Investimenti sostenibili

La finanza a impatto è competitiva. Parola di chi la vive in prima persona

La finanza a impatto e ciò che può fare per il nostro Pianeta: è il tema dell’evento organizzato da LifeGate a Milano, con Sella Gestioni e GIST Initiatives

Potrà sembrare una novità, forse fin troppo pionieristica. Ma la finanza a impatto – quella che vuole ottenere tanto un ritorno economico quanto un risultato in termini ambientali e sociali – funziona. È vivace, competitiva e di mese in mese cresce in modo tangibile. E questo lo dice chi ci lavora concretamente, da entrambi i lati della barricata: quello degli investitori e quello delle realtà imprenditoriali e del Terzo Settore che vengono finanziate. È questo il messaggio forte che emerge dall’evento “Impact investing, la chiave per un ritorno sociale, ambientale ed economico: le esperienze in Italia e nel mondo”, organizzato il 28 novembre da LifeGate in collaborazione con Sella Gestioni Sgr e GIST Initiatives sul rooftop del Fintech District.

Tutte le strade per lo sviluppo sostenibile

All’indomani della Cop23, caratterizzata da estenuanti negoziati, innumerevoli rinvii e dall’assenza ingombrante dei grandi leader politici (fatta eccezione per la padrona di casa Angela Merkel e per il presidente francese Emmanuel Macron), esistono ancora motivi solidi e concreti per sperare in un cambiamento concreto nel nostro modello di sviluppo. Motivi che arrivano dalla società civile, sempre più attiva e protagonista; da quei governi, compreso il nostro, che hanno stretto un’alleanza per la fine del carbone entro il 2030; e dal mondo della finanza, delle imprese e delle fondazioni, che hanno a disposizione canali sempre più efficaci per sostenere le pratiche virtuose e renderle vincenti dal punto di vista economico. Con queste parole Enea Roveda, amministratore delegato di LifeGate, introduce il dibattito.

plenaria finale cop23 bonn
Plenaria finale della Cop 23 di Bonn, 2017. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, Frank Bainimarama, primo ministro delle isole Figi e presidente della Cop 23, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e la segretaria dell’Unfccc Patricia Espinosa Cantellano © Lukas Schulze/Getty Images

A che punto è la finanza a impatto

Ma ad oggi quanto è diffusa la finanza a impatto?  Tra le fondazioni e i family office, che gestiscono i grandi patrimoni, è una realtà ormai affermata. La ricerca Investing for global impact, realizzata dal Financial Times in partnership con GIST e presentata da Samir de Chadarevian, rivela che il 71 per cento dei multi-family office intervistati, il 56 per cento dei single-family office e il 57 per cento delle fondazioni hanno fatto il loro primo investimento a impatto tra il 2010 e il 2016. E tre intervistati su quattro hanno ottenuto ritorni finanziari superiori alle aspettative.

Samir de Chadarevian
L’intervento di Samir de Chadarevian. Foto © Enzo Sarasso

Il direttore di ETicaNews Luca Testoni, chiamato a descrivere la finanza a impatto in Italia, dipinge un quadro in cui la consapevolezza si fa avanti nel mondo finanziario e imprenditoriale. Il 2017 – dichiara – è stato l’anno in cui gli investimenti responsabili sono stati sdoganati come investimenti a pieno titolo, non opere di beneficenza. Csr e finanza responsabile vanno sempre più di pari passo e si rinforzano a vicenda.

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Misurare l’impatto sociale è complesso ma possibile

A contribuire a questa consapevolezza ci ha pensato anche chi, come Sella Gestioni, ha deciso di aprire il primo fondo a impatto quotato alla Borsa Italiana, con la precisa volontà di renderlo accessibile anche ai piccoli risparmiatori e non solo agli investitori istituzionali. Sviluppando, per giunta, un report d’impatto che traduce i risultati sociali e ambientali in indicatori comprensibili e immediati, collegandoli agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu (Sdgs)
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu (Sdgs)

Proprio quello della misurazione è il tema cruciale, sottolinea l’avvocato Roberto Randazzo. Ad oggi, misurare l’impatto sociale è possibile: i parametri tra cui scegliere sono tanti, il che è comprensibile perché i progetti sono estremamente eterogenei tra di loro, ma ciò non deve impedire di mettere a sistema le esperienze migliori, in un’ottica di contaminazione reciproca. L’avvocato Randazzo conclude il suo intervento presentando Atandia, un veicolo di impact investing finanziato solo dalle famiglie e interessato soprattutto alle startup.

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Cosa si può fare, in concreto, con la finanza a impatto

Perché, in ultima analisi, la finanza a impatto ha una destinazione ben precisa: i progetti per l’ambiente e le persone. Gamil de Chadarevian ha raccontato quelli in cui GIST (di cui è presidente) ha partecipato in prima persona. Come KuanZa, che valorizza i piccoli agricoltori africani nella filiera e porta i loro prodotti sui mercati occidentali, cominciando dal cioccolato del Madagascar (già disponibile in diversi Paesi europei) per poi passare al miele dell’Etiopia e alle noci. O ancora Carbon Gold, che lavora per la diffusione del biochar, un fertilizzante organico naturale dalle ottime proprietà.

Daniele Regolo Jobmetoo
Daniele Regolo, fondatore di Jobmetoo. Foto © Jobmetoo

L’impatto sociale è anche quello che ottiene Jobmetoo, la prima piattaforma italiana di recruiting per persone disabili e appartenenti alle categorie protette. E tutto questo non va inteso in un’ottica assistenzialista, avverte senza mezzi termini il fondatore Daniele Regolo. Una persona disabile che entra nel mondo del lavoro è una persona realizzata, inserita nella società, un motore per l’economia. E l’azienda che non si limita ad adempiere passivamente al suo obbligo di assumere personale dalle categorie protette, ma ne approfitta per scegliere le professionalità migliori, è un’azienda più produttiva e competitiva. “L’impatto sociale non è un obbligo morale – conclude Regolo –. All’inizio è come un bambino che deve crescere, ma un giorno sarà capace di camminare sulle sue gambe”.

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