La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Energie rinnovabili contro fossili. Cosa hanno in comune Reykjavik, Padova e Zurigo
Un nuovo rapporto del Cdp rivela quali sono le città più virtuose nel consumo di energia rinnovabile e nel progressivo abbandono delle fossili. E i risultati non sono scontati.
Il Cdp (Carbon disclosure project) rende noto i risultati del nuovo rapporto Global Cities Report 2015, analisi condotta in collaborazione con Aecom, che valuta come e quanto le città a livello globale stiano abbandonando le fonti fossili a favore delle energie rinnovabili.
Al report hanno partecipato 308 città nel mondo, di cui 162 hanno fornito dettagliatamente le quantità di energia da fonti fossili utilizzate rispetto a quella da fonti pulite, così da suddividerle tra carbone, gas, petrolio, nucleare, biomasse, geotermia, idroelettrico, solare ed eolico.
I risultati sono quantomeno curiosi: sono le città latinoamericane in media a trarre la maggior parte dell’elettricità da fonti rinnovabili (76 per cento), mentre per quanto riguarda le città europee il valore si attesta introno al 59 per cento e quelle asiatiche soltanto al 15 per cento.
Sulle 68 città europee che hanno partecipato, quelle più virtuose risultano essere Reykjavik, Padova e Zurigo, seguite da Funchal, Oslo, Stoccolma e Parigi (tra le capitali europee che preferiscono le energie rinnovabili).
Proprio Stoccolma, insieme a Santa Monica e San Francisco, è una delle città ad aver fissato l’obiettivo di produzione di elettricità da fonti rinnovabili al 100 per cento.
“Abbiamo l’ambizioso obiettivo di diventare indipendenti da fonti combustibili fossili entro il 2040, ha dichairato Karin Wanngård, sindaco di Stoccolma. “Stoccolma è da sempre attenta all’importante tema del clima impegnandosi nella riduzione dei consumi energetici e nella produzione di rifiuti, ma sarà necessario fare ancora di più. L’adozione di strumenti di misurazione va in questa direzione e ci permetterà di accreditarci come capofila”.
Se si tiene in considerazione che globalmente la produzione di energia elettrica incide per 12,6 gigatonnellate di emissioni di CO2 (emissioni equivalenti a quelle prodotte da tutte le auto del mondo in due anni, fonte Cdp), è evidente quanto sia fondamentale l’apporto di ogni singola città nel raggiungere il giusto mix energetico, il più pulito possibile. “Spesso le città devono combattere contro la mancanza di controllo diretto sull’approvvigionamento energetico”, spiega Conor Riffle, del Cdp. “Nonostante questo, possono e devono rivedere il proprio mix energetico, avviando un abbandono graduale dei combustibili fossili”.
Tra le grandi città impegnate su questo fronte il rapporto riporta che “Canberra si è impegnata a garantire che entro il 2020, il 90 per cento della sua elettricità verrà da energie rinnovabili, offrendo una riduzione del 40 per cento delle emissioni di gas a effetto serra. Allo stesso modo, la città di Austin si è impegnata a ricavare il 55 per cento della sua elettricità da fonti rinnovabili entro il 2025”, mentre “Hong Kong ha deciso di utilizzare incentivi finanziari per incoraggiare le società elettriche a investire nelle energie rinnovabili”.
“Attraverso Cdp possiamo osservare come le città si stanno muovendo verso l’utilizzo di energie pulite”, conclude Antha N. Williams, a capo del programma ambientale a Bloomberg Philanthropies. “Sono fiducioso che queste riflessioni siano di ispirazione per i grandi paesi del mondo che si incontreranno a Parigi a fine anno per discutere le sorti del clima mondiale.”
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