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Attenzione per l’ambiente, per la qualità, ma anche per le persone. Alessandro Andreanelli di Lush ci racconta come funziona questa straordinaria realtà aziendale.
Durante l’apertura del nuovo negozio Lush in stazione centrale a Milano, il property manager per l’Italia Alessandro Andreanelli ci ha parlato del ruolo delle persone, dell’ambiente e del riciclo all’interno di questa famosa azienda di cosmetici naturali.
All’interno dei vostri stabilimenti, che ruolo hanno le tematiche della sostenibilità in termini di risparmio energetico, riciclo e riduzione di emissioni di CO2?
Partiamo dal presupposto che Lush mette in ogni continente uno stabilimento produttivo proprio per ridurre le emissioni CO2 legate ai trasporti. In Europa ne abbiamo tre: uno in Inghilterra, uno in Croazia e ne stiamo aprendo un terzo in Germania. Il primo ovviamente è stato quello inglese, dopodiché quello croato per servire l’est Europa e noi e adesso stiamo aprendo, proprio tra qualche mese, quello tedesco che è al centro dell’Europa. Questo è per farvi capire che siamo attenti già su come collocare i vari stabilimenti nella maniera più appropriata dal punto di vista logistico.
All’interno degli stabilimenti siamo sensibilissimi alle tematiche della sostenibilità. Quando si parla per esempio di riciclo dei materiali, tutti gli stampi che utilizziamo per i nostri prodotti, i barattoli e gli imballaggi (quando necessari) sono fatti di plastica cento per cento riciclata e riciclabile. E, anche per quanto riguarda l’energia, nei siti produttivi e in molti negozi facciamo uso di energia rinnovabile.
Una cosa, però, che bisogna far presente quando parliamo di produzione è che noi siamo “fresh handmade cosmetics”, ma siamo veramente handmade! La nostra produzione è labour intensive e non capital intensive: il messaggio è che noi diamo da lavorare alle persone e non alle macchine, infatti su tutti i nostri prodotti vedrete una faccina e il nome dell’operatore che li ha realizzati. Quindi, c’è moltissima attenzione all’impatto che, in questo caso è meno ambiente, ma molto sociale.
Parlando di riciclo, mi hanno incuriosito molto i vostri foulard fatti di plastica riciclata.
Sì, vengono acquistati da un’azienda indiana dove lavorano donne che è stata scelta apposta per dare anche lì un impatto sociale positivo. Vengono utilizzati dalle nostre assistenti per confezionare i regali e vengono legati seguendo la tradizione giapponese del “furoshiki”, la borsetta di foulard comoda per trasportare qualunque cosa. In questo modo risparmiamo carta, ricicliamo la plastica e diamo al cliente qualcosa che può riutilizzare.
Anche il vostro dentifricio è stato ideato in maniera da poterne riutilizzare la confezione.
Assolutamente. Il classico tubetto, pur tagliandolo e svuotandolo per cercare di conservarlo, non riesce ad avere lo stesso utilizzo di una confezione in plastica facilmente lavabile e riutilizzabile.
E per quanto riguarda la rete distributiva dei negozi, qual è la vostra filosofia?
I negozi sono tutti fatti con materiali ecosostenibili, ma ognuno è diverso dall’altro. Per esempio questo della Stazione Centrale di Milano è interamente rivestito di un legno vissuto con cui facciamo negozi in Italia da ormai due anni e mezzo e che recuperiamo, tramite un nostro fornitore, dalle vecchie baite di montagna o dai fienili quando vengono demoliti.
Da parte vostra c’è una particolare attenzione alle tematiche del riciclo, ma anche un forte desiderio di sensibilizzare i consumatori. Mi viene in mente l’iniziativa per cui, riportando cinque barattoli vuoti, ne regalate uno omaggio.
Questa è un’attività che facciamo solo su un particolare prodotto, la maschera fresca per il viso. Crediamo che possa essere un modo efficace per colpire il consumatore ed educarlo.
Sono in molti a proporre queste iniziative ormai…
Sì, infatti una cosa molto interessante da dire su Lush è che ha sviluppato questo modello di business nel settore dei cosmetici, ma lo stesso modello si potrebbe applicare in tanti altri settori. Anzi, il nostro lavoro attento all’ambiente e al sociale, ci auguriamo possa essere di ispirazione ad altri mondi.
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