
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
Il Financial Stability Board del G20 chiede più trasparenza alle imprese sulle questioni climatiche. Un modo per orientare gli investimenti verso la sostenibilità.
Le comunicazioni finanziarie in materia di clima devono cambiare. E, innanzitutto, diventare più trasparenti. È questo il senso delle linee guida pubblicate dal Financial Stability Board del G20, a un anno dall’insediamento di un gruppo di lavoro dedicato proprio a questo tema. Come fare? Come prima cosa, si può estendere una norma – già presente in Francia, ad esempio – che obbliga le grandi imprese a pubblicare annualmente le loro emissioni di gas a effetto serra. Ma il Fsb, che dal 2009 raggruppa 26 istituzioni finanziarie nazionali (banche centrali, ministeri delle Finanze…) per elaborare norme che regolino la finanza internazionale, non si ferma qui.
Gli esperti chiamati dal Fsb auspicano che d’ora in avanti i bilanci annuali delle imprese contengano non soltanto un’analisi dei rischi economici e giuridici cui è confrontata l’impresa, ma anche una valutazione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici per l’impresa e per i suoi fornitori e clienti: siccità, calo delle rese agricole, aumento del livello dei mari… I consigli d’amministrazione dovranno essere informati della loro parte di responsabilità nei cambiamenti climatici in atto ma anche delle nuove opportunità che questi aprono. Ad esempio, investimenti nell’ottimizzazione energetica degli impianti e dei processi produttivi, specialmente se accompagnati dal ricorso a fonti rinnovabili, aumentano il valore degli attivi e riducono i costi operativi.
Qualora questi nuovi obblighi di trasparenza venissero adottati, gli investitori si troverebbero di fronte nuovi elementi per valutare e scegliere dove collocare il loro denaro. Di contro, un’impresa alla ricerca di capitali non potrà più accontentarsi di eccellere nel suo settore, ma dovrà anche convincere gli investitori di aver preso in considerazione le conseguenze del cambiamento climatico e di aver adottato una strategia di adattamento e di attenuazione con obiettivi chiari. Specie quando si rivolge a fondi che privilegiano l’investimento a lungo termine
Le nuove norme sono il risultato del lavoro di una task force composta da 32 membri – provenienti dal mondo della finanza ma anche da quello delle multinazionali, delle agenzie di rating, e delle assicurazioni – capitanati dall’ex sindaco di New York e uomo d’affari Michael Bloomberg. Fino al prossimo 12 febbraio, le raccomandazioni saranno oggetto di una consultazione interna il cui risultato verrà sottoposto per validazione al prossimo summit del G20 che si terrà il 7 luglio 2017 ad Amburgo, in Germania. Una data da segnare sul calendario.
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
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