La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Regno Unito. Il carbone non fa più la rivoluzione
Le centrali a carbone inglesi saranno dismesse entro il 2025, per far posto a quelle a gas, ma anche al nucleare. Una vittoria a metà.
L’annuncio viene dal Paese dove il carbone ha fatto la storia: nel Regno Unito ci sarà un graduale abbandono delle vecchie ed obsolete centrali a carbone entro il 2025, a favore di centrali a gas e nucleare. L’annuncio arriva a poche settimane dalla Cop21 da parte di Amber Rudd, ministro per l’energia e il clima inglese.
“Non può essere accettabile per un’economia avanzata come quella del Regno Unito, affidarsi a centrali a carbone inquinanti, ad alta emissione di gas serra e vecchie di 50 anni. Voglio essere chiara: non è questo il futuro”, ha dichiarato il ministro. “Dobbiamo costruire una nuova infrastruttura energetica, adatta al 21esimo secolo”.
Una vittoria a metà pero, perché secondo quanto riporta il Guardian il Paese punterà più su gas e nucleare, che sulle rinnovabili. Tutto questo avviene tra l’altro dopo l’annuncio dello stesso Governo di voler ridurre gli incentivi al fotovoltaico del 90 per cento per i piccoli impianti a partire dal 2016.
Il Wwf la considera comunque “una decisione molto importante” in quanto “il carbone è il combustibile fossile più inquinante, il cui uso produce le più alte emissioni di CO2 ed è un combustibile di cui l’Unione Europea può fare a meno rapidamente”. Per questo l’associazione chiede che anche l’Italia possa seguire questo esempio, visto che nel nostro Paese le centrali a carbone producono “circa il 13,5 per cento dell’energia elettrica, ma pesano moltissimo sul piano delle emissioni di CO2 (quasi il 40 per cento) e dell’inquinamento. Oggi l’Italia non ha alcun bisogno dell’energia prodotta con il carbone, avendo una sovrabbondanza di offerta per la produzione di energia elettrica”.
Greenpeace d’altro canto conferma che Enel abbia, nella stessa giornata, presentato “un update del proprio piano industriale che vede la multinazionale italiana rafforzare la sua strategia di decarbonizzazione” e “vedrà gli investimenti in rinnovabili arrivare al 53 per cento, mentre quelli per la generazione convenzionale scenderanno dal 17 per cento”.
Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia dichiara: “I Paesi con più capacità di visione del futuro industriale, così come le aziende più innovative, oggi fanno scelte molto chiare: escono dal carbone e puntano su tecnologie di generazione più pulite. Che a farlo oggi sia il Regno Unito, dove il carbone segnò l’inizio dell’età industriale, è ancor più significativo”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo tutti contenti del compromesso trovato alla Cop28 sulle parole, perché le parole sono importanti. Ma quando si passa all’azione?
Il testo finale della Cop28, quello che contiene anche il bilancio delle azioni fatte e quello che c’è da fare contro la crisi climatica, è stato approvato dalla plenaria.
Durante la Cop28 di Dubai, i rappresentanti arabi dell’Opec si sono riuniti a Doha per far fronte unico contro il phase out dei combustibili fossili.
Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.
Alla Cop28 di Dubai si attende una nuova bozza del Global stocktake, dopo quella, estremamente deludente, pubblicata lunedì. Segui la diretta.
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.