Una ricerca americana confronta gli impatti di pesticidi e fumo sull’incidenza del cancro, evidenziando un’importante sovrapposizione.
L’impiego terapeutico del veleno d’api
Anche le fastidiose punture di questo prezioso imenottero possono, alla luce di recenti ricerche, rivelarsi benefiche.
Le proprietà curative del veleno d’api, di cui si narra
beneficiarono anche Carlo Magno e Ivan il terribile, sono note da
tempo e derivano in gran parte dall’osservazione empirica di come
tra gli apicoltori l’incidenza di patologie reumatiche fosse
ridotta rispetto al resto della popolazione.
Tradizionalmente usata in particolare nell’Europa dell’Est per le
malattie articolari, l’apitossina (nome generico del veleno d’api)
deve il suo esordio scientifico al medico ungherese Beck, la cui
passione per le api lo portò a formulare le prime ipotesi,
avvalorate dalla ricerca scientifica americana negli anni a
venire.
Oggi sappiamo che la presenza di componenti come l’istamina,
l’isolecitina, l’apamina, riesce ad esercitare un’azione
antinfiammatoria utile in caso di artrosi, artrite reumatoide,
sciatalgia, contribuendo a migliorare lo stato del paziente.
Per beneficiare del veleno d’api l’apiterapia prevede
l’applicazione diretta della puntura d’ape, prelevata con una pinza
e collocata sulla parte da trattare, iniziando con una puntura il
primo giorno e aumentando progressivamente nei giorni successivi.
E’ logico affermare che tale tecnica richiede la presenza di
personale specializzato nonché una serie di esami allergici
preliminari, onde evitare spiacevoli reazioni.
Ben più semplice è l’applicazione topica di unguenti
e pomate a base di veleno d’api, facilmente reperibili in
commercio, a base di burro di karatè, a cui spesso si
aggiungono olii essenziali in grado di potenziare gli effetti del
veleno.
Il continuo studio scientifico sul veleno d’api ha a tutt’oggi
allargato il suo campo d’azione per la presenza di una frazione,
chiamata cardiopep, che sembra avere un’attività
antiaritmica e beta-adrenergica, di cui possono beneficiare quanti
soffrono di insufficienza cardiaca e aritmia.
In attesa di ulteriori ricerche da parte della comunità
scientifica, la comune ape delle nostre campagne si conferma un
prezioso insetto alleato da proteggere e tutelare.
Anna Paioncini
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