I movimenti fondamentali nell’aikido

Gesti circolari e ampi che assorbono e rilanciano l’energia dell’avversario, ma anche entrate dirette, che penetrano nello spazio lasciato libero da chi attacca, caratterizzano l’azione dell’aikidoka.

“Non guardare questo mondo con timore o avversione fai fronte
coraggiosamente a tutto ciò che offrono gli dei”. Morihei
Ueshiba

Circolarità e penetrazione nello spazio avversario sono due
dei movimenti portanti dell’Aikido, convivono nell’azione svolta da
torì (colui che esegue la tecnica) che unendosi
all’atteggiamento fisico di uke (chi attacca e permette di provare
la tecnica) producono l’esecuzione di una tecnica (Waza).
Il contatto tra i due attori permette di sfruttare l’energia
presente nell’attacco, collegandola attraverso leve e spostamenti
tempestivi e naturali, alle posizioni delle articolazioni del
corpo.

Lo squilibrio dell’avversario spesso viene raggiunto grazie a
movimenti basati su spirali di varia ampiezza che “avviluppano” e
spostano la posizione del corpo dell’altro all’interno del proprio
punto di equilibrio (Tan dem). Il controllo avviene attraverso leve
che producono un sopportabile dolore ed è proprio grazie
alla naturale tendenza a rifuggire dal dolore, che l’attaccante
assume le posizioni adatte alla conclusione della tecnica.
L’esecuzione della tecnica viene completata tramite atterramenti,
immobilizzazioni e proiezioni.

In Aikido la posizione di un mignolo, o l’orientamento di una mano
di Torì determinano cambiamenti notevoli nella postura
dell’attaccante mentre l’unione energetica esalta la posizione
stabile di chi sta eseguendo la tecnica (Torì). Le gambe non
hanno alcuna funzione di presa sull’avversario e non sono usate per
colpirlo. Devono sempre rimanere a terra, ancorate intorno al punto
immobile di quella che potremmo chiamare la “trottola” eneregetica
di chi esegue. Solo così saranno in grado di fornire
solidità all’azione e di fare da fulcro alle anche,
impegnate ad assecondare e restituire le energie percepite.

Francesco Aleo

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