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Rilevate radiazioni nucleari venti volte superiori alla norma. Sette i morti e corsa nelle farmacie per l’acquisto di iodio contro le radiazioni.
L’8 agosto scorso in Russia, nell’area militare di Nyonoksa, nella regione di Arkhangelsk a nord-ovest, è esploso il motore jet a propellente liquido di un missile, mentre i militari stavano testando la fonte isotopica del nuovissimo missile da crociera Burevestnik. Ad annunciarlo è stata la stessa Rosatom, agenzia nucleare russa, attraverso l’agenzia di stampa russa Interfax. I dettagli sull’incidente nucleare sono minimi poiché si tratta di un progetto segreto. L’esplosione pare sia stata causata dal fatto che il motore a propellente liquido abbia preso fuoco.
Ad oggi sono state accertate sette vittime; i feriti sarebbero stati portati nell’ospedale di Burnazyana a Mosca, con personale specializzato e dotato di tute speciali per la protezione da radiazioni e agenti chimici.
Il sito della regione di Arkhangelsk è una delle principali strutture di ricerca e sviluppo per la marina russa, dove vengono sviluppati e testati missili balistici, intercontinentali e da crociera.
L’espolsione è stata così potente che è stata rilevata da quattro stazioni della rete di monitoraggio della Comprehensive nuclear-test-ban treaty organization (Ctbto), organizzazione internazionale con sede a Vienna legata al trattato che vieta i test nucleari.
Secondo quanto ha annunciato il Ctbto, le quattro stazioni che hanno registrato l’esplosione si trovano a Baradfuss in Norvegia, a circa 1.030 chilometri in linea d’aria dal luogo dell’esplosione, a Lahti in Filandia, a Krasjok e sulle isole Svalbard, sempre in Norvegia.
In response to media queries, and to meet civil society expectations on applications of #CTBTO data beyond the Treaty, we confirm an event coinciding with the 8 Aug explosion in #Nyonoksa, Russia, was detected at 4 #IMS stations (3 seismic, 1 infrasound). pic.twitter.com/bMWdze2vl0
— CTBTO (@ctbto_alerts) August 10, 2019
L’amministrazione della città di Severodvinsk, a trenta chilometri ad est del luogo dell’incidente, ha fatto sapere che è stato registrato un breve picco di radiazioni a 0,11 microsievert all’ora (μSv/h), con un picco massimo a 0,6. Secondo la fonte l’aumento delle radiazioni è durato solo mezz’ora e la media giornaliera non è stata seriamente compromessa.
Diverso il parere di Greenpeace Russia secondo cui nella stessa località è stato registrato un picco nel fondo delle radiazioni a 2 μSv/h che supera di venti volte il normale livello di fondo.
Intanto i cittadini delle città circostanti l’incidente, dove il ricordo di Chernobyl è ancora molto vivo, hanno fatto incetta di pastiglie di iodio nelle farmacie, utilizzate per combattere gli effetti delle radiazioni sulla tiroide.
Molti timori restano anche per la centrale atomica galleggiante che la Russia ha recentemente varato per dare energia elettrica ai pozzi petroliferi nell’Artico.
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Gli scettici la chiamano “Chernobyl galleggiante”, una centrale nucleare galleggiante per dare energia elettrica alle piattaforme petrolifere. Una grande minaccia per l’intero ecosistema artico.
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