La prima volta di Mazda

Con la CX-60 plug-in Mazda presenta la sua prima ibrida ricaricabile. Prosegue così l’elettrificazione della gamma che si completerà nel 2030.

Era dal 2017, ossia dall’accordo con Toyota per lo sviluppo congiunto di una gamma elettrica, che non vi parlavamo di Mazda. Fino a oggi, quando per la prima volta il marchio giapponese lancia un modello ibrido ricaricabile. Chiariamo: ricaricabile, plug-in. Già, perché di modelli ibridi in listino ce ne sono altri, più accessibili (come la citycar Mazda2). E dovessimo farne un ritratto, in sintesi, lo definiremmo così: suv, trazione integrale sulle 4 ruote, dimensioni importanti (la lunghezza sfiora i 4 metri e 75…), con oltre 60 chilometri di autonomia elettrica, molta attenzione per la sicurezza (a volte quasi eccessiva, più avanti spieghiamo meglio) e per il comfort. Ecco, questa è in sintesi la CX-60 2,5 e-Skyactiv Phev, la prima auto ibrida plug-in firmata Mazda.

Un ibrido ideale per lunghi viaggi in famiglia, con prestazioni notevoli e un buon livello di efficienza, grazie al sistema ibrido 48 Volt che al motore a benzina di 2,5 litri aggiunge un secondo motore elettrico da 100 kW e una batteria agli ioni di litio da 17,8 kWh (ricaricabile in circa 2 ore e mezza usando il caricabatterie integrato da 7,2 kW), il tutto per una potenza complessiva davvero notevole: 241 kW, ossia 327 cavalli. Insomma, un’auto per grandi viaggiatori, adatto anche alle flotte aziendali, che alle prestazioni notevoli affianca un’efficienza che rassicura: il consumo medio dichiarato è di 1,5 litri di benzina per 100 chilometri con emissioni di CO2 di 33 g/km. Vediamola nella nostra prova.

Grazie al riconoscimento facciale il posto guida diventa “su misura”

Cosa c’è di meglio di un’auto che sa accogliere, risolvendo per noi quelle azioni pratiche che a volte non si ha tempo (o voglia) di fare ma che poi fanno la differenza in termini di comfort e sicurezza di viaggio. Parliamo di un sistema capace di riconoscere ogni membro della famiglia grazie a al riconoscimento facciale e che, grazie a questo, regola (e memorizza) per ognuno la posizione corretta del sedile, del volante, degli specchietti esterni. Persino dell’head-up display, ossia di quel sistema che proietta sul vetro davanti a chi guida le informazioni di viaggio. Ah, dimenticavamo… La CX-60 ricorda anche di regolare il sistema audio e il climatizzatore in funzione delle preferenze personali. In sintesi, se dividete l’auto con la vostra famiglia, o con colleghi di lavoro, ognuno avrà sempre la posizione di guida ideale, un bel modo per cominciare il viaggio…

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Un sistema di riconoscimento facciale misura l’altezza degli occhi e regola automaticamente la posizione di sedile e volante © LifeGate

Interni: legno, tessuti e cura artigianale dei dettagli

Le dimensioni interne della CX-60 sono davvero generose e si traducono in un ampio spazio per i passeggeri anteriori e posteriori; anche la capacità del bagagliaio (ampliabile con i sedili posteriori abbassati) è tra le migliori della categoria. La versione che vedete si chiama “Takumi”, ha un prezzo di listino che parte da 57.815 euro (destinati a diventare 67mila contando tutti gli optional), e che include, fra gli altri il sistema Head-up display (che proietta le informazioni di viaggio sul parabrezza), il sistema di infotainment con display da 12,3 pollici, tetto panoramico, sedili elettrici (ventilati e riscaldabili) e il caricatore wireless per lo smartphone. Insomma, una dotazione molto completa, sottolineata dal particolare mix di materiali, come i dettagli in legno alternati a tessuti giapponesi con cuciture dal sapore artigianale. Peccato per la presenza fra gli optional dei rivestimenti in pelle di origine animale, sostituita da molti produttori con soluzioni decisamente più sostenibili.

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Gli interni della CX-60 e-Skyactiv Phev sono molto curati, con tessuti e inserti in legno © LifeGate

La CX-60 somma all’ibrido la sicurezza della trazione integrale

Bene, fatte le dovute premesse (e regolata perfettamente la nostra posizione di guida), possiamo partire per la nostra prova a bordo della CX-60. Primo modello plug-in Mazda di una gamma destinata a “elettrificarsi” interamente entro il 2030, questa suv ibrida chiarisce dai primi chilometri la sua indole prestazionale. Complice la potenza elevata del sistema ibrido, la prima sensazione è quella di un’auto molto veloce, che coniuga bene comfort e serenità di guida (complice il cambio automatico a 8 rapporti e la trazione integrale, caratteristiche che infondono relax e sicurezza).

