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Torna il 19 e 20 aprile lo sciopero globale per il clima, che in Italia vede coinvolte 25 città. Giovani in piazza anche per Gaza.
Contro l’inazione climatica, ma anche al fianco del popolo palestinese, in particolare i gazawi stremati da oltre 6 mesi di assedio e bombardamenti che hanno lasciato sul campo oltre 30mila vittime. E questa volta non per uno, ma per ben due giorni: torna, domani 19 e sabato 20, lo sciopero globale per il clima degli studenti, organizzato da Fridays for future Italia ma che registra una adesione sempre più ampia di realtà della società civile, da quelle ambientaliste a quelle per la pace e i diritti umani, passando per quelle transfemministe. Una protesta sempre più intersezionale unita da uno slogan valido per tutti: “Riprendiamoci il futuro”.
Saranno 25 le città italiane in cui i giovani di Friday for future si ritroveranno, tra venerdì e sabato (qui il programma completo) per gridare “Riprendiamoci il futuro”: ciascuna piazza porterà l’istanza globale (“sfruttamento, colonizzazione, estrattivismo e disuguaglianze sociali” spiegano gli attivisti nel loro manifesto) e in alcuni casi anche quelle locali, legate al territorio di appartenenza: a Napoli per esempio il global striker incrocerà anche la protesta degli attivisti della Rete studentesca che scenderanno in piazza per protestare contro il G7 dei ministri degli Esteri, che venerdì 19 si conclude a Capri, al largo della costa campana.
Quest’anno poi il movimento ambientalista scenderà in piazza insieme ai movimenti palestinesi, incrociando due rivendicazioni diverse ma che nascono dalle stesse radici, sfruttamento e disuguaglianze sociali, per chiedere anche un cessate il fuoco immediato e permanente in Palestina. Come afferma Martina Comparelli, attivista di Fridays For Future Milano: “Gli interessi delle lobby fossili continuano a finanziare gli Stati responsabili di guerre, colonialismo e genocidi, come per esempio accade nel caso del Piano Mattei di Eni voluto dal governo Meloni. La stessa Eni “che a fine ottobre 2023 ha firmato un accordo con chi colonizza la Palestina, per esplorare giacimenti di gas nelle acque di Gaza, rendendosi a pieno titolo complice del genocidio del popolo palestinese”.
Non per la prima volta, invece, allo sciopero globale per il clima si uniranno anche i docenti, in un’alleanza transà—generazionale: è stato infatti annunciato uno sciopero di tutta la giornata di venerdì 19 aprile da parte del sindacato Sisa per tutto il personale docente, dirigente e ATA, sia di ruolo che precario, sia in Italia che all’estero. E in piazza ci sarà anche la Cgil, il più rappresentativo sindacato italiano: uno sciopero, spiega Fridays Future, che rappresenta un’importante mobilitazione nel settore dell’istruzione, sottolineando l’urgenza di affrontare le sfide attuali legate alla giustizia climatica e sociale anche nel contesto educativo. “Abbiamo bisogno di riprenderci il futuro. Di agire per il benessere collettivo, fermando i progetti fossili confermati con il Piano Mattei come il raddoppio del gasdotto Tap, realizzando qui come altrove una transizione a pianificazione democratica” aggiunge Comparelli.
Di transizione e Piano Mattei si parlerà anche al prossimo G7 in Puglia, a giugno, ma gli già insufficienti impegni presi nell’edizione precedente non vedono ancora un riscontro nelle politiche italiane, come spiega Michele Ghidini, attivista di Fridays For Future Brescia: “Serve una spinta decisa verso l’uscita dal fossile: se vogliamo davvero rimanere i +1.5°C dobbiamo seguire le indicazioni che la scienza ci ha dato già da tempo. L’ultimo rapporto dell’Ipcc ( è chiaro: la transizione deve essere accelerata accompagnandola con misure di riduzione delle disuguaglianze come la cancellazione del debito”.
Le date di mobilitazione sono annunciate in collaborazione con altre realtà sociali, sindacali e transfemministe, tra le quali il collettivo di fabbrica Gkn e Giovani Palestinesi Milano. Come dice Alessandra Pierantoni, attivista di Fridays For Future Forlì: “Vogliamo mostrare che un’alternativa è non solo possibile, ma desiderabile. Abbiamo bisogno di un intervento pubblico, che operi ora e massicciamente per assicurare una transizione equa partendo dai bisogni di base, che coinvolga anche il mondo del lavoro, in modo da creare nuovi posti in tutti i settori necessari e adottare politiche di inclusione economica e sociale. Nessuno/a deve essere lasciato indietro”.
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