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Tiffany investe un milione di dollari per proteggere la Grande barriera corallina australiana
La Fondazione Tiffany & co. ha donato un milione di dollari alla Great Barrier Reef Foundation per proteggere e ripristinare la barriera corallina minacciata dai cambiamenti climatici.
La Grande barriera corallina australiana, una delle più grandiose opere della natura, una cattedrale vivente che si estende per oltre 2.400 chilometri e che ospita una stupefacente biodiversità, è in grave pericolo a causa dei cambiamenti climatici. Secondo i ricercatori le barriere coralline saranno i primi ecosistemi a raggiungere l’estinzione ecologica nell’era moderna e in meno di trenta anni della Grande barriera corallina australiana non resteranno che banchi di detriti sbriciolati.
Una barriera da salvare
Per cercare di evitare questa catastrofe ambientale sono in corso diverse iniziative, nel 2015 il governo australiano ha iniziato a sperimentare una nuova tecnica per aiutare le barriere coralline a far fronte al costante aumento delle temperature marine modificando geneticamente le specie di corallo che le compongono. Lo scorso gennaio il governo ha invece deciso di stanziare quasi 60 milioni di dollari australiani per proteggerla. Anche Tiffany, la nota azienda statunitense specializzata nell’alta gioielleria, sta contribuendo alla conservazione di questo gioiello della natura.
La missione della Fondazione Tiffany & co.
La Fondazione Tiffany & co. ha annunciato di aver donato circa 1,4 milioni di dollari australiani (pari circa ad un milione di dollari statunitensi) per proteggere e ripristinare la Grande barriera corallina australiana. Il marchio di gioielli ha istituito la Fondazione Tiffany & co. nel 2000 per sostenere organizzazioni impegnate nella difesa delle risorse naturali ed enti senza scopo di lucro dediti alla promozione di attività estrattive responsabili e alla protezione del corallo e delle risorse marine. Tiffany ha smesso di usare il corallo nei suoi gioielli nel 2004, proprio a causa del grave stato di conservazione dei coralli. La fondazione ha inoltre chiesto al governo degli Stati Uniti di opporsi alla costruzione di miniere d’oro che minaccerebbero il parco nazionale di Yellowstone e Bristol Bay, in Alaska.
Come salvare la barriera corallina
Per impedire il declino del più grande organismo vivente del mondo, che si estende su una superfice di circa le dimensioni dell’Italia, Tiffany ha deciso di finanziare progetti differenti, sia a breve che a lungo termine, elaborati dalle organizzazioni Great barrier reef foundation e Greening Australia. “Crediamo che ci sia un motivo di speranza – ha affermato Anisa Kamadoli Costa, presidente della Fondazione Tiffany & co. – La Fondazione è orgogliosa di sostenere due delle principali organizzazioni che lavorano per preservare la Grande Barriera Corallina, uno dei beni naturali più importanti del nostro pianeta. Insieme possiamo trovare nuove soluzioni per preservare questo prezioso ecosistema per le generazioni a venire”.
In cerca di idee per aiutare i coralli
La Great barrier reef foundation ha appena lanciato Out of the blue box innovation challenge, “sfida” che ha l’obiettivo di cercare nuove idee in giro per il mondo per proteggere la Grande barriera corallina australiana. La sfida è rivolta a progetti innovativi nell’ambito della finanza, della tecnologia e delle scienze sociali. Il progetto vincitore, scelto da un gruppo di esperti di diversi settori, si aggiudicherà un premio di circa 225mila dollari americani. Il periodo di presentazione delle domande termina il 3 settembre e il vincitore sarà annunciato a fine ottobre.
Acqua più pulita per coralli più sani
Se la Great barrier reef foundation mira a cercare soluzioni a lungo termine, la Fondazione Tiffany & co. sostiene anche sforzi immediati e tangibili di conservazione, finanziando ad esempio Reef Aid. È un progetto di Greening Australia nato con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’acqua ripristinando i bacini idrografici e le zone umide nei pressi della barriera corallina, arrestando l’erosione costiera e riducendo così significativamente la quantità di sedimenti nelle acque oceaniche.
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