Dopo settant’anni, in India torneranno i ghepardi

Il governo indiano si è impegnato a reintrodurre in natura i ghepardi, classificati come “vulnerabili” dall’Iucn. Gli animali saranno portati dall’Africa.

Era il 1948, e l’India aveva conquistato da pochi mesi l’indipendenza dall’impero britannico, quando è stato ucciso anche l’ultimo dei ghepardi. A più di settant’anni di distanza, questi meravigliosi felini torneranno ad abitare lo stato asiatico.

Il piano di ripopolamento dei ghepardi in India

Classificati come “vulnerabili” dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), i ghepardi ormai vivono quasi solo in Africa, fatta eccezione per alcune decine di animali in Iran. Stando all’ultimo censimento condotto nel 2016, la loro popolazione ormai ammonta a circa 7.100 esemplari. Alla fine del diciannovesimo secolo erano 100mila. Permettere loro di insediarsi in un nuovo territorio, dunque, significa quindi fare un passo importante per la sopravvivenza della specie nel suo insieme.

Un ghepardo utilizza un albero come punto d’osservazione © Ben Cranke/Remembering Cheetahs/Remembering Wildlife

Nello specifico, si legge su New York Magazine, un gruppo di 8-10 ghepardi verrà prelevato dalla Namibia e dal Sudafrica e portato nel parco nazionale di Kuno, nello stato di Madhya Pradesh. Già negli anni Settanta era stato tentato un progetto di ripopolamento che, però, non è andato a buon fine. Stavolta il piano si è dovuto scontrare con l’emergenza sanitaria che sta colpendo il territorio indiano con particolare violenza. Considerato che bisognerà organizzare il trasferimento e formare il personale del parco, l’auspicio è quello di riuscire a reinserire in natura gli animali entro la fine del 2021, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia prevista.

Un altro tassello della transizione verde

“Quest’impresa deve essere vista non semplicemente come la reintroduzione di una specie, per quanto carismatica possa essere, ma come uno sforzo per gestire e ripristinare al meglio alcuni dei nostri ecosistemi più preziosi ma più trascurati, così come le specie che dipendono da essi”. Sono le parole di Yadvendradev Jhala, scienziato e ambientalista che da anni lavora per questo obiettivo.

Nell’arco di appena dieci anni, tra il 2005 e il 2015, l’India ha perso il 31 per cento delle sue praterie, il cui ruolo di sequestro dei gas serra dall’atmosfera è fondamentale. Ripopolare e tutelare questi ecosistemi, dunque, ha anche un valore nel percorso di riduzione delle emissioni sancito con la firma dell’Accordo di Parigi. L’obiettivo da raggiungere per il 2030 è una sforbiciata del 35 per cento dell’intensità di emissioni del prodotto interno lordo (pil).

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