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Parlamento e Consiglio raggiungono un accordo sulla gestione dei rifiuti: vietato esportare a paesi non-Ocse. Ma attenzione alla Turchia.
L’Unione europea vieterà le esportazioni di rifiuti di plastica verso i paesi meno ricchi del mondo dal 2026. Lo ha stabilito un accordo tra il Parlamento europeo e i governi degli stati membri, che hanno trovato l’intesa su un testo a cui manca ora solo l’approvazione. L’obiettivo della misura è evitare che i tanti rifiuti che oggi finiscono in paesi per essere riciclati, finiscano dispersi nell’ambiente per la mancanza di strutture e controlli adeguati ai processi di recupero e trasformazione.
L’accordo sul nuovo regolamento è stato raggiunto il 16 novembre tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulle spedizioni di rifiuti e si inserisce tra le azioni del Green Deal europeo, del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, del Piano d’azione per l’inquinamento zero e nella nuova Strategia dell’Ue per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025.
“L’Unione europa si assumerà finalmente la responsabilità dei propri rifiuti plastici vietandone l’esportazione verso i paesi non appartenenti all’Ocse”, ha dichiarato Pernille Weiss, membro danese del Parlamento europeo appartenente al gruppo di centro-destra del Ppe, responsabile della proposta. “Ancora una volta, seguiamo la nostra visione secondo cui i rifiuti sono una risorsa quando sono gestiti correttamente, ma non dovrebbero in nessun caso causare danni all’ambiente o alla salute umana”.
I paesi che vorranno importare questo tipo di rifiuti dovranno rispettare rigorose condizioni ambientali e comunque a partire da 5 anni dopo l’entrata in vigore delle nuove norme. Le regole prevedono che alcune forme di rifiuti non plastici possano essere spedite in paesi non Ocse se soddisfano determinati criteri sociali e ambientali.
L’accordo rappresenta sicuramente un passo avanti nel campo della legislazione sui rifiuti: fino al 2019, la maggior parte dei rifiuti plastici europei veniva esportata in Cina, che poi ha deciso di chiudere le frontiere. Le esportazioni sono continuate verso altri paesi, per esempio in Indonesia, incapaci di accogliere e gestire così tanti rifiuti. Con il risultato, come osservato da diverse associazioni ambientaliste, che questi rifiuti venivano dispersi nell’ambiente. Ora, il fatto che vengano esclusi paesi non Ocse non è garanzia del fatto che tutti i rifiuti verranno trattati a dovere. Infatti, la legge potrebbe portare a un aumento dei rifiuti spediti verso la Turchia, che fa parte dell’Ocse ma che allo stesso tempo non è esente da critiche nella gestione dei rifiuti di plastica.
Nel 2022, l’Unione Europea ha esportato circa 319.000 tonnellate di rifiuti plastici in Turchia, che rappresentano il 29 per cento di tutti i rifiuti esportati dall’Ue, facendo di questo paese la più grande destinazione di rifiuti plastici, secondo un rapporto del servizio turco della Bbc, che cita gli ultimi dati pubblicati da Eurostat. L’aumento delle importazioni di rifiuti plastici da parte della Turchia ha sollevato preoccupazioni in merito agli standard sanitari e ambientali: Human Rights Watch ha riferito, che i lavoratori e i residenti nei pressi degli impianti di riciclaggio della plastica in Turchia stanno affrontando minacce alla loro salute. Le denunce di malattie respiratorie, mal di testa cronici e problemi alla pelle sono prevalenti tra i lavoratori, che spesso non hanno accesso a dispositivi di protezione e servizi sanitari per le malattie professionali.
Per questo, la Commissione europea ha promesso che “monitorerà anche le esportazioni di rifiuti verso i paesi dell’Ocse”, si legge nel suo comunicato stampa, e “interverrà se tali esportazioni creano problemi ambientali nel paese di destinazione”. Inoltre, tutte le aziende degli stati membri che esportano rifiuti al di fuori dell’Unione dovranno garantire che le strutture di destinazione siano sottoposte a un audit indipendente per dimostrare che queste siano in grado di gestire tali rifiuti in modo ecologicamente corretto.
Ora il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno adottare formalmente il regolamento in linea con l’accordo politico raggiunto. Una volta adottato formalmente, il regolamento entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale.
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