Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
Un’imbarcazione che trasportava circa 500 persone ha preso fuoco, si è rovesciata ed è naufragata al largo dell’isola di Lampedusa.
Un’imbarcazione che trasportava circa 500 persone ha preso
fuoco, si è rovesciata ed è naufragata al largo
dell’isola di Lampedusa alle prime ore di giovedì 3 ottobre. A
lanciare l’allarme e prestare i primi soccorsi sono stati due
pescherecci. La barca trasportava soprattutto persone di
nazionalità eritrea e somala in viaggio verso le coste
italiane, alla ricerca di una vita migliore. Il barcone era partito
dalla Libia ed è affondato a circa mezzo miglio dall’isola
dei Conigli.
Convocato il #cdm per la
proclamazione del lutto nazionale per la tragedia di #Lampedusa
http://t.co/i5Eav3CihF– Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) October
3, 2013
Decine, centinaia. In questo momento non si può sapere.
L’unica cosa che possiamo fare in questo giorno di lutto nazionale
indetto dal Consiglio dei ministri è prenderci un momento
per capire, riflettere, elaborare. E riprendere a nostra volta le
parole del cantante eritreo Tesfay Mehari pubblicate da Fortress Europe, il blog nato nel
2006 come osservatorio sulle vittime della frontiera. Mehari dedica
queste parole alla donna che ha perso nel mar Mediterraneo:
Mare, dentro di te sta il mio amore.
Hai preso la sua anima e il suo cuore.
Mare, riportala a riva, fammi parlare di nuovo con lei.
Cercala ovunque, trovala, fallo per me.
Mare riportami l’amore della mia anima
Insieme ai suoi compagni pellegrini di questo destino.
Creature del mare, siete voi gli unici testimoni di questa
storiaE allora ditemi: quali sono state le sue ultime parole prima
di partireMare!
Non sei tu il mare? E allora rispondimi!
(Tesfay Mehari)
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