Immagini testimoni di una cultura

Una collezione di immagini che ci permette di vedere come era il mondo dei Nativi Americani, Possano tutte le cose muoversi ed essere mosse in me

“Guardate queste immagini con gli occhi del cuore e sperimentate
la loro conoscenza come ci si avvicina a una cosa selvaggia e
gentile”. E’ con queste parole che il discendente cheyenne Lance
Henson, Tasso che cammina, presenta oggi la più grande
raccolta fotografica mai presentata al pubblico, conservata alla
University of Pennsylvania e in esposizione a Pordenone, in Friuli,
fino a ottobre.

Nell’arco degli ultimi vent’anni del 1800 la vita degli Indiani
d’America è profondamente cambiata sotto il controllo del
governo degli Stati Uniti. E’ grazie alla sensibilità e alla
preveggenza di singoli fotografi, pittori e appassionati di cultura
indiana che proprio in quegli anni sono state raccolte le immagini
e i manufatti che ancora potevano testimoniare lo spirito libero di
questo popolo. Una cultura radicalmente diversa, ma completa, in
cui la comunicazione con il sacro e il senso di compartecipazione con
la natura hanno dato vita a un sistema di vita armonico che non
aveva bisogno di altro che continuare i propri rituali e le proprie
cerimonie.

Possano tutte le cose muoversi

ed essere mosse in me
e conoscere ed essere conosciute in me
possa tutto il creato
danzare con gioia in me…

Sono i versi di un canto Chinook, il cui spirito impregna gli
sguardi e i gesti delle immagini raccolte pazientemente, a partire
dal 1896, da Thomas C. Donaldson…

Sono i versi di un canto Chinook, il cui spirito impregna gli
sguardi e i gesti delle immagini raccolte pazientemente, a partire
dal 1896, da Thomas C. Donaldson, che rivestì diverse
cariche governative che lo misero in stretto contatto con i Nativi,
dalla cui cultura rimase affascinato. Questo suo innamoramento lo
portò a raccogliere per tutta la vita testimonianze
fotografiche, manoscritti, oggetti d’arte e di vita quotidiana.

Acquisì più di 1500 fotografie di fotografi meno
noti, raccogliendole tra gli Agenti Speciali assegnati a diverse
zone in cui erano state confinate le popolazioni native e
salvò dall’oblio e dalla probabile rovina gran parte delle
opere di George Catlin, celebre pittore di soggetti Nativi
Americani.
Catlin aveva raffigurato più di 48 tribù, 310
ritratti individuali, e 200 scene di vita quotidiana e di
battaglia, che rappresentano una fonte di documentazione
inestimabile tra gli anni 1830 e 1838.

Così Catlin racconta della nascita del suo impegno nei
confronti della nazione Indiana: “A Philadelphia iniziai l’arte
della pittura, senza insegnanti o consiglieri… Un giorno una
delegazione di dieci o quindici nobili Indiani d’alto rango giunti
dal selvaggio west giunse in città. Erano vestiti ed
equipaggiati secondo la loro classica bellezza, con scudi e
copricapo, tuniche e mantelli, dipinti e decorati, pronti per la
tavolozza di un pittore… La storia e i costumi di quella gente,
fissati sulla tela, sono temi che valgono la vita dio un uomo, e a,
che non sia al perdita della mia stessa vita, mi impedirà di
visitare la loro terra e di diventare il loro storico…”.

Fanno parte della collezione Donaldson anche le immagini di uno
dei primi fotografi che hanno testimoniato e diffuso le immagini
dei paesaggi del selvaggio West, William Henry Jackson, e
innumerevoli altri scatti presi a Washington in occasione delle
visite delle delegazioni che venivano a parlamentare.

Donaldson, Catlin e Jackson furono solo alcuni degli
innumerevoli scrittori, fotografi e pittori grazie ai quali
possiamo avvicinarci alle immagini originali legate a questa
cultura, ancora viva,
che oggi viene studiata e riscoperta non più con l’occhio
curioso di chi si avvicina a qualche cosa di esotico, ma con
l’animo assetato e riconoscente nei confronti di un messaggio
capace di riconciliare l’uomo moderno con il mondo di cui fa
parte.

Marcella
Danon

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