Come i cambiamenti climatici stanno trasformando lo sport, ma soprattutto il destino olimpico di molte atlete e atleti solo per la loro provenienza geografica.
Lasciar andare la paura
Può sembrare curioso, ma nel farci provare paura il nostro inconscio è nella più totale buona fede, e sta solo cercando di proteggerci.
La paura è una reazione normale di fronte a tutte quelle
situazioni sconosciute che potrebbero potenzialmente minacciare la
nostra integrità. E’ sintomo di un senso di insicurezza che
di solito viene superato con la conoscenza dell’oggetto in
questione, l’esperienza e l’età. Il
bambino ha paura che sotto al letto ci sia un drago
cattivo, fino a quando il fratello maggiore non lo prende per mano
mostrandogli, con la luce accesa, che sotto al letto non vi
è alcun pericolo.
Mano a mano che aumenta la capacità di dominare le
difficoltà, che si acquista la fiducia necessaria per
affrontare il mondo autonomamente, la paura esaurisce il suo ruolo
e sempre più raramente avrà bisogno di entrare in
scena. Ma, a volte, anche “da grandi” si ha paura, e spesso
guardare sotto il letto non è sufficiente per farla svanire:
quando la sua manifestazione diventa ingiustificata o eccessiva, il
sano meccanismo di difesa diventa un ostacolo allo sviluppo e alla
realizzazione della
nostra natura.
Tutti sanno che la paure sono irrazionali, ma
questo non vuol dire che siamo inermi nei loro confronti.
C’è molto che possiamo fare per capire come agisce in noi
uno dei meccanismi più antichi della nostra natura, e
possiamo anche decidere consapevolmente di intervenire, quando ci
sembra che questo entri in azione nel modo e nel momento
sbagliato.
Il nostro inconscio ricorda tutto…
Il nostro inconscio ricorda tutto. Ogni esperienza, sin
dall’infanzia più remota, viene registrata dalla mente
insieme alle emozioni corrispondenti. Per un elaboratissimo sistema
di associazioni, quando ci troviamo ad affrontare situazioni
simili a quelle già vissute, ci viene riproposta
immediatamente l’emozione provata la prima volta. E’
un’informazione, in un certo senso, che la mente ci da, ma spesso
la confondiamo con un invito ad affrontare nello stesso modo eventi
simili anche, magari, vent’anni dopo. Un malinteso,
questo, che causa molta infelicità, giacché distorce
la percezione del presente con ricordi e impressioni provenienti
dal
passato, obbligandoci a riviverlo ogni volta nello
stesso modo.
Sviluppando una maggior
attenzione interna, possiamo accompagnare le diverse
fasi di questo processo cercando, ogni volta che la paura fa la sua
indebita comparsa, di superare il passato, di espandere il nostro
senso del presente, riconoscendo che quell’emozione non ci
appartiene più, è come una foto ingiallita su un
album di famiglia.
Può sembrare curioso, ma nel farci provare paura
il nostro inconscio è nella più totale buona fede, e
sta solo cercando di proteggerci. Il suo è però un
tentativo folle, perché sicuramente oggi non corriamo
più lo stesso pericolo. Agisce come quel guerriero
giapponese che per anni e anni era rimasto in stato di allerta
nelle foresta, senza sapere che la seconda guerra mondiale era
ormai finita.
Rieducare la nostra mente alla
libertà vuol dire rivedere, nel “qui e ora“, le
nostre idee su noi stessi. In questo processo alla conquista di un
nuovo e più profondo senso della nostra identità la
paura può persino trasformarsi in alleata: essa ci permette
di mettere a fuoco vecchie ferite, offrendoci così
l’opportunità di guarirle definitivamente. Quando compare,
possiamo provare a riconoscerla, ascoltare ciò che ha da
dire, ringraziarla per la sua sollecitudine, e poi, finalmente,
lasciarla andare.
Marcella Danon
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