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L’accorato appello del nostro astronauta Luca Parmitano dalla stazione spaziale internazionale: “Dobbiamo fare tutto quello che è possibile per rallentare il riscaldamento globale”.
Sta orbitando a circa 400 chilometri di altezza, ad una velocità media di oltre 27mila km/h, la Stazione spaziale internazionale. È da lì che l’astronauta Luca Parmitano, primo italiano al comando dell’Iss, ha rilasciato la prima intervista in diretta per raccontare i prossimi 200 giorni della missione Beyond. Non solo ricerca scientifica e raccolta dati, ma anche un’attenta osservazione del nostro pianeta dall’alto della termosfera.
“L’Agenzia spaziale europea ha un programma satellitare che fa osservazioni ad altissima definizione ed e lì che abbiamo visto i dati scientifici veri, che ci danno il trend del riscaldamento globale”, spiega Parmitano. Ma è proprio tornando sulla Stazione spaziale internazionale a distanza di anni che l’astronauta italiano ci dà la conferma: “Dalla Stazione possiamo fare osservazione. Quello che posso dire è che ho visto nelle foto mie e quelle dei colleghi i cambiamenti. Ho visto i deserti avanzare e i ghiacci scquagliarsi”.
“Spero che le nostre parole e le nostre osservazioni possano servire per allarmare la gente e creare consapevolezza verso quello che è il nemico numero uno: il riscaldamento globale”. Mentre si concorre a distrarre l’opinione pubblica con temi di poco conto e scaramucce adolescenziali, ciò che sta accadendo ci riguarda tutti.
Ho visto artisti disegnare con la sabbia, ma nessuno può superare la maestria della natura. #Beyond pic.twitter.com/RCOmbHzWGs
— Luca Parmitano (@astro_luca) July 29, 2019
Certo le persone da sole non possono fare molto. Serve coscienza politica. Servono scelte forti ma condivise. È necessario infatti “dare una spinta ai nostri leader, a chi ha le redini dei nostri paesi, per fare tutto il possibile per cercare di migliorare la situazione, se non invertirla. Dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per fermare il riscaldamento globale”. Anche se lo stesso Parmitano afferma che “non so è sarà possibile invertire il trend”.
C’è spazio anche per i progetti futuri. “Se riusciremo a tornare sulla Luna nei prosismi anni, posso sognare di farlo anch’io. Mi piace l’idea di poterci andare un giorno. Tutta la scienza e la tecnologia che sviluppiamo è volta alla Luna e al futuro”. Il comandante, partito lo scorso 20 luglio, giorno nel quale si festeggiava i 50 anni dello sbarco sul nostro satellite, trascorrerà questi 200 giorni lavorando su una serie di esperimenti e dimostrazioni tecnologiche che aiuteranno i nostri prossimi passi nello spazio. Per prepare il prossimo allunaggio e magari mettere le basi anche alla conquista di Marte.
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