Decreto ong in azione: fermo e multa per la nave Geo Barents di Medici senza frontiere

Fermo amministrativo di 20 giorni e multa da 10mila euro per la Geo Barents, colpita dal decreto ong trasformato in legge: doveva ripartire oggi.

  • Fermo amministrativo di 20 giorni e multa di 10mila per la Geo Barents.
  • La nave di Medici senza frontiere non avrebbe fornito tutte le informazioni sulla missione conclusa il 17 febbraio.
  • Si tratta del primo provvedimento preso dopo l’approvazione del decreto sulle ong.

Le autorità italiane, nella serata di giovedì 23 febbraio, sono salite a bordo della nave Geo Barents, ferma nel porto di Augusta, e hanno notificato al team di bordo il fermo della nave per 20 giorni e l’applicazione di una multa da 10mila euro. “Stiamo valutando le azioni legali da intraprendere per contestare l’accaduto. Non è accettabile essere puniti per aver salvato vite”, fanno sapere da Medici senza Frontiere, la ong proprietaria della nave.

La Capitaneria di Porto di Ancona, contesta alla Geo Barents, alla luce del nuovo decreto, di non aver fornito tutte le informazioni richieste durante l’ultima missione che si è conclusa con lo sbarco ad Ancona di 48 naufraghi, di cui 9 minori. La contestazione non è dunque correlata con la missione che si concluse a La Spezia, ma con l’ultima, terminata con lo sbarco nel porto marchigiano lo scorso 17 febbraio.

Proprio nella stessa giornata, il Senato della Repubblica aveva approvato in via definitiva il cosiddetto decreto ong, che è alla base della contestazione a carico della Geo Barents, con 86 voti a favore e 41 contrari. Tra le limitazioni introdotte al lavoro di ricerca e soccorso in mare da parte delle navi umanitarie, vi sono quelle di chiedere un porto di sbarco immediatamente dopo aver ultimato il primo salvataggio e di recarvisi senza ritardi ed evitando trasbordi su altre imbarcazioni: secondo le ong, un modo per ostacolare o ridurre al minimo le operazioni delle ong nel Mediterraneo centrale. Ma il decreto prevede anche, appunto, sanzioni amministrative per mancate comunicazione di tutte le informazioni tecniche relative a documenti, autorizzazioni e abilitazioni. Complicazioni burocratiche, laddove il trend in tutti gli altri campi è quello della semplificazione.

Niente ripartenza per la Geo Barents

La nave di Medici senza frontiere sarebbe dovuta ripartire proprio questa mattina, ma ovviamente tutte le operazioni sono state bloccate dalla notifica, la prima effettuate dalle autorità portuale dall’entrata in vigore del decreto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (che al di là della conversione definitiva in legge avvenuta solo ieri, era già in vigore dal 31 dicembre in qualità di decreto legge).

Con questo provvedimento, il governo punta a fermare gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, che dall’insediamento di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi sono già stati 40mila, il doppio di quanti arrivati nello stesso periodo dello scorso anno: secondo gli stessi dati del Viminale, però, meno dell’8 per cento dei migranti approdati in Italia è arrivato tramite le navi delle ong, a fronte del 16 per cento dell’anno scorso.

Le testimonianze dalla nave

In occasione dello sbarco del 17 febbraio, Msf aveva pubblicato alcuni racconti della psicologa a bordo della Geo Barents, naturalmente travisando i nomi dei ragazzi a bordo, per testimoniare le condizioni psicofisiche di chi arriva alla fine di un viaggio del genere:

Kofi non c’è proprio. Sua moglie è morta e suo figlio le è scivolato dalle braccia cadendo in mare. Suo fratello si è buttato in acqua poi per salvare il bambino, ma anche lui è stato risucchiato dalle onde. Ora rimane Kofi qui seduto davanti a me che ha vent’anni e in un viaggio ha perso la sua famiglia, tre persone. Rimane Kofi* che si guarda intorno disorientato, lo sguardo completamente perso e triste. Non realizza cosa è successo.

Hamidi ha perso il suo piccolo amico. “Sembrava addormentato. Io gli parlavo e gli chiedevo se stava bene e lui non rispondeva. Prima di addormentarmi mi ha detto che aveva fame e sete. Poi si è spento. L’ho chiamato per giorni. Il primo giorno non mi rispondeva, neanche il secondo giorno rispondeva. Ogni giorno gli chiedevo come stava, gli chiedevo di svegliarsi ma non mi ha mai risposto”.

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