![Quale futuro per la moda dopo le elezioni europee? Partiamo da un’impronta di 270 chili di CO2 pro capite](https://cdn.lifegate.it/ci0L96y2NsAcq9l63DCW6TMjH54=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/moda-impronta-carbonio.jpg, https://cdn.lifegate.it/_z9fzQYGz80VYA7O-67uDUnHy8s=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/moda-impronta-carbonio.jpg 2x)
Il Parlamento europeo ha aggiornato il report sull’impatto della produzione tessile mentre cresce l’attesa nei confronti delle prossime scelte politiche.
Si è da poco concluso il G7 che, tra i vari accordi internazionali, ha visto nascere anche il Fashion pact. Così le 32 aziende di moda sottoscriventi si impegneranno a ridurre l’impatto del loro comparto.
Non solo difesa dell’Amazzonia, dove innumerevoli incendi stanno suscitando non poche preoccupazioni. Durante lo scorso G7 conclusosi il 26 agosto, il settore tessile e dell’abbigliamento ha svolto un ruolo altrettanto fondamentale all’interno dei dibattiti sul clima affrontati dai rappresentanti politici di Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America.
Grazie all’intesa tra alcune aziende di moda dalla fama internazionale, è stato presentato in occasione della conferenza l’accordo Fashion pact che vedrà riuniti 32 marchi con l’obiettivo di rivedere i processi produttivi e diminuire l’impatto di una delle industrie più inquinanti al mondo.
Il Fashion pact è stato elaborato ai fini di guidare le aziende nella definizione di un piano per la mitigazione dei cambiamenti climatici prendendo spunto dalla Science based target, un’iniziativa promossa da Carbon disclosure project (Cdp), Global compact delle Nazioni Unite, World resources institute (Wri) e Wwf.
I tre obiettivi che caratterizzano l’accordo riguardano il clima, la biodiversità e gli oceani. Nella fattispecie, i marchi che hanno sottoscritto il patto si impegneranno per:
All’interno di questi punti rientrano manovre quali l’approvvigionamento di materie prime sostenibili; l’adozione di energie rinnovabili nei vari processi produttivi e lungo tutta la filiera; l’introduzione di materiali innovativi la cui produzione non comprometta le specie vegetali e animali; la promozione di un modello di consumo più sostenibile e molto altro ancora.
Questo accordo è stato fortemente voluto dal presidente francese Emmanuel Macron che, già ad aprile, aveva affidato al presidente ed amministratore delegato del gruppo Kering, François-Henri Pinault, il compito di riunire i big del tessile e della moda.
Dopo un dialogo che ha portato alla definizione di un piano d’azione per la riduzione dell’impronta del comparto moda, i nomi che hanno accettato di sottoscrivere l’intesa sono stati Adidas, Bestseller, Burberry, Capri holdings, Carrefour, Chanel, Ermenegildo Zegna, Everybody&Everyone, Fashion3, Fung group, Galeries Lafayette, Gap, Giorgio Armani, H&M, Hermes, Inditex, Karl Lagerfeld, Kering, La Redoute, Matchesfashion.com, Moncler, Nike, Nordstrom, Prada, Puma, Pvh, Ralph Lauren, Ruyi, Salvatore Ferragamo, Selfridges, Stella McCartney e Tapestry.
Il Fashion pact equivale ad una grande impresa per un settore caratterizzato da rivalità e desiderio di far emergere ognuno la propria creatività. Ma ci hanno pensato l’emergenza climatica e le condizioni in cui versa il Pianeta a unire i diversi attori della moda per il conseguimento di un obiettivo comune.
Questa collaborazione rappresenta certamente un primo passo avanti che ci auguriamo possa fungere da esempio per tutti coloro che dimostrano di essere ancora fortemente legati ai metodi di lavorazione tradizionali ad alto impatto ambientale.
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