La passione di Artemisia

Susan Vreeland Neri Pozza

Dopo gli storici dell’arte, che recentemente ne hanno riscoperto il
valore, tocca adesso agli scrittori rimanere affascinati dalla
personalità e dalle vicende accadute alla pittrice Artemisia
Gentileschi.

Come nel suo precedente libro e best seller – La ragazza del
giacinto blu – anche in questo caso per raccontare la sua storia,
la Vreeland parte da un dipinto, “Giuditta”, che ha la funzione di
trasformarsi in specchio, in metafora della vita stessa
dell’artista.

Gli ingredienti per farne un’eroina ci sono tutti. Violentata dal
suo maestro e decisa a non subire il sopruso, affronta un processo
che anziché tutelarla e darle giustizia la umilia e
schernisce. Ferita fugge da Roma e va a Firenze con l’uomo che nel
frattempo si è decisa a sposare per ricostruirsi una
reputazione. Ma a riscattarla sarà la sua bravura artistica
che le aprirà le porte delle corti europee e soprattutto la
farà entrare all’Accademia dell’arte – prima donna a
ricevere un tale riconoscimento.

Estratto dal libro
Due erano le cose che più desideravo nella vita, la pittura
e l’amore – e una aveva annientato ogni possibilità
dell’altra. Perché la vita era così perversa da non
volermi o non potermi offrire un grammo di felicità senza
un’uguale quantità di sofferenza?

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