Il Sudafrica revoca il divieto alla vendita di corno di rinoceronte

Il Paese africano, in seguito alle pressioni degli allevatori, ha deciso di revocare il divieto interno al commercio di corni di rinoceronte.

In Sudafrica è stata presa una decisione discussa, per alcuni è un notevole passo indietro nella protezione di uno degli animali più carismatici e minacciati del pianeta, il rinoceronte, mentre per altri un provvedimento necessario. La Corte suprema del Sudafrica ha infatti dichiarato legale la vendita interna di corna di rinoceronte, revocando il precedente divieto del 2009 e respingendo il ricorso del governo che mirava a mantenere il divieto.

Rinoceronte abbattuto dai bracconieri
Rinoceronte ucciso dai bracconieri per impossessarsi del prezioso corno, oggi valutato sul mercato nero più dell’oro

La revoca del divieto del 2009

Il commercio internazionale di corno di rinoceronte è stato vietato dal 1977 per i 182 paesi membri della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate che regola il commercio della fauna selvatica. La convenzione non regolamenta però il commercio interno dei singoli stati, lasciando dunque il via libera al Sudafrica che ha deciso di revocare il divieto istituito per cercare di porre fine al bracconaggio che sta decimando le popolazioni di rinoceronte. Proprio in Sudafrica, paese che ospita la più grande popolazione di rinoceronti al mondo, nel 2014 si è toccato il record di animali ammazzati, 1.215, queste creature vengono perseguitate per via del corno che ha raggiunto cifre esorbitanti sul mercato nero.

Corna di rinoceronte
Il Sudafrica ha deciso di revocare la moratoria del 2009 che vietava il commercio interno di corni di rinoceronte

La liberalizzazione favorirà il contrabbando

La decisione della Corte suprema è arrivata in seguito alla causa intentata al governo da parte di due influenti proprietari di ranch dove sono presenti numerosi rinoceronti. A questi animali gli allevatori segano periodicamente il corno, accumulandone grandi quantità. Questo provvedimento non farà altro che favorire il contrabbando di corna, considerato che questo prodotto non ha mercato in Sudafrica, mentre è molto ricercato in Cina e Vietnam, dove si ritiene (in maniera assolutamente errata) che abbia proprietà curative per le più disparate patologie, dal cancro al mal di testa.

Esultano gli allevatori

La notizia avrà sicuramente rallegrato John Hume, miliardario sudafricano, l’uomo che possiede più rinoceronti al mondo. Nel suo ranch di Klerksdorp sono presenti quasi 1.300 pachidermi grazie ai quali Hume, negli ultimi anni, ha accumulato circa cinque tonnellate di corni, un vero tesoro. Visto che il suo tesoro era inutilizzabile Hume ha pensato bene, insieme all’operatore di safari Johan Kruger, di citare in giudizio il Ministero dell’Acqua e gli affari ambientali (Dea) per invalidare la moratoria del 2009.

Jhon Hume e i "suoi" rinoceronti
John Hume, il più grande proprietario di rinoceronti bianchi al mondo, nel suo ranch in Sudafrica © Brent Stirton/Reportage for National Geographic Magazine)

Mutilare i rinoceronti ne favorirà la sopravvivenza?

C’è chi sostiene (anche se talvolta ha un notevole conflitto di interessi, come Hume, ma anche chi si prodiga per la salvaguardia della specie, come Pelham Jones, presidente della Private Rhino Owners Association) che la vendita legale dei corni consentirà di ridurre il bracconaggio. In effetti, stando ai numeri, i tassi di bracconaggio sono aumentati notevolmente negli ultimi anni, quando è entrato in vigore il divieto di commercio interno. Siamo certi che, se posto con le spalle al muro, un rinoceronte preferirebbe farsi asportare il corno sotto anestesia da una squadra di veterinari, anziché con una motosega dai bracconieri. Ma siamo altrettanto convinti che il rinoceronte sarebbe ancora più contento se il corno rimanesse laddove la natura l’ha posto, sul suo muso.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Un olivastro di migliaia di anni in Sardegna è arrivato terzo agli European Tree of the year awards 2024

Sale sul podio l’olivastro millenario di Luras, in Sardegna, nell’ambito del prestigioso riconoscimento European tree of the year 2024: l’albero italiano ottiene il terzo posto, dietro a “The weeping beach of Bayeux” in Francia e al vincitore “The heart of the garden” in Polonia, quest’ultimo accreditato con quasi 40.000 voti. European Tree of the year