
Brescia, Bergamo e Vicenza ai primi posti per la mortalità legata ad elevati livelli di Pm2,5, mentre l’area metropolitana di Milano si conferma ai primi posti per quelle legate al biossido d’azoto.
Con 14 delle 15 città più inquinate al mondo, l’India lancia il Programma nazionale per l’aria pulita. L’obiettivo è quello di ridurre le concentrazioni di Pm2,5 e Pm10 del 30 per cento entro il 2024.
India anno zero. Così si potrebbe definire il 2019 per il gigante asiatico, anno iniziato con il lancio del primo Programma nazionale per l’aria pulita (Ncap) da parte del ministro dell’Unione dell’ambiente, foreste e cambiamenti climatici, Harsh Vardhan a Nuova Delhi. Si tratta di un piano d’azione quinquennale a medio termine che prevede un investimento di 45 milioni di dollari per 2 anni per affrontare l’inquinamento atmosferico in 102 città, identificate dal Central pollution control board per non aver rispettato gli standard di inquinamento. L’obiettivo è quello di ridurre le concentrazioni di Pm2,5 e Pm10 del 20-30 per cento entro il 2024.
Oggi l’India è uno dei paesi con la qualità dell’aria peggiore al mondo, con livelli di inquinamento atmosferico che comportano 1,24 milioni di morti all’anno e con 14 delle 15 città più inquinate del mondo (secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità). Il governo guidato da Narendra Modi ha puntato sulla crescita economica del paese, crescita che ha inevitabilmente portato anche a livelli di inquinanti ritenuti pericolosi per la salute.
“Oggi le città occupano solo il 3 per cento della terra, ma contribuiscono all’82 per cento del Pil e sono responsabili del 78 per cento delle emissioni di CO2”, ha affermato Shri Kant amministratore delegato della Niti Aayog (National institution for transforming India). “Le città sono motori di crescita ed equità, ma devono essere sostenibili ed è in questo contesto che l’Ncap è un programma molto inclusivo che riveste particolare importanza”.
Il livello medio di Pm2,5 a Nuova Delhi lo scorso anno registrava 172 microgrammi per metro cubo, quando il livello considerato sicuro è di 50 microgrammi per metro cubo. A Mumbai invece, il livello medio di Pm2,5 era di 147 microgrammi. Un’aria tossica, una coltre di smog che aleggia per le strade delle città e che non riduce solo la visibilità, ma mina la salute stessa dei cittadini.
Il piano prevede tutta una serie di azioni che saranno intraprese nelle varie città, anche se nei documenti resi pubblici non si capisce chiaramente di quali azioni si parla. Ovvero se si tratta di chiudere le centrali a carbone, ridurre gli incendi nelle aree rurali o puntare sulla mobilità sostenibile o elettrica. Pare comunque che ci sarà una sorta di collaborazione tra i vari ministeri, mentre ciò che si intuisce è che come piano iniziale è previsto un capillare monitoraggio dell’aria nelle città ritenute più inquinate.
Una critica arriva da Ashutosh Dikshit, amministratore delegato della United residents joint action di Nuova Delhi, una sorta di associazione che raccoglie, analizza, diffonde informazioni per chiedere un’erogazione efficiente di servizi civici, servizi sanitari, sicurezza, aria pulita e acqua ai residenti della città. Il piano “rimarrà un esercizio intellettuale se non verranno presi provvedimenti per implementarlo. L’India è una nazione di giovani e un’intera generazione ha dovuto affrontare una silenziosa crisi sanitaria”, ha commentato in una nota. Un’intera generazione che vive in una coltre velenosa per gran parte dell’anno.
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