I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.
La crisi del circo in Italia, i numeri dell’inesorabile declino
Secondo un’indagine condotta dal Censis su iniziativa della Lav, il numero di spettacoli circensi è calato dell’11% negli ultimi 5 anni.
Vedere un animale costretto ad esibirsi in azioni innaturali, in preda a stress e a stereotipie non è divertente, infatti sempre meno persone vanno al circo e questo tipo di “spettacolo”, relitto di un’epoca ormai lontana, è destinato ad estinguersi. La conferma inequivocabile arriva dal rapporto I circhi in Italia pubblicato dal Censis (Centro studi investimenti sociali) su iniziativa della Lav.
I numeri della crisi del circo
Che i circhi non siano in grado di soddisfare i requisiti minimi per il benessere degli animali, e che anzi la cattività provochi loro restrizioni deleterie per lo sviluppo cognitivo, fisico e il normale sviluppo sociale, è ormai evidente. Il numero di spettatori è in costante declino anche in Italia, ed è calato del 5 per cento, passando da 1.155.182 nel 2010 a 1.096.695 nel 2015. Di conseguenza anche gli spettacoli sono sempre meno, secondo il rapporto del Censis il numero di spettacoli in cinque anni è calato dell’11 per cento, passando da 17.100 a 15.242. Anche i contributi pubblici destinati alle attività circensi attraverso il Fondo unico per lo spettacolo sarebbero calati del 9 per cento.
Il circo del futuro
Il circo moderno e contemporaneo non può che essere senza animali e dovrà basarsi esclusivamente sugli artisti umani. L’esempio più famoso di questo tipo di spettacolo è il Cirque du Soleil. “Dobbiamo ragionare su una tradizione che nel nostro paese è radicata, perché gli animali in passato hanno dato vita e forza al circo, ma ora si deve guardare avanti”, ha affermato Giorgio De Rita, segretario generale del Censis.
La scienza contro il circo
Ad osteggiare l’anacronistico circo con animali non sono solo gli animalisti, spesso accusati di avere una visione troppo sentimentale del fenomeno, anche zoologi, etologi e veterinari riconoscono gli effetti deleteri di questi spettacoli sulla fauna. La Federazione europea dei veterinari e la Federazione nazionale ordine veterinari italiani ritengono che è impossibile garantire il benessere fisiologico, sociale ed etologico degli animali, anzi il circo rappresenta un rischio anche per la salute umana, sia per le possibili aggressioni che per la trasmissione di zoonosi.
Serve una riforma
Secondo gli autori dello studio è necessaria una riforma che coinvolga i circhi italiani e aiuti al transizione verso nuovi tipi di spettacolo in grado di attirare e divertire gli spettatori, senza più sfruttare e umiliare gli animali. “Qualora la riforma non venisse approvata, speriamo che questa indagine aiuti comunque a migliorare la legislazione, dando il via a una fase di passaggio nella storia del circo italiano”, ha affermato uno degli autori dell’indagine, Sergio Vistarini del Censis.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il Living planet report del Wwf testimonia che la crisi della biodiversità è reale e intrecciata alla crisi climatica. Ma possiamo invertire la rotta.
I “darkspot” ospitano il maggior numero di specie non ancora scoperte, dove indirizzare gli sforzi di conservazione secondo un nuovo studio.
I ricercatori della Sea Turtle Conservancy hanno scoperto che le tartarughe marine si muovono in direzioni che non avevano percorso prima.
Lo squalo della Groenlandia è il vertebrato più longevo del mondo. Dall’aspetto preistorico, vive in acque profonde per oltre 300 anni.
Erano scomparse nel secolo scorso. Un progetto governativo ha importato dai Paesi Bassi due esemplari di tigri dell’Amur che vivranno in libertà in un parco nazionale.
La capitale dello Sri Lanka ha sottratto le plaudi che la circondano ai rifiuti, grazie agli sforzi delle istituzioni e della comunità.
Lo status del lupo cambia dando più libertà agli abbattimenti. Avremmo invece bisogno di più prevenzione. Ne parliamo con il responsabile area animali selvatici di Lav, Massimo Vitturi.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.