Ora in Italia il femminicidio è un reato autonomo

Grande novità nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Ma salta il voto sul consenso libero, senza il quale è violenza sessuale.

  • Il Parlamento italiano approva la legge che trasforma il femminicidio in un reato autonomo e sarò punito con l’ergastolo.
  • Ma nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, salta (per ora) l’accordo sul concetto di “consenso libero e attuale” senza il quale è violenza sessuale.
  • Nel mondo, nel 2024, è stata uccisa una donna ogni dieci minuti da partner o familiari. E in Italia il 22 per cento delle donne ha subito violenze.

Nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Parlamento italiano si distingue per una buona notizia e per una, invece, piuttosto negativa: da una parte il riconoscimento del femminicidio come reato autonomo, punito con l’ergastolo. Dall’altra il rinvio dell’introduzione in legge del principio di consenso libero e attuale, senza il quale qualsiasi rapporto diventa violenza sessuale, e sul quale pareva esserci un accordo bipartisan tra le forze politiche. Due interventi che simbolicamente erano programmati insieme per oggi, vista la ricorrenza, e che si inseriscono – o si inserirebbero – nel tentativo di affrontare un fenomeno che resta strutturale e culturale, quello appunto della violenza sessuale e del femminicidio: in Italia, secondo l’Istat, oltre il 22 per cento delle donne ha subito violenze fisiche o sessuali nella vita mentre in tutto il mondo, l’Onu ricorda che una donna o una ragazza viene uccisa da partner o familiari ogni 10 minuti.

Il femminicidio diventa reato autonomo

Con la nuova legge approvata in via definitiva alla Camera, il femminicidio da oggi non è più inquadrato come un semplice omicidio aggravato, ma come il delitto di uccidere una donna in quanto donna. Il nuovo articolo del codice penale prevede l’ergastolo per chi uccide per odio, discriminazione, dominio, possesso, controllo o per il rifiuto della donna di iniziare o continuare una relazione.
Il provvedimento rafforza anche il sistema di tutela: aumentano le aggravanti per reati come lesioni, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Cambia anche il reato di maltrattamenti in famiglia, applicabile anche agli ex partner non conviventi ma con figli. Sul piano delle garanzie vengono introdotte tutele estese agli orfani di femminicidio anche nelle coppie non formalizzate, una formazione obbligatoria più forte per chi opera nel sistema giudiziario e sanitario, percorsi agevolati per le ragazze minorenni nei centri antiviolenza e l’accesso garantito al patrocinio gratuito per tutte le vittime.

Consenso libero e attuale: cosa è successo

Al Senato invece doveva arrivare un nuovo concetto chiave: che la violenza sessuale non richiede più solo la prova di violenza, minaccia o abuso d’autorità, ma l’assenza di un consenso libero e attuale. Oggi, infatti, il reato di stupro è legato alla coercizione fisica o psicologica. Ma numerosi studi mostrano che molte vittime non reagiscono proprio per paura di peggiorare la violenza: rimangono bloccate, paralizzate, o incapaci di dire no. Con la nuova norma, frutto di un’intesa politica tra maggioranza e opposizione, ogni rapporto sessuale senza consenso esplicito diventerebbe reato, avvicinando l’Italia alla definizione della Convenzione di Istanbul, che parla chiaramente di “rapporto sessuale senza consenso”. La pena prevista è da due a sei anni di carcere. Peccato che, dopo un accordo trovato la scorsa settimana tra la maggioranza e l’opposizione per far approvare questo cambiamento proprio nella giornata contro la violenza sulle donne, oggi in Senato le carte in tavola siano cambiate all’ultimo secondo, con la richiesta da parte di membri della maggioranza di “ulteriori approfondimenti”, cioè un altro  ciclo di audizioni in Commissione Giustizia.

 

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I dati: dominio, controllo e un fenomeno globale

La cornice in cui oggi succede tutto questo è tracciata dal nuovo rapporto Istat 2025, che mostra come la violenza di genere sia radicata sia dentro che fuori le relazioni affettive. Il controllo è una delle forme più diffuse: riguarda il 22,9 per cento delle giovani tra 16 e 24 anni, e fino al 25 per cento delle donne straniere. Il controllo è anche una delle spie principali: tra chi ha subito violenza sessuale, una su cinque racconta di comportamenti dominanti già presenti.

Il quadro globale conferma l’urgenza. Secondo UN Women e l’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), nel 2024 83mila donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente, 50mila di loro per mano di partner o familiari. Una ogni dieci minuti, l’assurdo timing cui accennavamo all’inizio.- Come ricorda Sarah Hendriks, direttrice della divisione Politiche per le donne delle Nazioni Unite: “I femminicidi non avvengono in modo isolato. Spesso si inseriscono in un continuum di violenza che può iniziare con comportamenti di controllo, minacce e molestie, anche online. Ogni donna e ragazza ha il diritto di essere al sicuro in ogni ambito della sua vita, e questo richiede sistemi che intervengano tempestivamente”. L’Italia muove ora un passo importante, quello sul reato di femminicidio, ma anche un preoccupante stop. Ma i dati dicono chiaramente che servono politiche, cultura, educazione e servizi capaci di intervenire molto prima che una storia di dominio diventi cronaca nera.

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