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2005-2015: in dieci anni l’ambiente sempre più al centro delle scelte della mobilità professionale
Mobilità sempre più flessibile e integrata, servizi innovativi e sostenibilità. Sono questi i trend emersi dal Barometro 2015 delle flotte aziendali, la ricerca del corporate vehicle observatory di Arval, giunta quest’anno alla sua decima edizione.
Dieci anni che hanno visto molte trasformazioni nel mercato delle flotte aziendali. Ogni anno, sono state intervistate oltre 4.500 aziende, di cui circa 3.600 in Europa e 300 in Italia, di tutte le dimensioni e settori merceologici. E scorrendo i risultati degli anni precedenti si scopre anche quali saranno i trend dei prossimi anni: l’evoluzione della mobilità aziendale, l’innovazione nei servizi e la sostenibilità, sempre più diffusa quando si tratta di scegliere il parco auto di un’azienda.
Cresce negli anni l’interesse per i servizi di mobilità estesa, di modalità di uso condiviso dei veicoli, quali car sharing e car pooling. Ma che rapporto c’è fra la mobilità aziendale e la sostenibilità? Sempre più binomio imprescindibile, sempre più diffuso, l’osservatorio ha messo in luce come, nei 10 anni del Barometro la mobilità aziendale abbia spesso anticipato le tendenze del mercato in tema di veicoli a basso impatto ambientale.
Cresce l’interesse per le alimentazioni alternative, passate negli anni da un semplice interesse a un progressivo e concreto inserimento in flotta. Nel 2005 il 45 per cento delle aziende italiane intervistate dichiarava l’intenzione a inserire all’interno della propria flotta vetture ad alimentazione ecologica nei due anni successivi.
Ma è solo a partire dal 2013 che si è passati dalle parole ai fatti, con un effettivo inserimento in flotta di veicoli ecologici. Oggi, il 40 per cento delle aziende italiane con oltre 100 dipendenti dichiara di utilizzare almeno un veicolo ad alimentazione alternativa. Non sarà molto ma è un segnale. In Italia a crescere sono soprattutto le alimentazioni a gas, dal 2013 a oggi la percentuale di aziende che ha in flotta almeno un veicolo a gpl è passata dal 10 al 32 per cento. Nello stesso arco temporale, le ibride sono passate dal 3 al 9 per cento e le elettriche dall’1 al 6 per cento. Mentre il tema delle emissioni come discriminante di scelta, è passato in due anni dal 24 all’82 per cento.
Si tratta di piccoli passi, certo. La consapevolezza e la sensibilità nelle aziende cresce. Ma non basta. Adesso occorrono maggiori sforzi per le infrastrutture (colonnine di ricarica soprattutto), sgravi fiscali e agevolazioni assicurative, sul modello di quanto accade già del Nord Europa. Anche il prezzo dei veicoli ibridi ed elettrici, col crescere dei volumi di vendita e della diffusione, dovrà diventare più concorrenziale.
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