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La violenza sulle donne è un fenomeno molto diffuso, ovunque. In Italia riguarda quasi un terzo della popolazione femminile, ma le denunce sono troppo poche.
Percosse, spintoni e abusi sessuali, ma anche vessazioni psicologiche, minacce e stalking. Oltre a riempire periodicamente le pagine di cronaca nera, la violenza sulle donne è un fenomeno vasto e dalle sfumature complesse, drammaticamente diffuso ancora a ogni latitudine. Lo dicono i numeri raccolti da diversi organismi nazionali e internazionali, che tracciano una tendenza chiara, in Italia come all’estero.
Secondo l’ultimo rapporto Istat sulla violenza sulle donne (pubblicato nel 2016, con dati aggiornati al 2014), il 31,5 per cento delle italiane di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Stiamo parlando di 6 milioni e 788mila donne, che dichiarano di essere state sottoposte, almeno una volta nella vita, a maltrattamenti fisici o abusi sessuali. Il fenomeno riguarda ogni categoria professionale, ma tra le laureate e le libere professioniste e le dirigenti – probabilmente per una maggiore propensione a dichiarare la violenza subita – i numeri risultano ancora più importanti: rispettivamente il 42,5 per cento e il 40,3 per cento delle intervistate.
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Il 16,1 per cento delle donne italiane, secondo lo stesso rapporto, è stato invece vittima di stalking, nella maggioranza dei casi da parte di un ex partner. Le conseguenze di queste violenze a breve e lungo termine non si limitano alle lesioni patite, ma anche a stati di depressione cronica, dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol e suicidi.
Quanto ai femminicidi, ovvero gli omicidi di donne ammazzate proprio in virtù del loro genere, dal 2006 al 2016 sono stati registrati in Italia 1.740 casi, dei quali il 67,6 per cento ad opera del partner e il 26,5 per mano di un ex compagno. Negli ultimi anni, sempre secondo l’Istat, si è registrato un lieve ma costante calo del fenomeno: nel 2016, in particolare, le vittime di femminicidio sono state 116, contro le 128 dell’anno precedente (meno 3,3 per cento su base annua). Nel corso dei primi mesi del 2017 sono stati registrati 29 casi, anche se resta la difficoltà di catalogare con precisione le vittime rispetto al totale degli omicidi a carico di persone di genere femminile.
Il quadro nazionale relativo alla violenza sulle donne rispecchia abbastanza fedelmente la situazione su scala europea, fotografata da una indagine sulla violenza di genere pubblicata dalla Fra (Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali) nel 2012. Secondo lo studio, infatti, circa il 31 per cento delle cittadine comunitarie con più di 15 anni di età ha subito almeno una volta nella vita atti di violenza fisica: strattoni, schiaffi, tirate di capelli.
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L’11 per cento, invece, dichiara di essere stata sottoposta a una qualche forma di violenza sessuale, mentre quasi una su tre (il 32 per cento) è stata vittima di abusi psicologici da parte del proprio partner, attuale o ex: umiliazioni, minacce di violenza fisica, reclusione forzata, visione coatta di materiale pornografico. Analizzando le cifre nazionali, sembra che siano i paesi del nord Europa (Danimarca, Olanda, Norvegia, Germania) a far registrare i tassi più alti di violenza sulle donne, ma secondo gli estensori del rapporto il dato si spiega più che altro con la maggiore attitudine delle cittadine di questi paesi a prendere coscienza della violenza subita, nonché ammettere espressamente l’accaduto.
Una ulteriore conferma del trend arriva dai dati globali, raccolti dalla Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in collaborazione con la London School of hygiene & tropical medicine e il South african medical research council e pubblicati in un report del 2013 che ha messo insieme i risultati di 141 ricerche diverse effettuate in 41 paesi del mondo. Secondo l’Oms, il 30 per cento delle donne ha vissuto almeno una volta nella vita una violenza di tipo fisico o sessuale. Il 38 per cento degli omicidi a carico di persone di sesso femminile, inoltre, avviene per mano del partner.
Il fenomeno della violenza contro le donne è ancora più diffuso in Africa, nella regione del Mediterraneo orientale e nei paesi del Sudest asiatico, dove il 37 per cento delle donne che ha avuto almeno una relazione sentimentale nel corso della vita dichiara di aver subito da parte del compagno abusi fisici o sessuali in una o più occasioni. Al di là di questa differenza di alcuni punti percentuali, commentano gli autori del rapporto Oms, “la violenza contro le donne non è un problema limitato che si verifica solo in alcune sacche marginali della società, ma piuttosto un’emergenza di salute pubblica globale di proporzioni epidemiche, che richiede un’azione urgente”.
Un fenomeno ubiquitario, dunque, e di proporzioni allarmanti. Che va affrontato, sottolineano gli osservatori internazionali, non solo in chiave giuridica e di pubblica sicurezza, ma prima di tutto su un piano culturale. “Gli abusi fisici e sessuali – sottolinea l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali – sono più diffusi nei paesi in cui le norme culturali tendano a giustificare il ricorso alla forza per affermare l’autorità maschile all’interno della coppia”. In un quadro in cui le donne vittime di violenza sono ancora di frequente oggetto di biasimo e colpevolizzazione, denunciare un abuso subito rimane spesso una prova impossibile da sostenere.
“Solo un terzo delle vittime di violenza commessa dal partner e un quarto delle vittime di violenza da parte di non partner – dichiara l’Oms – ha contattato la polizia o qualche altra organizzazione, come ad esempio le associazioni di assistenza alle vittime”. Secondo la Fra, a rendere così difficile la denuncia e la richiesta di aiuto sono quasi sempre “sentimenti di vergogna e imbarazzo legati alle culture negative di biasimo delle vittime” che tuttora sussistono in molti paesi del mondo e che “devono essere contrastate con vigore”. Oltre alle conseguenze patite dalle vittime, infine, va registrato il condizionamento vissuto dalla popolazione femminile nel suo complesso: in Europa, almeno la metà delle donne evita alcune situazioni o luoghi per paura di essere aggredita fisicamente o sessualmente. Anche in quest’ottica, conclude l’Agenzia Ue, “è necessario rafforzare a livello di Ue e Stati membri un approccio centrato sulle vittime e sui loro diritti”. Senza se e senza ma.
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