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Risorse, Donald Trump, giustizia, spese militari. Il presidente della Bolivia Evo Morales dice la sua su cosa si dovrebbe fare per sconfiggere i cambiamenti climatici.
Delle conseguenze dei cambiamenti climatici si è dibattuto a lungo. Di cosa occorra fare per invertire la rotta e salvare il pianeta, anche di più. Ma di quali siano le reali cause del riscaldamento dell’atmosfera terrestre, si parla troppo poco. Evo Morales, presidente della Bolivia, ha partecipato al One Planet summit organizzato il 12 dicembre a Parigi da Francia, Nazioni Unite e Banca Mondiale. Senza però lesinare critiche profonde a coloro che, ha spiegato, “sono i veri responsabili dello sconvolgimento del clima”.
“Abbiamo l’obbligo di domandarci quali siano le cause del riscaldamento globale. E la risposta è semplice: è il capitalismo che ci ha portati a questo punto. A partire dal saccheggio delle risorse sul quale si basa questo sistema economico”, ha spiegato a LifeGate il leader latinoamericano. Secondo il quale senza una profonda autocritica da parte dei paesi industrializzati, sarà difficile garantire un mondo più equo, solidale e rispettare gli impegni assunti attraverso l’Accordo di Parigi per la salvaguardia del clima.
È per questo che Morales si è presentato nella capitale francese con una serie di proposte concrete. “Occorre – ha spiegato – creare un tribunale vincolante per la giustizia climatica. È un passaggio necessario, perché è ora di cominciare a sanzionare i responsabili dei disastri climatici, che siano nazioni, organizzazioni internazionali o imprese private. E farlo anche in modo retroattivo. Non si tratta di un atteggiamento punitivo, bensì di un’azione per il bene dell’umanità e delle generazioni future. Il mondo deve cominciare a discuterne”.
Bolivia’s president Evo Morales @france24:Trump withdraws from Paris climate deal,from international migration agreements and recognizes Jerusalem as Israel’s capital.This is not logical.So the only conclusion I can draw is that he has “mental problems.”
https://t.co/bZebO9rBYb pic.twitter.com/K3hktiDjrr— Marc Perelman (@mperelman) December 13, 2017
Il presidente della Bolivia ha quindi spiegato che occorre “riconoscere il debito climatico dei paesi industrializzati”. E ancora “affermare che servizi di base come l’erogazione di acqua potabile o di energia non possono essere privatizzati”, perché “come si può immaginare che i privati possano rimediare alle storture del capitalismo?”. Al contrario, si deve puntare alla creazione di “un nuovo ordine economico e finanziario mondiale basato sulla solidarietà e non sul lucro e sull’individualismo”. Ciò comporta, nella visione di Morales, numerosi cambiamenti: “A cominciare dall’utilizzo delle risorse economiche: dobbiamo avere il coraggio di recuperare il denaro che viene utilizzato ogni anno per finanziare guerre e conflitti e consacrarlo alla lotta ai cambiamenti climatici”.
“Negli Stati Uniti – ha aggiunto in proposito il dirigente sudamericano in un’intervista concessa alla televisione France 24 – si stanziano 700 miliardi di dollari all’anno per spese militari. Lo ripeto: 700 miliardi solo negli Stati Uniti! E poi non si trovano i 100 miliardi all’anno promessi da anni per il clima, dei quali finora non è stato messo a disposizione neanche il dieci per cento?”.
Proprio nei confronti dell’attuale amministrazione di Washington, Morales è stato estremamente critico: “Due anni fa ci siamo riuniti qui a Parigi e abbiamo discusso a lungo. Alla fine abbiamo raggiunto l’Accordo che porta il nome della capitale. Ora il presidente Donald Trump dice di volersi ritirare: è qualcosa di inaccettabile e di imperdonabile. Un segno di indifferenza nei confronti del pianeta e della stessa comunità internazionale”.
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Di qui l’attacco durissimo e personale a Trump: “Il governo degli Stati Uniti è il peggior nemico della Terra. Basti pensare alle politiche assunte sulle migrazioni o ai rischi causati per la Palestina riconoscendo Gerusalemme come la capitale d’Israele. Sono errori talmente gravi che viene da chiedersi se Trump non abbia qualche problema mentale”.
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