Gli U2 e quell’indimenticabile esordio italiano

È il 4 febbraio 1985 quando gli U2 suonano per la prima volta dal vivo in Italia, in una serata a dir poco memorabile. È quello un momento magico per la band irlandese, in piena promozione del suo quarto album in studio, The Unforgettable Fire, uscito nell’ottobre del 1984. Anticipato dal singolo di grande successo Pride

È il 4 febbraio 1985 quando gli U2 suonano per la prima volta dal vivo in Italia, in una serata a dir poco memorabile. È quello un momento magico per la band irlandese, in piena promozione del suo quarto album in studio, The Unforgettable Fire, uscito nell’ottobre del 1984. Anticipato dal singolo di grande successo Pride (In The Name of Love) – dedicato a Martin Luther King, Jr.è il disco della svolta e dell’ascesa internazionale, il primo con Daniel Lanois e Brian Eno in veste di produttori, i quali portano in dote al gruppo eleganza e profondità.

Il pubblico milanese è ansioso di poter ascoltare i nuovi profeti del rock “umanista”, idealista e ricco di contenuti forti. “A mettersi di traverso” quella sera c’è però un’eccezionale nevicata, di quelle che certamente non si dimenticano, la quale costringe i promotori dell’evento a compiere una scelta molto difficile. Il concerto, inizialmente previsto al Palazzo dello Sport, non può tenersi lì a causa di gravi dissesti alla struttura, che non riesce proprio a reggere gli oltre 80 cm di neve.

 

L’evento viene spostato, non senza difficoltà tecniche e disagi di vario tipo, al Teatro Tenda Lampugnano, che però è in grado di ospitare circa la metà degli spettatori che hanno già acquistato il biglietto in prevendita. Per guadagnare spazio, gli organizzatori rimuovono le sedie dalla platea, sperando che questo sia sufficiente a contenere la ressa. Per fortuna, tutto alla fine procede per il meglio e gli U2 si dimostrano veri animali da palcoscenico: l’affollatissimo Teatro può infatti godersi le note “infuocate” di brani passionali come I Will Follow, New Year’s Day e The Unforgettable Fire, assaporando il canto evocativo di Bono e l’inimitabile “grattugia” di chitarra di The Edge.

 

Roberto Vivaldelli

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