Poi, l’efficienza dipende molto dal proprio stile di guida; in questo la CX-60 aiuta molto grazie alle cinque modalità selezionabili. Quasi banale ricordare che l’efficienza maggiore si ottiene sfruttando la rigenerazione dell’energia, mentre selezionando la modalità EV si sfrutta l’autonomia elettrica, la cui durata (discreta) dipende molto dallo stile di guida, dalla velocità e da eventuali tratti in salita. Come molte ibride plug-in, anche la CX-60 ha un serbatoio del carburante piccolo (50 litri), che offre un’autonomia di circa 400 chilometri (come indicato dal computer di bordo) e che costringe a soste abbastanza frequenti per il rifornimento.

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Il sistema ibrido utilizza una batteria agli ioni di litio da 17,8 kWh, ricaricabile in circa 2 ore e mezza usando il caricabatterie integrato da 7,2 kW. Dalla presa di casa in una notte si ottiene una completa ricarica © LifeGate

Come sfruttare al meglio l’autonomia elettrica

Alla guida della CX-60 appare abbastanza evidente che l’obiettivo fosse sottolineare la potenza, le prestazioni, prima dell’efficienza pura. Un fatto intuibile anche dai dati che abbiamo già visto, a partire dall’esuberante potenza fornita dal sistema ibrido; il rischio è quello di farsi prendere la “mano”, perdendo di vista uno stile di guida più sostenibile, che grazie ai circa 60 chilometri di autonomia elettrica riserva, comunque, delle piacevoli (e silenziose) sorprese; basta non superare i 100 km/h di velocità, soglia oltre il quale entra in funzione anche il motore a benzina. La chiave di volta rimane il sistema “Mi-Drive” che regola trazione e prestazioni, con l’opzione “Normal” (che qui sostituisce la più usata “Eco”) che permette di sfruttare al meglio il sistema ibrido e la rigenerazione dell’energia in frenata. Chi deve affrontare tratti di strada sterrati apprezzerà la modalità “Off-road” che rende la guida più sicura su terreni a scarsa aderenza.

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La CX-60 e-Skyactiv Phev dispone di circa 60 chilometri di autonomia elettrica  © LifeGate

Telecamere e sensori contro le distrazioni

Vi ricordate? All’inizio abbiamo sottolineato la grande attenzione della CX-60 alla sicurezza. Aspetto che ribadiamo e che si concretizza in un’imponente dotazione di telecamere (ben quattro) e sensori che di fatto monitorano ciò che accade fuori dentro l’auto. Le dimensioni esterne, lo abbiamo detto, non sono esattamente da città, dunque bene i numerosi aiuti che facilitano parcheggi e manovre. Bene, anzi benissimo, anche ai sistemi anticollisione che, anche nell’oscurità, rilevano la presenza di pedoni o ciclisti, rallentando o frenando l’auto automaticamente. Cambi corsia, punti ciechi, retromarcia; per ogni manovra c’è un supporto. Di più: la parte anteriore dell’auto è pensata per mitigare l’eventuale impatto con pedoni o ciclisti. Rassicurante; non sarà un caso che la CX-60 abbia ottenuto le 5 stelle Euro NCAP. Fin qui tutto bene.

Quello che ci è sembrato a volte “apprensivo” è la sensibilità di alcuni di questi sistemi. Come l’avviso di frenata di emergenza che, soprattutto in alcune condizioni di guida, entra spesso in funzione con ripetuti avvisi. Un altro esempio: affrontando una rotatoria è molto facile che l’allarme anticollisione inizi a suonare, con l’obiettivo (corretto) di prevenire una collisione. Ma forse è il sistema che monitora l’attenzione del conducente che ci ha sorpreso di più; basta distogliere lo sguardo dalla strada (anche per pochi istanti, magari per guardare cosa accade lateralmente) e il sistema vi avvisa di un rischio di distrazione. Ora, l’attenzione in auto non è mai troppa e certo la CX-60 evita che ci si distragga magari guardando lo smartphone. La soluzione? Guidare con la massima attenzione, sempre, e regolare la sensibilità dei vari sistemi in funzione delle proprie necessità.

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I fari anteriori full Led adattivi a matrice sono in grado di adattare il fascio luminoso alle condizioni della strada © LifeGate

La visione di Mazda su idrogeno e carburanti sintetici

Pensate, era il 2006 e in Norvegia, a Stavanger, Mazda inaugurava la prima stazione a idrogeno. Non solo. In quegli stessi anni era possibile noleggiare la RX-8 Hydrogen RE, un’auto molto innovativa, dotata di un motore rotativo con sistema a doppia alimentazione idrogeno/benzina. Poi, per anni, il marchio ha preso altre strade, più “tradizionali”. Fino all’annuncio, recente, dell’adesione alla eFuel alliance, un gruppo di aziende e organizzazioni che sostengono la promozione dell’idrogeno e dei carburanti sintetici. “L’elettrificazione è un pilastro decisivo di questa strategia ed entro il 2030 tutti i veicoli Mazda saranno elettrificati. Tuttavia”, chiarisce una nota del marchio, “molti dei veicoli continueranno a essere dotati di un motore a combustione interna”. Mazda ha pubblicato il proprio Rapporto di sostenibilità 2021, indicando l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.

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