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Tradizionalmente considerati i più freddi dell’anno, i giorni della merla nascondono un segreto dal punto di vista del clima.
29, 30 e 31 gennaio sono conosciuti come i giorni della merla, e la credenza popolare vuole che si tratti del periodo più freddo dell’anno. In realtà, non è necessario che prepariate coperte e tisane, a meno che non sia una coccola che amate concedervi: il meteorologo Daniele Berlusconi di 3Bmeteo.com spiega infatti che “la decade più fredda dell’anno varia a seconda della regione, tendendo a ritardare man mano che ci si sposta verso il Mezzogiorno”.
Se abitate al nord, il peggio probabilmente è già passato; se siete del sud, le temperature più basse sono previste per il mese di febbraio. È la regione del centro Italia quella che più tende a rispettare la tradizione dei giorni della merla, ma bisogna comunque tener presente che nel nostro paese la temperatura media dei 3 giorni è di 3,6 gradi su una media di 2,9 per il mese di gennaio, stando alle ricerche del Centro geofisico prealpino.
Ma allora perché è nata questa credenza? Una delle ipotesi è che in passato i giorni della merla, e il mese di gennaio in generale, fossero più freddi di oggi. Questo confermerebbe che le temperature sono aumentate per effetto dei cambiamenti climatici. Anche quest’anno saranno miti, con l’arrivo dell’alta pressione su quasi tutta l’Italia ma anche su buona parte del continente. “Dell’inverno in Europa non c’è traccia a conferma di un mese di gennaio con temperature sopra le medie del periodo in diversi stati”, riporta 3Bmeteo.com.
Se anche i giorni della merla non sono i più freddi dell’anno, questo non vuol dire che ancora oggi non siano oggetto di tradizioni e credenze diffuse su tutto il territorio italiano. Una delle leggende che spiegherebbero l’origine del nome racconta di come a fine gennaio il gelo avvolse la città e un merlo fu costretto a partire alla ricerca di cibo per sfamare la sua famiglia. Il freddo era talmente intenso che nell’attesa alla compagna venne l’idea di spostare il nido vicino a un comignolo. Le piume della merla e dei suoi pulcini si ricoprirono di fuliggine, per questo ancora oggi il loro aspetto è diverso da quello dei maschi.
In Sardegna i giorni della merla vengono chiamati sas dies imprestadas, le giornate prese in prestito, che il mese di gennaio avrebbe chiesto a quello di febbraio causando la morte di un pastore e delle sue pecore: secondo la leggenda solo una di loro riuscì a salvarsi rifugiandosi sotto il “labiolu”, la caldaia di rame utilizzata per fare il formaggio. In provincia di Cremona, invece, vengono organizzati eventi musicali per cantare i tradizionali cori della merla. In alta Valtellina, nel nord della Lombardia, i bambini scacciano l’inverno a suon di campanacci e nei primi giorni di febbraio si festeggia perché “l’è fö l’urs da la tana” (l’orso è uscito dalla tana). Tradizioni che arricchiscono la variegata cultura popolare del nostro paese.
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