
La presenza del lupo in Italia e in Europa è un argomento molto controverso. Un predatore che suscita timore ma che ricopre un ruolo fondamentale per la biodiversità.
Lo scoiattolo è diventato un ospite abituale delle grandi città. Ma la sua presenza può essere nociva per altre specie animali, gli alberi e la vegetazione.
Chi non conosce lo scoiattolo, il simpaticissimo protagonista di molti cartoni animati – dalla serie di Tom e Jerry ai film di Walt Disney – che vediamo spesso anche in città, nei parchi e nei viali alberati metropolitani? Un animaletto per certi versi delizioso, con movenze aggraziate e teneri occhioni neri che ci fissano affascinati. Eppure lo scoiattolo, al di là della sua simpatia, fa molti danni all’ambiente che lo ospita e, per evitarne l’espansione, sono ormai programmati interventi e progetti di contenimento. Per saperne di più dobbiamo però fare un passo indietro e capire come mai questo piccolo roditore può essere considerato un problema per l’ambiente e per gli altri animali.
Lo scoiattolo comune è un roditore che misura circa 20 centimetri, ma con la coda può arrivare a misurare quasi mezzo metro e pesare 3/4 etti. Proprio la lunga coda è utile all’animale per bilanciarsi durante i salti tra i rami e, durante i rigori invernali, riscaldarlo e proteggerlo. Si tratta di un roditore tipicamente arboricolo che possiede dita lunghe e prensili dotate di artigli aguzzi che gli consentono di arrampicarsi agevolmente e correre velocemente sulla corteccia degli alberi. Lo scoiattolo è onnivoro e predilige cibarsi di semi ad alto contenuto nutritivo, come noci, nocciole e ghiande, ma non disdegna anche frutti, germogli e piccoli insetti. La femmina può avere fino a due gravidanze l’anno e la stagione degli amori si replica solitamente verso la fine dell’inverno, quando le temperature diventano più miti, e in tarda primavera prima dell’inizio dell’estate. Ogni femmina può produrre in media 2/3 cuccioli per ogni gravidanza che, in natura vivranno in media 3 anni. I giovani vengono svezzati in circa 10 settimane, ma non si riproducono fino a che non hanno almeno un anno di età.
In Italia sono note due diverse sottospecie di Sciurus vulgaris di cui due endemiche presenti soltanto del nostro Paese: lo Sciurus vulgaris fuscoater, la sottospecie diffusa in gran parte dell’Europa centrale e orientale che in Italia è presente principalmente sull’arco alpino e la parte settentrionale dell’Appennino, e lo Sciurus vulgaris italicus, che arriva talvolta fino alle regioni abruzzesi. Lo scoiattolo grigio è stato introdotto in Italia nel 1948 in territorio piemontese. Oggi è però diffuso nella nostra penisola in maniera esponenziale e la sua presenza sempre più invasiva danneggia boschi e aree verdi. Ma perchè?
Ci spiega Mauro Belardi, biologo e presidente della cooperativa Eliante: “Lo scoiattolo grigio è una specie alloctona originaria del continente americano, introdotta in Italia una trentina di anni fa, e ormai diffusasi ampiamente nel nord del paese. La sua presenza è legata soprattutto agli ambienti urbani, dove trova cibo di origine umana e poca concorrenza a opera di altre specie. In città questo scoiattolo è un problema in quanto la sua popolazione sta crescendo in modo esponenziale ed è quindi immaginabile che possa trasmettere malattie ad altri animali e, essendo un mammifero, potenzialmente anche all’uomo. Ma il problema principale a oggi è rappresentato anche dagli individui che escono dall’ambiente urbano e colonizzano campagne e foreste, come per esempio è avvenuto nel Parco del Ticino.” L’invasione di questi roditori rende la vita difficile soprattutto agli uccelli di cui gli scoiattoli predano, spesso e volentieri, il cibo. E ciò avviene sia in città che nelle aree rurali dove lo scoiattolo ha colonizzato interi territori. Biologi ed etologi stimano per questi roditori un’espansione in tempi molto brevi e si sta iniziando a pensare a dei piani di cattura e affidamento degli individui in eccesso a dei centri di recupero specializzati.
Sul sito del Ministero della transizione ecologica vengono spiegati i motivi che propendono verso la pericolosità ambientale dello scoiattolo grigio. Sembra, infatti, che le principali causa di perdita di biodiversità, in Italia e nel mondo, siano le cosiddette “specie esotiche invasive”. Si tratta di animali e di piante originarie di altre regioni geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale), che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia per l’ecosistema.
Ed è cosi che lo scoiattolo grigio, molto adattabile a nuovi habitat, si è andato inserendo pian piano in quello che era da secoli il territorio specifico del rosso, specie già inserita nell’habitat italiano, andando a sottrarre a quest’ultimo le risorse alimentari immagazzinate per poter sopravvivere durante l’inverno. Più grosso e più forte, il grigio sta condannando inesorabilmente il più piccolo rosso all’estinzione in tempi più o meno brevi. Non solo, quindi, uccelli depredati del loro cibo, ma anche lo stesso scoiattolo stanziale dell’habitat della penisola che, in una sorta di cannibalismo fra specie dello stesso tipo, è destinato a soccombere all’invasione del più grande e vorace grigio.
Cosa fare, a questo punto? Presupponendo che l’abitudine di introdurre specie alloctone o esotiche non originarie della zona in cui si trovano, è decisamente da stigmatizzare come sbagliata, il problema dell’invadente scoiattolo per il momento è in fase di stallo. Speriamo solo che, per proteggere ambiente e biodiversità, non si finisca nel vicolo cieco dell’eliminazione cruenta. E che il simpatico scoiattolino, sia esso rosso o grigio, possa essere ancora un abitante felice di metropoli e aree verdi di casa nostra.
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