Al lago Bianco, nel bresciano, sono in corso i lavori di posa delle tubature per pompare acqua e trasformarla in neve artificiale. Le associazioni inviano una diffida.
Il lago Bianco si trova in una riserva naturale statale e qui si trova l’unico esempio di tundra artica in Italia.
In estate sono cominciati i lavori di posa delle tubature per pompare acqua e alimentare gli impianti sciistici.
Le associazioni ambientaliste hanno inviato una diffida contestando diversi illeciti nei lavori.
Quest’estate al Passo Gavia, sulle Alpi bresciane, sono arrivate le trivelle. A inizio agosto sono infatti partiti i lavori di posa delle tubature che prelevano l’acqua dal lago Bianco e alimenteranno i cannoni di neve artificiale di Santa Caterina Valfurva e dintorni.
L’operazione ha causato profonde proteste da parte delle associazioni ambientaliste e delle società civile. A essere deturpato è infatti un sito protetto, posto all’interno del Parco nazionale dello Stelvio, mentre vengono contestate anche le modalità di esecuzione degli scavi, che potrebbero contaminare le acque che si riversano a valle. E ora è stato presentato alle istituzioni un documento ufficiale per chiedere lo stop dei lavori.
Trivelle al Lago Bianco
Il lago Bianco al Passo di Gavia è un bacino naturale posto a 2.652 metri di altezza, nel Parco nazionale dello Stelvio. Il bacino si trova all’interno della Riserva naturale statale Tresero-Dosso del Vallon, istituita nel 2005 dopo i danni subiti dall’area per i Mondiali di sci alpino del 2005. E qui si trova l’unico esempio di tundra artica in Italia.
Negli anni Novanta il bacino era finito sotto i riflettori dei progetti per l’innevamento artificiale. Serviva neve finta per alimentare gli impianti sciistici dei dintorni ed era stato dato il via alla posa di diversi chilometri di tubature per pompare e trasportare l’acqua alpina, con l’accordo con. I lavori poi si sono fermati ma nel 2016 la Società Santa Caterina Impianti (SCI) Spa, che prelevava l’acqua destinata a diventare neve artificiale dai torrenti Gavia, Frodolfo e Alpe, ha ottenuto i permessi a estendere il suo pompaggio al lago Bianco. Nel 2020 il Comune di Bormio ha dato il via libera a ultimare l’opera di posa dei tubi iniziata negli anni Novanta. E a inizio agosto di quest’anno sono arrivate ruspe e trivelle, che hanno ricominciato a scavare.
Quattro associazioni hanno diffidato le istituzioni e il Parco nazionale dello Stelvio per il progetto di riqualificazione del sistema di innevamento artificiale delle piste di Santa Caterina di Valfurva che prevede di prelevare acqua dal lago Bianco [segue] pic.twitter.com/eanX3lUjIe
Oggi al lago Bianco c’è un enorme cratere, all’interno si muovono i cingolati che stanno terminando la posa delle tubature. Presto qui verrà pompata l’acqua che verrà poi utilizzata dai cannoni degli impianti sciistici della zona, così da garantire la stagione in un momento storico in cui i cambiamenti climatici fanno sì che d’inverno di neve, in montagna, ce n’è sempre meno. Ma i lavori al Lago Bianco potrebbero presto fermarsi di nuovo.
Chiesto lo stop ai lavori
Da mesi le associazioni ambientaliste e la società civile alzano la voce contro il progetto di pompaggio dell’acqua del lago bianco. Già nel 2020 era stato creato il comitato “Salviamo il lago Bianco”, che nelle ultime settimane ha alzato la voce e intrapreso diverse iniziative, come una serie di passeggiate solidali al Passo Gavia che hanno attirato decine di persone e una raccolta fondi.
"SALVIAMO IL LAGO BIANCO". DOMENICA 10 SETTEMBRE CAMMINATA SOLIDALE DAL PASSO GAVIA. 200 PERSONE PER DIRE NO AL PROGETTO DI INNEVAMENTO ARTIFICIALE https://t.co/aQAculleoZ
E ora il comitato del lago Bianco, il Cai Lombardia, l’associazione Mountain Wilderness Italia, il Comitato civico Ambiente di Merate e il Comitato Attuare la Costituzione hanno presentato una diffida ufficiale ai Comuni di Valfurva e Bormio, al Parco dello Stelvio, alla Provincia di Sondrio, alla Regione Lombardia e al ministero dell’Ambiente, per chiedere lo stop ai lavori. Nel documento di 46 pagine vengono sollevati illeciti ambientali, amministrativi e procedurali nella realizzazione dell’opera. Il comitato definisce “disumane” le immagini della macchina escavatrice lasciata parcheggiata “a bagno” con la trivella nel cratere scavato sopra il bacino, che potrebbe aver contaminato le acque e di conseguenza anche lo stesso lago Bianco. E sottolinea che il cantiere si sarebbe esteso su superfici più grandi rispetto a quelle programmate, oltre al fatto che i lavori non avrebbero ricevuto una valutazione di incidenza.
“Restiamo esterrefatti riguardo la totale mancanza di attenzione e cura che si è seguita in queste fasi di lavori, ed anche a causa di questo procederemo in tutte le sedi opportune, nazionali ed europee, al fine di identificare i responsabili. Gli habitat 6150 e 7140 sono già stati vistosamente danneggiati, sia al lago Bianco che al punto di presa antistante il rifugio Berni”, scrive il comitato. Ora si attende la risposta delle istituzioni, mentre i lavori vanno avanti volgendo al termine e un inizio d’autunno caldo come non si vedeva tempo sembra spianare la strada all’utilizzo della neve artificiale.
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