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Nello Zen l’azione non è meccanica, come se obbedisse a un potere esterno. Il soggetto non è scisso in due parti, una che esegue e l’altra che sovrintende all’esecuzione.
Lasciamo la parola ai maestri e ad una delle loro parabole:
“Un giorno, mentre attraversava una foresta, un uomo
incontrò una tigre. Si mise subito a correre, ma si
trovò improvvisamente sull’orlo di un precipizio. Vedendo
una liana cominciò la discesa, ma ecco un’altra tigre
comparire in basso. Sospeso a metà vide una coppia di
topolini che cominciarono a rosicchiare la liana. Fu a quel punto
che scorse una fragola sulla parete del precipizio davanti a
sé. La mangiò: com’era dolce!”.
L’uomo avrebbe potuto farsi prendere dal panico, ma non sarebbe
servito a a, non si sarebbe potuto salvare comunque. E non è
certo rimasto impassibile davanti al pericolo, anzi, ha impiegato
tutte le sue energie per cercare di fuggire.
Davanti all’ultimo attimo della sua esistenza ha saputo cogliere un
piccolo piacere quale quello donatogli dal gusto della fragola. Lo
zen, sta tutto qui.
Zen è la via per un approccio diretto con il mondo che ci
circonda che permette di apprezzare la vita in tutte le sue forme e
percepire la gioia insita in ogni istante.
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Il millepiedi era felice, tranquillo;
Finché un rospo non disse per scherzo:
“In che ordine procedono le tue zampe?”
Questo arrovellò a tal punto la sua mente,
Che il millepiedi giacque perplesso in un fossato,
Riflettendo su come muoversi.
Nello Zen l’azione non è meccanica, come se obbedisse a un
potere esterno.
Il soggetto non è scisso in due parti, una che esegue e
l’altra che sovrintende all’esecuzione.
Nell’attività del soggetto viene ridimensionata la funzione
della consapevolezza e viene esaltata la funzione della
spontaneità.
Non ci sono controllo o sforzo, l’azione scaturisce direttamente
dall’interno e si esprime in naturalezza, come quando l’artista
compie l’esecuzione perfetta che è espressione di sé.
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