In India sono finalmente nati i primi quattro cuccioli di ghepardo dopo le prime reintroduzioni. La notizia fa sperare per il ripopolamento della specie.
Per diversi anni l’India ha tentato di reintrodurre i ghepardi all’interno dei suoi confini così da diventare l’unica regione in cui sono presenti leopardi, leoni, tigri, leopardi delle nevi e, appunto, ghepardi. Tutto ciò è stato reso possibile nel 2022, quando otto ghepardi provenienti dalla Namibia sono stati rilasciati ed hanno iniziato a vagare sul territorio indiano. Finalmente, a distanza di pochi mesi, lo scorso 24 marzo nel Kuno national park wildlife sanctuarysono venuti alla luce quattro cuccioli di ghepardo da una delle femmine reintrodotte.
La nascita dei cuccioli di ghepardo dopo 70 anni
Il ghepardo – l’animale terrestre più veloce del mondo – si estinse ufficialmente in India nel 1952, dopo anni di calo del numero a causa della caccia, della perdita di habitat e della mancanza di prede. Si dice che gli ultimi tre esemplari indiani siano stati uccisi dal Maharaja Ramanuj Pratap Singh Deo alla fine degli anni Quaranta. La nascita di questi quattro piccoli è un incredibile successo per la conservazione, inoltre arriva subito dopo la morte, per insufficienza renale, di un esemplare namibiano e un mese dopo la reintroduzione di altri dodici esemplari provenienti dal Sudafrica.
Il progetto di reintroduzione
Attualmente questi splendidi felini maculati si trovano solamente nell’Africa meridionale e orientale, in particolare in Namibia, Botswana, Kenya e Tanzania, con meno di settemila ghepardi rimasti allo stato brado, secondo il Wwf. In Medio Oriente, in Iran, sono solo dodici ghepardi adulti presenti in natura. Tuttavia, storicamente, i ghepardi vagavano anche per tutto il Medio Oriente e nell’India centrale, nonché nella maggior parte dell’Africa subsahariana. Il progetto denominato Project cheetah, nasce con la speranza di ridare ai ghepardi la loro distribuzione originaria. In questa prima fase sono stati reintrodotti otto ghepardi dalla Namibia lo scorso settembre, mentre a febbraio sono stati reintrodotti altri dodici esemplari sudafricani.
Secondo le stime si dovrebbe arrivare alla reintroduzione di 50 esemplari nel corso dei prossimi cinque anni. “Riportare in vita un predatore al vertice della catena alimentare ripristina l’equilibrio evolutivo storico, con conseguenti effetti positivi a cascata, che portano ad una migliore gestione e ad un ripristino dell’habitat, a beneficio di tutte le specie”, sono le parole rilasciate da Jhala Yadvendradev, direttore scientifico del progetto ghepardo.
Congratulations 🇮🇳
A momentous event in our wildlife conservation history during Amrit Kaal!
I am delighted to share that four cubs have been born to one of the cheetahs translocated to India on 17th September 2022, under the visionary leadership of PM Shri @narendramodi ji. pic.twitter.com/a1YXqi7kTt
La lieta notizia è stata resa pubblica su Twitter mercoledì, direttamente dal ministro dell’Ambiente Bhupender Yadav che si è detto felicissimo dell’accaduto, congratulandosi con l’intero gruppo del progetto per gli incessanti sforzi compiuti per far tornare i ghepardi in India e, soprattutto, per aver capito e corretto gli errori compiuti in passato. “ Una fantastica notizia”, è stato invece il commento del primo ministro Narendra Modi. In questi giorni sono arrivate le prime rassicuranti parole dei funzionari del parco che hanno confermato la buona salute sia della madre Siyaya che di tutti i piccoli.
Un grandissimo passo avanti per la conservazione, anche perché stiamo parlando di un primato. Quando sono stati trasferiti dall’Africa all’India l’anno scorso, è stata la prima volta che un grande carnivoro veniva spostato da un continente all’altro e reintrodotto, con successo, in natura. Ora con la International big cat alliance in rampa di lancio ci si dovrebbe aspettare un futuro roseo per questi felini e non solo.
Erano scomparse nel secolo scorso. Un progetto governativo ha importato dai Paesi Bassi due esemplari di tigri dell’Amur che vivranno in libertà in un parco nazionale.
Lo status del lupo cambia dando più libertà agli abbattimenti. Avremmo invece bisogno di più prevenzione. Ne parliamo con il responsabile area animali selvatici di Lav, Massimo Vitturi.