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Il Bagatto e la Morte sono le carte del cambiamento in un antico strumento che ci permette di cogliere le infinite possibilità dell’esistenza.
Le leggende che accompagnano l’affascinante gioco dei Tarocchi
utilizzati a scopi divinatori ne collocano la nascita in tempi
lontani, addirittura c’è chi fa risalire la loro origine al
famoso libro di Toth dell’antico Egitto, oppure alla cabala
ebraica.
Il mazzo è costituito da 78 carte che si suddividono in 22
Arcani Maggiori e 56 Arcani minori. A seconda del metodo adottato,
si adoperano soltanto gli arcani maggiori o l’intero mazzo.
L’originalità ma anche il paradosso dell’applicazione dei
tarocchi consiste nel fatto che la complessità e le
sterminate circostanze dell’esistenza o fasi di evoluzione
interiore, vengono ad essere rappresentate dalle combinazioni
limitate di un piccolo numero di simboli.
Chi legge le carte può fornire le chiavi di lettura della
situazione presente o cogliere le opportunità di profonda
trasformazione che si inseriscono nel percorso del consultante. “I
due simboli che rivelano in modo chiaro un radicale rinnovamento di
vita o un’autentica metamorfosi, dice Femi Di Nardo (esperta nella
lettura individuale dei tarocchi), sono il Bagatto e la Morte. Il
Bagatto è la prima carta dei tarocchi ad indicare l’inizio
di tutte le cose, la causa prima. Questo arcano simboleggia
l’energia e la volontà rinnovatrice, il sigillo iniziale di
trasformazione del destino. E’ l’emblema della natura che crea, che
germina, che partorisce ma anche di colui che ha realizzato in se
stesso la sintesi delle due polarità da cui si origina e su
cui si regge tutto il creato: il genere maschile (principio attivo)
e femminile (principio passivo).
Questo arcano è rappresentato da un giovane giocoliere o
prestigiatore in piedi di fronte ad un tavolo con tre gambe
relative ai simboli zolfo, sale e mercurio che combinati tra loro
danno origine a tutte le produzioni della natura. In testa porta un
curioso copricapo a forma di 8 rovesciato, il simbolo
dell’infinito.
La Morte invece è la tredicesima carta degli arcani
maggiori, emblema della rigenerazione che precede o che segue un
periodo di distruzione. Lo scheletro che la rappresenta è
costituito da ossa non bianche ma rosa carne a dimostrazione del
predominio dell’energia umana vitale, rigeneratrice sulle forze
stagnanti. Le mani addirittura spuntano dalla terra e sono pronte a
riprendere l’opera umana che non può essere interrotta; i
piedi che spuntano tra i germogli indicano che le idee, i progetti
verranno portati avanti ma attraverso forme nuove. Questo arcano
infatti, contrariamente ad ogni apparenza, incarna l’energia della
fecondità, il grande grembo che si oppone a tutto ciò
che è immobilismo o arresto. Suggerendo così il
cammino dell’evoluzione interiore.”
Daniela Milano
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