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Dieta. Una parola che fa schizzare in alto le vendite. Di pillole, di libri. Di click su banner e siti Internet. Peccato che molte delle diete di moda, in voga, in uso dagli anni Ottanta a oggi siano quasi sempre presto state ritenute altamente discutibili.
Perché? Perché basate su squilibri tra i fattori nutritivi o perché semplicemente troppo drastiche. E peccato che analizzando i dati raccolti in più di trenta ricerche svolte negli ultimi anni su migliaia di persone che si sono sottoposte a diete, l’Università della California abbia scoperto che due terzi di queste hanno recuperato il loro peso originario o l’hanno aumentato. E che in molti casi i regimi alimentari forzati abbiano causato problemi cardiaci, infarti e diabete.
Nell’estate 2013 molti nutrizionisti hanno lanciato una nuova offensiva alle diete usa-e-getta: “Quando una dieta porta il nome di una città o di una persona diffidate: spesso è una truffa” ha detto ad Adnkronos Salute Eugenio del Toma, primario del Servizio di Dietologia e Diabetologia del San Camillo-Forlanini di Roma. Ogni anno viene lanciata una moda alimentare che gli allocchi iniziano a seguire alla lettera, come quella di quattro banane o mezzo chilo di finocchi, o la “PaleoDiet” crudista di Demi Moore. L’ultimo trend è la dieta buddista, che consiste nel mangiare frutta a colazione, riso e verdura a pranzo e a cena, niente olio e sale, tanta salsa di soia e tisane, in vista di un dimagrimento di 4 kg a settimana. “Un regime alimentare alla soglia del maltrattamento” dice Sara Farnetti, specialista in Medicina Interna ed esperta in nutrizione funzionale. Il riso, infatti, ha un elevato indice glicemico, che rilascia una massiccia concentrazione di insulina causa di gonfiore alla pancia e, non prevedendo nemmeno il consumo di olio che, associato al riso, rallenta questo processo, espone al diabete e intacca il metabolismo proteico. “Il risultato è una forma di autocannibalismo – sottolinea Attilio Giacosa, direttore scientifico del dipartimento di gastroenterologia del gruppo sanitario Policlinico di Monza – e ci si ritrova con lo stesso grasso ma meno tessuto muscolare”. Qualche esempio?
Cattive notizie arrivano per la nuova dieta culto i cui libri si trovano anche dai benzinai, la Dukan, seguita da Pippa e Kate Middleton prima del matrimonio con il principe William: “non ha alcuna base scientifica” secondo l’associazione britannica dei dietologi.
L’inventore, Robert Atkins, che la ideò a partire da una dieta trovata sul giornale dei medici americani, è morto obeso e per infarto cardio-circolatorio. secondo alcuni causato dalle continue oscillazioni di peso nei suoi ultimi anni. E’ la dieta che ha innescato la moda delle diete low-carb.
Da un punto di vista nutrizionale è totalmente sbilanciata, è tollerabile solo per un brevissimo periodo ed è diseducativa.
Un docu-film ha ritratto le sofferenze di una volontaria che s’è sottoposta, rischiando gravi scompensi, alla dieta del limone seguita dalla cantante Beyoncé.
Il nome della dieta di South Beach è stato scelto in una gara di creatività all’interno della casa editrice americana che poi ha venduto milioni di copie di quel libro.
Questo non vuol dire che qualunque assertore di una formula originale per una dieta sia un cialtrone. Ma mai deve essere cialtronesco l’avvicinamento di ognuno di noi a un regime alimentare nuovo e differente, che al contrario deve avvenire con cautela. Troppo delicato l’argomento per essere trattato con leggerezza. Troppo fragili i meccanismi interiori che queste scelte vanno a toccare. Vitali.
Non tuffarsi immediatamente nel libro più colorato o nel prodotto più intensamente pubblicizzato. Le pubblicità molto intense e di breve durata sono spia di inaffidabilità, di insulsaggine, di sfruttamento commerciale. Diffidare delle diete che costruiscono una rete commerciale di supporto (per esempio l'”Atkins franchise”, una struttura commerciale che forniva prodotti per l’omonima dieta). Diffidare di ogni dieta made in Usa: sul cibo, seriamente, gli americani non possono pretendere d’avere alcunché da insegnarci.
Verificare con un parere medico, meglio poi addirittura con un secondo parere, l’opportunità di scegliere un regime alimentare a ridotto introito calorico o di grassi. Attuare controlli incrociati tra diverse fonti d’informazione sulla coerenza dei messaggi. Distinguere con attenzione se ciò che ci interessa è una “dieta”, che raduna tabelline di marcia spesso estemporanee, o un “metodo”, un “approccio”, che invece identificano sistemi di elementi interdipendenti di consapevolezza. Linee guida, non (solo) ricette. Informazioni, non tabelline precompilate. Differentemente da molte “diete” commerciali, esistono approcci dietetici costruiti sulla base di competenze ed esperienze terapeutiche autentiche: riassumono conoscenze scientifiche rendendole disponibili a ogni fruitore e traducendole in indicazioni da lui interpretabili. Sono più completi, affidabili, esaurienti anche culturalmente.
La “dieta” si comincia il lunedì. Un “metodo” no. Un approccio, uno schema riferentesi alle conoscenze alimentari non si “comincia”: lo si studia, lo si analizza e lo si applica modellandolo sulle proprie personali caratteristiche, le esigenze fisiche e sociali, i ritmi e le capacità; ogni giorno.
La “dieta” è una rinuncia, una deprivazione e ha toni e contenuti punitivi, può nuocere alla salute e intaccare la vitalità. Il “metodo” è una scelta positiva, volitiva e costruttiva che accresce e arricchisce l’organismo, ne migliora la salute e i complessi equilibri.
La “dieta”, quando la si “smette”, spesso poi si ingrassa nuovamente. Da un “metodo” o un “approccio”, in quanto forniscono indicazioni culturali, non “si smette” mai, da lì in poi viene naturale seguirlo e se ne serbano gli elementi per impiegarli nella costruzione del proprio modo di alimentarsi. Il metodo Kousmine, la dieta a Zona e l’approccio Gift, tra i più noti ed efficaci nuovi schemi alimentari, confermano queste indicazioni e rientrano in pieno in queste caratteristiche. Conoscenza, non punizione.
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