Editoriale

I gatti brachicefali sono di moda, ma occhio alla salute

I gatti brachicefali, con muso schiacciato e grandi occhi, vanno di moda, ma hanno spesso problemi di salute. Una ricerca indaga i motivi di chi li sceglie

  • I gatti brachicefali sono al top delle preferenze degli appassionati.
  • Purtroppo la loro morfologia li porta ad avere rischi di patologie più o meno gravi.
  • Una ricerca dell’Università di Milano indaga le motivazioni all’acquisto di questi felini al di là degli innegabili problemi di salute.

Persiani dagli occhi grandi e il muso schiacciato, adorabili angora che sembrano sollecitare carezze e coccole a non finire, e tanti altri felini con queste caratteristiche sono spesso al top dei desideri degli appassionati. Si tratta dei cosiddetti gatti brachicefali che fanno di questi aspetti morfologici il loro marchio di fabbrica.  Sono esemplari solitamente molto ricercati e sono tantissime le richieste del mercato che privilegiano soggetti con muso corto, naso quasi inesistente, occhi sporgenti e troppo grandi.  Tutte caratteristiche che li rendono molto lontani dall’immagine originaria del gatto comune. L’aspetto brachicefalo  – che caratterizza cani e gatti – non è solo purtroppo una questione di estetica. E’ spesso, infatti,  il sintomo di problemi reali a livello somatico che si traducono in una serie di patologie più o meno gravi (la cosiddetta sindrome brachicefala che affligge molte di queste razze). Ma qual è il significato nascosto nelle motivazioni di chi sceglie un gatto di questo tipo, al di là della scarsa conoscenza dei fattori che potrebbero comprometterne gravemente il benessere e la salute? Fa luce su questo aspetto una recente ricerca del Dipartimento di medicina veterinaria e scienze animali dell’Università di Milano. La dottoressa Greta Berteselli, la ricercatrice che ha condotto lo studio, ci fa da guida per conoscere meglio i gatti brachicefali e ciò che sta alla base della loro scelta da parte di molte persone e nuclei famigliari.

tre persiani
La conformazione brachicefala espone gatti e cani a patologie di vario tipo © Pixabay

Gatti brachicefali e problemi di salute

Nel novero dei gatti brachicefali troviamo persiani, british shorthair, scottish fold e altri ancora che affollano case e studi veterinari e, negli ultimi anni, godono sempre di più di una grande popolarità fra gli appassionati. Tutto ciò a dispetto delle patologie e delle problematiche di salute che gli affliggono e ne pregiudicano il benessere accorciando le prospettive di vita.

La conformazione anatomica dei gatti brachicefali è associata spesso a problemi oftalmici, dermatologici, e dentali. Queste condizioni possono essere più gravi nei gatti con brachicefalia più estrema dove il muso si presenta ancora più schiacciato. Le problematiche a carico dell’occhio sono dovute alla presenza di cavità oculari grandi e poco profonde. Frequentemente si riscontra anche epifora cronica (lacrimazione continua) dovuta a un piegamento del dotto naso-lacrimale a causa della conformazione anatomica del cranio. La continua presenza di lacrimazione porta, a sua volta, a irritazione cutanea con dermatite facciale. Questi soggetti spesso manifestano anche ulcere corneali non cicatrizzanti, sequestri corneali ed entropion (cioè la palpebra che si piega verso l’occhio e provoca danni da sfregamento sulla cornea).

gatti brachicefali
Spesso chi acquista gatti di questo tipo si lascia attrarre dal loro aspetto infantile © Pixabay

E’ bene ricordare che la conformazione cranica di questi gatti può causare alterazioni a livello dei denti come mala occlusione e/o affollamento dentale con problemi di prensione del cibo. Anche se meno evidente che nei cani, anche i gatti brachicefali sono affetti dalla BOAS cioè la sindrome ostruttiva delle vie aeree specifica nei brachicefalici. Questa problematica causa disfunzioni respiratorie dovute sempre alla conformazione anatomica. Nei soggetti brachicefali c’è, inoltre, una riduzione della parte ossea, ma non dei tessuti molli e degli organi contenuti che vengono quindi compattati in uno spazio ridotto. A livello di muso si ha così una riduzione delle vie aeree associata anche a una stenosi ( quindi a un restringimento) delle narici. Le problematiche delle razze brachicefale possono perciò condurre a una aspettativa di vita minore rispetto ai gatti con conformazione anatomica diversa. E questi problemi interferiscono con la qualità della vita dei felini che, oltre ad essere più breve, è anche costellata da situazioni di malessere e stress di vario tipo (dalle dermatite croniche alle ulcere corneali, per fare un esempio fra le più frequenti) senza contare gli interventi chirurgici spesso di una certa importanza.

