Coppie omogenitoriali, al congedo di paternità ha diritto anche la madre intenzionale

Storica sentenza della Corte costituzionale: la mamma non biologica di una coppia di donne ha stessi diritti e responsabilità in ambito lavorativo.

  • È illegittimo escludere la madre intenzionale dal congedo obbligatorio di paternità.
  • Si tratta del secondo riconoscimento in meno due mesi da parte della Consulta per le madri non biologiche nelle coppie di donne.
  • La sentenza rilancia anche la campagna per il referendum su matrimonio egualitario.

È illegittimo escludere la madre intenzionale, cioè la donna che, pur non essendo la madre biologica, ha condiviso il progetto genitoriale con la partner, dal congedo obbligatorio di paternità, previsto per legge. Con una storica sentenza, la Corte costituzionale ha sancito che il diritto, finora riservato solo ai padri biologici, va riconosciuto anche alla seconda madre, se risulta come genitore nei registri dello stato civile. Un grande successo per le coppie omosessuali, il secondo in poche settimane dopo che a fine maggio sempre la Consulta aveva stabilito che d’ora in poi i figli di due donne, nati dalla procreazione medicalmente assistita all’estero, potranno essere riconosciuti da entrambe, ed essere registrati all’anagrafe come figli di entrambe, e in sostanza dunque avere due mamme: quella biologica e la mamma intenzionale.

La sentenza della Corte costituzionale ha giudicato discriminatorio l’articolo contenuto nel decreto legislativo 151/2001, in “materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità” che, prevede 10 giorni retribuiti al 100 per il per il padre alla nascita di un figlio, ma non contempla il caso di due madri, entrambe riconosciute come genitori in Italia.

Per la madre intenzionale stessa responsabilità, stessi diritti

Secondo i giudici costituzionali, è “manifestamente irragionevole” trattare in modo diverso le famiglie con due madri rispetto a quelle con madre e padre, se entrambe le donne hanno assunto un ruolo genitoriale nei confronti del minore, anche attraverso procreazione assistita svolta all’estero in modo legittimo: in questo la nuova sentenza va letta praticamente la naturale conseguenza di quella di fine maggio.

Il principio affermato è chiaro: la genitorialità non dipende dal sesso né dall’orientamento sessuale, ma dall’impegno concreto e condiviso nella cura del bambino. “L’orientamento sessuale – scrive la Corte – non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione della responsabilità genitoriale”. Il congedo obbligatorio ha una funzione precisa: garantire tempo e presenza nella delicata fase della nascita, promuovendo un’equa condivisione dei compiti familiari. Questo vale per tutte le famiglie, sottolinea la Consulta, a prescindere dalla loro composizione. La Corte costituzionale ha richiamato anche il diritto del minore a mantenere un rapporto con entrambi i genitori, come previsto sia dalla legge italiana sia da convenzioni europee e internazionali. In questo senso, la sentenza è un passo avanti nella tutela del bambino, che ha diritto a ricevere cura e affetto da chi si è assunto concretamente la responsabilità di crescerlo, indipendentemente dal genere o dall’orientamento sessuale dei genitori.

Adesso il matrimonio egualitario?

Il successo è grande, anche se nemmeno così tanto secondo Fabrizio Marrazzo, portavoce del Comitato “Sì Matrimonio Egualitario”, che parla di “un piccolo risultato” in un contesto ancora pieno di ostacoli: “La sentenza è importante, ma conferma ciò che denunciamo da tempo: serve una legge chiara, uguale per tutte le famiglie. Finché non ci sarà, continueremo a conquistare diritti uno alla volta, tribunale dopo tribunale”. Le disparità ancora esistenti, anche dopo queste sentenze, sono notevoli: le madri intenzionali non sono ancora riconosciute automaticamente all’anagrafe; al contrario che nelle coppie di donne, I padri nelle coppie di uomini restano invisibili per lo Stato. Insomma, troppe famiglie non rientrano nel modello “tradizionale” e quindi vengono ignorate. Per questo la proposta del Comitato è netta: approvare il matrimonio egualitario tramite referendum. Al momento è già aperta una raccolta firme digitale sul sito del ministero.

 

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