15 anni per limitare il rischio catastrofi, i governi ci credono

Secondo l’ultima conferenza Onu sulle catastrofi, l’impegno politico e ambientale dei prossimi 15 anni sarà determinante per limitarne i rischi

E’ terminata ieri, in Giappone, la terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di disastri naturali (WCDRR) alla presenza dell’Imperatore Akihito e del premier Shinzo Abe.

 

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Il premier giapponese Abe. Foto: © Getty Images

L’incontro internazionale di quest’anno è stato particolarmente significativo: si è tenuto dal 14 al 18 marzo a Sendai, nella prefettura di Myagi, la stessa in cui si è verificato lo tsunami del 2011 che ha distrutto la centrale di Fukushima e la cui commemorazione è avvenuta pochi giorni fa.

 

Dopo quattro giorni di intenso dibattito – l’ultima sessione negoziale è durata 30 ore ininterrotte – gli oltre 6.000 membri dei 187 Paesi partecipanti hanno prodotto la “Dichiarazione di Sendai“, un documento che delinea gli obiettivi da raggiungere al 2030 per ridurre il rischio di catastrofi naturali e migliorare la resilienza, ossia la capacità di affrontare i cambiamenti climatici in atto nel tentativo di subire il numero minore di danni.

 

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Commemorazione per i morti di Fukushima. © Getty Images

Negli ultimi dieci anni i disastri naturali sono stati sempre più frequenti, uccidendo più di 700.000 persone, ferendone il doppio e lasciandone senza casa circa 23 milioni. Secondo i dati riportati durante la quattro giorni, in questo lasso di tempo oltre un miliardo e mezzo di individui sono stati colpiti, pienamente o marginalmente dagli effetti di una catastrofe naturale e le perdite economiche hanno superato, in tutto il mondo, 1.300 miliardi di dollari.

 

Con il nuovo accordo si cercherà, nei prossimi 15 anni, di prevenire con maggior accuratezza gli eventi e ridurre sensibilmente le perdite. Gli obiettivi elencati dal documento sono: riduzione della mortalità dovuta ai disastri; riduzione del numero di persone colpite; una riduzione delle perdite economiche in relazione al prodotto interno lordo globale (PIL); riduzione dei danni da disastro per le infrastrutture critiche e diminuzione del rischio di interruzione dei servizi di base, che comprendono le strutture sanitarie e le scuole.

 

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Vanuatu. Foto © Getty Images

Come attuare questo piano? Secondo il documento, in quattro punti: bisognerà aumentare la comprensione del rischio delle catastrofi; migliorarne la gestione; investire nella riduzione del rischio e aumentare la resilienza (implementando le misure di adattamento); e migliorare la preparazione alle catastrofi per ottenere una risposta efficace da istituzioni e cittadini, per velocizzare un’eventuale ricostruzione.

 

In questa impresa, naturalmente, non si potrà prescindere dal concetto di sviluppo sostenibile globale. Come ha fatto notare Margareta Wahlström, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNISDR), “Si apre un nuovo importante capitolo per lo sviluppo sostenibile” e ha aggiunto che “l’attuazione del quadro Sendai per prossimi 15 anni richiederà un forte impegno da parte della leadership politica e sarà di vitale importanza per il raggiungimento degli accordi sul clima che si discuteranno entro fine anno”.

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