persiano pelo
Molto spesso i gatti brachicefali presentano disturbi dermatologici di vario tipo © Pixabay

Le motivazioni d’acquisto di un gatto dal muso corto

Da questa descrizione si evince che un gatto brachicefalo non è sicuramento un felino sano. Eppure si continuano a scegliere queste razze che sono decisamente molto ricercate e amate dai gattofili. Perché? Lo studio dellUniversità di Milano è stato finalizzato a esplorare la relazione tra i proprietari e i gatti di questo tipo, insieme alla percezione dei problemi clinici legati alla sindrome brachicefala che li affligge. E per cercare, in un certo qual modo, di insegnare a scegliere con giudizio il proprio compagno di vita a quattro zampe, privilegiando razze e soggetti che siano il più possibile conformi alla specie originaria a cui appartengono, e non a creature modificate dall’uomo e dalle sue esigenze commerciali.

gatti brachicefali
La particolare conformazione del cranio dello scottish fold espone questo gatto a diverse patologie © Pixabay

I meccanismi psicologici che portano alla loro scelta, nonostante tutte le problematiche cliniche che affliggono questi esemplari, non sono semplici. Sicuramente l’aspetto è un fattore rilevante. I soggetti brachicefali mantengono delle caratteristiche infantili (la cosiddetta neotenia) come testa rotonda, occhi grandi e tondi, pieghe cutanee, movimenti ed espressioni buffe che stimolano nell’essere umano adulto un senso di accudimento. Questo rientra nella teoria del baby schema definita a suo tempo da Konrad Lorenz. Inoltre questi gatti vengono anche percepiti come migliori compagni di vita dal punto di vista caratteriale. Ciò dipende dal fatto che la tenerezza che ci inspira un individuo viene spesso associata anche a un buon carattere. Infine, la posizione frontale degli occhi (più simile a quella dell’uomo) fa sì che vengano visti come soggetti maggiormente in grado di capire e di interagire con l’essere umano e quindi i felini di questo tipo vengono percepiti automaticamente come quelli più adeguati alla convivenza con l’uomo.

gatti brachicefali
La sindrome brachicefala può dare problematiche anche a livello degli occhi © Pixabay

Quando la moda fa a pugni con il benessere animale

Come limitare e via via azzerare le razze a sindrome brachicefala che stanno ormai diventando sempre più popolari e diffuse? Per contrastare questo fenomeno – viene definito “brachy boom” –  molti paesi europei hanno messo in atto campagne di sensibilizzazione soprattutto per le razze canine che sono risultate però poco incisive. Altre nazioni hanno impedito l’allevamento e la riproduzione di determinate razze come il carlino, il cavalier spaniel e il bouledogue francese.

Più che intervenire attraverso divieti, capire e approfondire i meccanismi che stanno alla base della scelta di prendere un animale brachicefalo diventa però essenziale per poter intervenire con gli strumenti adeguati. La ricerca scientifica può giocare un ruolo importante indagando su come la conformazione anatomica interferisca sulla qualità della vita di questi animali in modo da ampliare le conoscenze e ripensare gli standard di razza a favore di conformazioni anatomiche che rispettino maggiormente il benessere animale. Come sempre, infatti, il rispetto e la conoscenza  gioca un ruolo fondamentale e importantissimo per una sana convivenza fra specie diverse, ma unite da secoli.

Per saperne di più:

O’Neill, D. G., Romans, C., Brodbelt, D. C., Church, D. B., Černá, P., & Gunn-Moore, D. A. (2019). Persian cats under first opinion veterinary care in the UK: demography, mortality and disorders. Scientific Reports, 9(1), 12952. https://doi.org/10.1038/s41598-019-49317-4

Plitman, L., Černá, P., Farnworth, M. J., Packer, R. M., & Gunn-Moore, D. A. (2019). Motivation of owners to purchase pedigree cats, with specific focus on the acquisition of brachycephalic cats. Animals, 9(7), 394. https://doi.org/10.3390/ani9070394

Mestrinho, L. A., Louro, J. M., Gordo, I. S., Niza, M. M., Requicha, J. F., Force, J. G., & Gawor, J. P. (2018). Oral and dental anomalies in purebred, brachycephalic Persian and Exotic cats. Journal of the American Veterinary Medical Association, 253(1), 66-72. https://doi.org/10.2460/javma.253.1.66

https://www.gccfcats.org/breeding-cats/ (diffusione razze in UK)

 

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati