![La foresta pluviale del Galles tornerà al suo antico splendore](https://cdn.lifegate.it/JwG9LiDrEeQNwFqGExVLmnqOZO0=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foresta-galles.png, https://cdn.lifegate.it/koNOxPot91AvOOw8uEhabYpHks0=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/foresta-galles.png 2x)
Grazie a un incredibile progetto sarà ripristinata la foresta pluviale temperata in Galles, riportando la natura del passato celtico.
Da millenni le piante vengono usate per le loro doti medicinali. Molte conoscenze però sono state tramandate solo nelle lingue indigene ormai in disuso.
Ci sono lingue che accomunano centinaia di milioni di persone, come il cinese mandarino (921 milioni di madrelingua) o lo spagnolo (471 milioni). C’è la lingua franca per eccellenza, l’inglese: sommando i 369,9 milioni di madrelingua con tutti coloro per cui è la seconda e terza lingua, si arriva a 1,35 miliardi di persone. Ma c’è anche molto altro. I membri dell’etnia Hmong nell’Himalaya comunicano fischiettando, così come un’altra settantina di popoli. Solo in Amazzonia si contano 330 idiomi, inclusi quelli dei Parintintin, dei Kanoe, dei Matipu e di altri popoli indigeni formati ormai da poche decine di persone. L’Unesco conteggia circa 6.500 lingue nel mondo, ma oltre 2.700 sono in pericolo. Se le lingue indigene spariranno per sempre, rischiano di far scivolare nell’oblio anche le conoscenze ancestrali dei loro popoli. Tra loro ci sono anche le proprietà delle piante medicinali.
Un nuovo studio scientifico prende in esame le 12.495 proprietà medicinali riconosciute nelle piante, associandole alle 230 lingue indigene parlate in tre regioni che godono di una ricca biodiversità tanto culturale quanto naturale. Queste regioni sono il Nordamerica, l’Amazzonia nord-occidentale e la Nuova Guinea. Nel complesso, i tre quarti di queste virtù medicinali sono note esclusivamente in una lingua. Ciò accade soprattutto in Amazzonia, dove si raggiunge una percentuale del 91 per cento, mentre in Nuova Guinea si attesta sull’84 per cento e nel Nordamerica sul 73 per cento. Il problema però sta nel fatto che la stragrande maggioranza di questi idiomi (o addirittura la totalità, come accade in Amazzonia) rischi di scomparire. Deprivando l’umanità di un preziosissimo patrimonio di conoscenze.
Alla scomparsa delle lingue indigene l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dedicato prima il 2019 e poi l’intero decennio 2022-2032, assegnando all’Unesco il compito di coordinare i lavori da parte della task force istituita ad hoc. La risoluzione sui diritti dei popoli indigeni adottata nel mese di dicembre 2019 esprime “profonda preoccupazione” per “il grande numero di lingue in pericolo, in particolare lingue indigene”, sottolineando “l’urgente necessità” di preservarle, promuoverle e rivitalizzarle. A tracciare la via per il decennio che sta per cominciare è la dichiarazione di Los Pinos. Facendo perno sullo slogan “niente per noi senza di noi”, il documento mette nero su bianco il diritto dei popoli indigeni “alla libertà di espressione, all’educazione nella loro lingua madre e alla partecipazione alla vita pubblica usando il loro idioma”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Grazie a un incredibile progetto sarà ripristinata la foresta pluviale temperata in Galles, riportando la natura del passato celtico.
I volontari del Wwf hanno trovato tracce che non erano – come di consueto – di una Caretta caretta, bensì di una tartaruga verde.
La bioluminescenza è nata sott’acqua circa 540 milioni di anni fa. Gli octocoralli, antenati dei coralli molli, hanno evoluto per primi la capacità di produrre luce durante il periodo Cambriano. Ingegnoso strumento di comunicazione, predazione e difesa.
La popolazione di vermocane è diventata invasiva, la causa principale è l’aumento delle temperature dell’acqua. Ma è così terribile come dicono?
Il documentario di Camilo de Castro Belli e Brad Allgood fa luce sul collegamento tra allevamenti di bestiame, sviluppo economico e sociale e attività illegali.
Un’imponente operazione di soccorso ha portato in salvo la megattera che era rimasta intrappolata nelle reti al largo dell’Australia.
Una storia di successo per la conservazione della lince iberica: il suo stato passa da “in pericolo” a “vulnerabile”.
In Islanda è stato concesso il permesso di cacciare 128 balenottere comuni all’ultima compagnia di caccia rimasta in Europa.
Se lo sono chiesti in molti e la risposta è: Leonore Gewessler, ministra per l’ambiente e il clima della Repubblica d’Austria.