno, dopo lungaggini burocratiche e complessità di una realtà completamente diversa da quella cui siamo abituati. Nel 2015 il San Marino bakery è entrato finalmente in funzione. Abbiamo potuto iniziare a distribuire gratuitamente il pane ai detenuti del carcere di Lusaka, che spesso soffrono la fame, agli orfanotrofi, ai centri che si occupano di aiutare le persone portatrici di handicap. Abbiamo anche una clientela costituita da coloro che possono permettersi di acquistare i nostri prodotti, non solo pane ma anche pizza, muffin, torte e salati. Sono prodotti di alta qualità: abbiamo da subito deciso di usare ingredienti sani e di valore, per distinguerci dagli altri forni, a costo di far aumentare un po’ il prezzo.
Perché avete deciso di costruire un impianto solare fotovoltaico per soddisfare il suo fabbisogno energetico?
Abbiamo avuto grossi problemi per l’inaffidabilità della fornitura di energia elettrica. In alcune giornate i cali di tensione sono durati anche 12 ore. Episodi frequenti che hanno creato forti danni economici alla nostra attività oltre che sprechi, perché se si interrompe la lievitazione del pane bisogna buttarlo. Per sopperire a questa carenza all’inizio abbiamo adottato un generatore a gasolio, soluzione che alla lunga si è rivelata troppo onerosa e inquinante. L’installazione di un impianto solare fotovoltaico ci è sembrata la soluzione più adeguata. Dopo una serie di preventivi, abbiamo scelto l’azienda (olandese) e la taglia (4 megawatt, MW). A quel punto mancavano i finanziamenti…
Come li avete trovati?
Ci siamo rivolti a due realtà di San Marino: la Fondazione Simoncini Galluzzi, con cui abbiamo collaborato più volte in passato, e la ditta in piena espansione Marlù gioielli, delle sorelle Morena, Monica e Marta. Si sono mostrate entusiaste del progetto e hanno donato 34mila euro. È stata una salvezza, l’impianto è entrato in funzione a fine 2019, l’approvvigionamento di energia stava diventando un problema…
Ora il forno è alimentato esclusivamente con energia rinnovabile?
No, purtroppo. I tre forni che ci servono per fare il pane consumano molta energia, sono energivori, e il loro fabbisogno è ancora soddisfatto dal generatore. L’impianto solare fotovoltaico ci garantisce una fornitura più stabile e una produzione efficiente di energia: entra in funzione quando c’è un calo di tensione. Inoltre, garantisce il funzionamento dell’impianto di illuminazione e dei registratori di cassa. Per essere autosufficienti ci sarebbe voluto un impianto più potente e più costoso.
Oltre che di innovazione tecnologica e di economia sostenibile, con il San Marino Bakery avete anche promosso l’occupazione locale e la formazione.
Esatto. Nel forno lavorano 13 zambiani che sono stati formati da fornai volontari. Da un anno, e per un altro anno, una volontaria trasmette loro la propria esperienza in ambito nutrizionale e imprenditoriale. Oltre a questi lavoratori, giovani donne e uomini acquistano il pane al forno e lo rivendono nei compound, le baraccopoli. Gli uomini lo trasportano in bicicletta, le donne com’è consueto sulla testa. Con il margine che riescono a ottenere sfamano le proprie famiglie. Si può dire che siano dei piccoli imprenditori.
Prima mi parlava anche di un progetto legato all’agricoltura…
Sul terreno agricolo concessoci dall’arcidiocesi non abbiamo costruito solo il forno. L’abbiamo diviso in 40 appezzamenti di terra che abbiamo dato in uso, con regolare contratto, ad alcune tra le più povere famiglie di Lusaka, individuate grazie al contributo delle Suore Francescane Missionarie di Assisi, il cui supporto è fondamentale in ogni progetto. Si tratta per lo più di donne, sono loro nella maggior parte dei casi in Africa a sostenere le famiglie. Noi forniamo tutto: terreno, semi, fertilizzanti, utensili e acqua (abbiamo costruito un pozzo per l’irrigazione). A loro chiediamo di darci il 10% del raccolto. Il resto lo usano per sfamare la propria famiglia o per venderlo in un bancone che abbiamo costruito al confine col terreno dopo averlo recintato. Aiutiamo queste persone e diamo loro un’opportunità, ma pensiamo anche che vadano responsabilizzate per quello che ricevono gratuitamente.
Userete tecnologie rinnovabili in altri progetti?
Sì. Stiamo costruendo un ospedale in Congo, in una zona deserta dove non esiste nulla, figuriamoci l’energia. Stiamo installando un impianto solare fotovoltaico per alimentare la sala parto e la sala di chirurgia. Anche qui grazie alle donazioni.
Una curiosità: quanto costa il vostro pane?
È una domanda originale. Quotidianamente usiamo 600 chilogrammi di farina e produciamo 750 buste di panini, 200 teglie di pane locale e 300 pezzi di pane tipo sandwich. Ad esempio, se viene al San Marino bakery può acquistare il pane locale a 18 kwacha o i panini a 12, l’equivalente rispettivamente di 0,70 e 0,46 centesimi di euro. All’ingrosso, chiaramente, costa meno.
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