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L’isola toscana è la prima grande isola del Mediterraneo ad essere stata dichiarata libera dai ratti. Questo ha portato all’incremento della popolazione di berte minori.
Intelligenti, adattabili ed estremamente fecondi, grazie a queste caratteristiche i ratti neri (Rattus rattus) hanno colonizzato gran parte del Mediterraneo (non certo per loro volontà, sono stati portati in giro per il mondo, più o meno consapevolmente, dall’uomo). Il proliferare di questi roditori ha compromesso diversi ecosistemi e condannato specie autoctone non preparate, in particolare gli uccelli marini, a convivere con orde di ratti.
L’introduzione di specie alloctone, ovvero non native, in ambienti insulari è la principale causa di estinzioni documentate, tra queste la specie più nociva e più diffusa nel Mediterraneo è proprio il ratto nero.
L’isola di Montecristo, situata nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è stata ufficialmente dichiarata libera dai ratti. “Sono trascorsi ormai cinquanta mesi dal termine delle operazioni di eradicazione condotte insieme ai tecnici della società Nemo srl di Firenze – hanno spiegato in una conferenza i rappresentanti del parco e del Corpo forestale dello Stato. – Dopo ben quattro anni di monitoraggio abbiamo la certezza di aver debellato il ratto nero, predatore alieno e nemico pubblico numero uno per gran parte delle specie di uccelli marini protetti”.
La debellazione dei ratti è stata accolta con entusiasmo dalle berte minori (Puffinus yelkouan), eleganti e rari uccelli marini che amano nidificare sugli isolotti rocciosi, i cui pulcini venivano letteralmente mangiati vivi dai ratti nei loro nidi. Si crede che l’Italia ospiti più della metà della popolazione mondiale di berta minore ed ha svolto un ruolo prezioso per la salvaguardia di questi animali. L’operazione di eradicazione dei ratti da Montecristo è stata fatta proprio per proteggere le berte, ora si involano circa novecento berte minori all’anno. “Oggi l’isola è una vera “fabbrica” di Berte minori e molti pulcini volano via per colonizzare altri luoghi – ha spiegato Nicola Baccetti, referente del progetto per l’Ispra. – Così la berta minore, specie in pericolo, con il suo girovagare tra le scogliere del Mediterraneo, consegna un messaggio importante: a volte basta poco per ripristinare equilibri ecologici compromessi dall’opera dell’uomo. Le aree protette sono davvero laboratori a cielo aperto per la conservazione della natura”.
Il successo dell’opera di eradicazione, che ha portato alla crescita di una specie minacciata, è stato riconosciuto dalla Commissione Europea che ha inserito il progetto Montecristo 2010 nella lista dei sei finalisti per la categoria “Conservation” del “Natura 2000 Aa awards″, premio che celebra la protezione della biodiversità nei siti Natura 2000. “Un riconoscimento importante che ripaga delle difficoltà incontrate – ha commentato il presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Federparchi, Giampiero Sammuri. – Il 12 per cento della popolazione nidificante di berta minore nel Mediterraneo sceglie di riprodursi a Montecristo e grazie alle azioni del progetto si è passati da un successo riproduttivo praticamente nullo a ben il 95 per cento, aumentando così le possibilità di sopravvivenza della specie, classificata come Vulnerabile nella Red list della Iucn”.
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