Il discorso della premier Meloni: “Non c’è ecologista più convinto di un conservatore”

Per la premier Meloni, alla Camera per la fiducia, “non c’è ecologista più convinto di un conservatore”. I punti più significativi del suo discorso.

“L’ecologia è l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato e chi verrà dopo di noi”

In un’ora e venti minuti di intervento, Giorgia Meloni affida a una citazione di Roger Scruton, filosofo britannico conservatore, il passaggio destinato all’ambiente. Aggiungendo poi che “non c’è un ecologista più convinto di un conservatore”. La presidente del Consiglio, che entro stasera dovrebbe ottenere la fiducia della Camera (e domani al Senato), nel suo discorso programmatico tocca tantissimi punti, dalla crisi economica alla guerra in Ucraina (ribadendo la posizione atlantista della sua maggioranza), auspicando una riforma costituzionale dell’ordinamento italiano in senso semi-presidenzialista alla francese da portare a termine entro la fine della legislatura.

L’ambiente

Il passaggio sulle politiche ambientali arriva nella seconda parte. “Sappiamo che ai giovani sta particolarmente a cuore la difesa dell’ambiente naturale. Ce ne faremo carico”. Però, aggiunge, “quello che ci distingue da un certo ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro. Coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica. Sarà questo il nostro approccio”.

La premier, che non si dà né fornisci obiettivi, precisi, sa però che il suo governo, che ha già aperto alla sperimentazione sul nucleare ed è favorevole a gas e rigassificatori, riceverà delle contestazioni da parte degli attivisti per il clima, e ammette: “non posso nascondere che li guarderò con simpatia”.

L’energia 

A proposito di gas, Meloni chiarisce un punto fondamentale sulla via da seguire, un mix energetico di fonti rinnovabili e non: “I nostri mari contengono giacimenti di gas che abbiamo il dovere si sfruttare a pieno” afferma. E poi “la nostra nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il patrimonio delle rinnovabili, un patrimonio di energie verdi troppo spesso bloccate dalla burocrazia”.

Totalitarismi e democrazia

Meloni inizia il suo discorso parlando, non a caso, di democrazia, affermando che “per me è una grande responsabilità meritare la fiducia del Parlamento e per chi deve concedere o negarla: sono i grandi principi della democrazia alla quale non dobbiamo mai assuefarci”, ringrazia Mario Draghi “che ha offerto tutta la disponibilità per un passaggio di consegne veloce e sereno nonostante il nuovo governo sia guidato dall’unico partito che era all’opposizione. Così è nelle grandi democrazie”. E poi affronta un tema molto atteso: il suo passato: “A dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia per nessun regime totalitario a partire da quello fascista. E giudico le leggi razziali il punto più basso della nostra storia. I totalitarismi del 900 non meritano giustificazioni di sorta e non si compensano con altri orrori o crimini: nell’abisso no si pareggiano mai i conti, si precipita e basta”.

In realtà subito dopo un paragone lo fa: “da giovanissima il profumo della libertà, l’ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana. Una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando nel nome dell’antifascismo militante ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese. Quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l’odio della guerra civile e allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana, più di ogni altro, da sempre auspica.

Diritti civili 

Meloni cita l’aborto, i diritti delle donne e assicura: “Contrasteremo ogni forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica, discriminazione”. E poi si scaglia contro le ingerenze esterne: “Chi dice di voler vigilare sul nostro Paese può spendere meglio il proprio tempo: in questo parlamento ci sono valide e battagliere forze politiche in grado di far sentire la propria voce spero senza interventi esterni. Spero convengano con me che chi da fuori parla di voler vigilare offendere non me ma tutto il Paese”.

Migranti 

Lungo spazio, nel finale, anche al capitolo immigrazione. Secondo Giorgia Meloni, “come in ogni paese serio in Italia si entra solo legalmente con i decreti flussi. Troppi uomini e donne e bambini hanno trovato la morte in mare nel tentativo di arrivare in Italia. Questo governo vuole perseguire la strada di fermare le partenze illegali spezzando finalmente il traffico di esseri umani”.

Criticata in campagna elettorale per aver utilizzato il concetto di blocco navale, Meloni spiega che “se non volete che si parli di blocco navale la metto così: la terza fase della Operazione Sophia dell’Unione Europa prevedeva proprio il blocco dei barconi nel Nord Africa: intendiamo riproporla in Europa istituendo delle commissioni di valutazione sul territorio africano per vagliare chi ha diritto all’accoglienza e chi no. Vogliamo semplicemente impedire che la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti”.

C’è anche una proposta, “la più importante”, per “rimuovere le cause che portano i migranti a cercare una vita migliore in Europa: il prossimo 27 ottobre ricorrerà il  sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande  italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione post bellica,  capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il mondo. Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di  collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni  africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del  radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana”.

Povertà e lavoro

La povertà dilagante, certificata dal recente rapporto Caritas, e il reddito di cittadinanza occupano un paragrafo del discorso della premier. Sua Santità Papa Francesco, ha di recente ribadito un concetto importante: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro’. E’ una verità profonda, che soltanto chi la povertà l’ha conosciuta da vicino può apprezzare appieno. È questa la strada che intendiamo percorrere: vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico”.

I giovani e la cannabis 

Per la premier Meloni “l’Italia non è un Paese per giovani. La nostra società nel tempo si è sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si auto-escludono dal circuito formativo e lavorativo, così come della crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità. E la pandemia ha decisamente peggiorato questa condizione, ma la risposta di certa politica è stata promettere a tutti la cannabis libera. Perché era la risposta più facile. Ma noi non siamo qui per fare le cose facili.

La lotta alle mafie 

Infine, una dedica a Paolo Borsellino, e tutti coloro che hanno perso la vita per la lotta alla mafia. “La legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica all’indomani della strage di via D’Amelio, spinta dall’idea che non si potesse restare a guardare: il percorso che oggi mi porta nasce da quell’eroe, da Paolo Borsellino. Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che hanno rifiutato di girare lo sguardo e scappare, pur sapendo che questo li avrebbe portati alla morte: un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo”.

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